“La sinistra non è immune dall’antisemitismo”
12 Febbraio 2008
di redazione
Intervista a David Meghnagi di Dimitri Buffa
“La sinistra non è affatto immune dall’antisemitismo sin
dalle proprie radici ottocentesche. Basterebbe citare Fourier, Bakunin e
Proudhon solo per fare alcuni esempi. Io dico che bisogna conoscere le cose per
dialogare e per capire perché possano avvenire enormità come la divulgazione di
liste di proscrizione contenenti nomi di docenti ebrei o presunti tali, nonché
le proposte di boicottare la Fiera del Libro solo perché quest’anno ha deciso d’invitare
lo stato di Israele come ospite d’onore in occasione del sessantesimo anniversario
dalla sua fondazione”. Parola di David Meghnagi, filologo ebraico di nascita
tripolina (la sua famiglia venne cacciata dalla Libia dopo la guerra dei sei
giorni).
Meghnagi è stato colui che per primo ha denunciato all’opinione
pubblica l’obbrobrio della schedatura dei professori ebrei su internet. In
questa intervista, spiega la genesi dell’ostilità odierna contro gli ebrei ancora
molto radicata in Europa e anche in Italia. E dice pure come Israele, nell’ottica
della sinistra terzomondista e antagonista, sia oggi divenuto “l’ebreo tra gli
stati”.
Professor Meghnagi,
la prima domanda riguarda le modalità con cui lei è venuto a conoscenza di
questa lista e la sua decisione di denunciarla alla pubblica opinione.
La lista so che circolava almeno da novembre ed è stata
grossolanamente ricavata da un appello promosso proprio da me tempo prima, nel
2005, contro il boicottaggio accademico in Gran Bretagna e altrove, firmato da
tantissimi professori della Sapienza. Casualmente l’ho trovata su internet
mentre cercavo materiale per la mia conferenza stampa dello scorso giovedì per denunciare
un nuovo odioso boicottaggio antiebraico e
antisraeliano, quello della Fiera del libro di Torino. Si tratta,
peraltro, di una lista piena di errori, perché tra i 162 professori quelli di
religione ebraica non sono affatto la maggioranza. Ad ogni modo, imbattutomi nella
lista ho deciso di darne subito una pubblica testimonianza di riprovazione
durante la suddetta conferenza stampa.
Lei ha chiesto
pubblicamente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di recarsi personalmente
a inaugurare la Fiera del libro di Torino il prossimo 8 maggio. Pensa che
basterà questo gesto per mettere all’angolo l’odio antisraeliano?
Non so se basterà, di certo sarà un’azione dal valore
simbolico enorme, sarà un sigillo della massima autorità dello stato su questo
evento e potrebbe servire da deterrente contro i malintenzionati che
identificano lo stato ebraico con i problemi in Medio Oriente. Detto questo è
forse anche interessante notare che nell’appello del 2005 di cui parlavo prima
era presente anche la firma di Giorgio Napolitano, quando non era ancora
diventato capo dello Stato. Questo per dire che solo per caso nella lista dei
162 poi circolata su internet non appare anche il suo nominativo.
La lista cui lei fa
riferimento è piena di nomi di docenti che non sono affatto di origine ebraica.
Rispetto ai nazisti gli antisemiti di oggi sono dei dilettanti?
L’odio è lo stesso. La preparazione culturale è se possibile
ancora inferiore. Il fatto solo che questi docenti abbiano firmato il mio
appello contro il boicottaggio delle università inglesi ed europee ha fatto sì che nella piccola mente di questa
gente i firmatari apparissero a tutti gli effetti come ebrei veri e propri.
Anzi come membri di una lobby ebraica che si muovono contro gli interessi della
nazione. Essere ebreo non è più un’appartenenza religiosa ma una categoria
dello spirito intesa in senso denigratorio. E’ una logica tipica di una
subcultura paranoica da ultrà da stadio.
Furio Colombo su L’Unità
si è affrettato a liquidare come fascista questa lista di proscrizione e come
parto di menti e di siti internet d’ispirazione nazifascista. In realtà, la
schedatura si sa essere stata fatta da attivisti della sinistra antagonista e
poi copiata e incollata anche dal sito in questione che è di estrema destra, di
tipo tradizionalista cattolico. Perché tutto questo pudore nel denunciare l’antisemitismo
a sinistra?
E’ chiaro che il marchio di fabbrica dell’antisemitismo ce l’hanno
il nazismo e certo tradizionalismo cattolico pre-conciliare degli anni e dei
secoli passati. Ma è chiaro anche che la sinistra, sin dall’800, aveva a propria
volta nelle proprie radici il germe antisemita sin dalla nascita delle idee
socialiste. Basterebbe pensare a Proudhon, Fourier o Bakunin tanto per fare
degli esempi. Proudhon sugli ebrei usa parole come quelle di Goebbels. I
comunardi francesi rifugiatisi in Algeria vi importarono anche il loro antisemitismo
di sinistra. Sono uno studioso del fenomeno dell’antisemitismo nel mondo e
affermo che la sinistra ha solo la presunzione di non avere nel proprio dna
questo morbo. Venendo a tempi più recenti è notorio che lo stesso Stalin aveva
programmato una deportazione di massa degli ebrei in Siberia e che solo la sua
morte nel 1954 impedì un genocidio che non avrebbe avuto molto da invidiare a
quello della Shoà. A sinistra ci si illude che l’antisemitismo sia cosa non
loro. Ma gli esempi storici opposti non mancano e comunque, il contrordine che
venne dall’Unione Sovietica dopo la guerra dei sei giorni nel 1967, trasformò
Israele nell’avamposto del sistema americano e capitalista come tale da odiare.
Siamo passati, in un solo giorno, agli occhi dei sovietici e dei comunisti,
dallo stato degli ebrei all’ebreo tra gli stati.
In pratica l’antisemitismo
di estrema sinistra è un classico come quello di estrema destra e quello del
fanatismo cattolico tradizionalista?
Sì, non c’è dubbio. Come esistono volenterosi bipartisan che
combattono l’odio contro gli ebrei, tanto nello schieramento moderato quanto in
quello di ispirazione socialista, allo stesso modo esiste una forma bipartisan di
antisemitismo che ricorda tanto il patto Molotov-Ribbentrop.
Questo spiega allora
le lettere di insulti al Manifesto e a Valentino Parlato dopo il suo coraggioso
schierarsi contro il boicottaggio alla Fiera del Libro e contro gli ospiti d’onore
che poi sarebbero gli scrittori israeliani?
Certo, la pancia della sinistra antagonista, che spesso si
riconosce nelle posizioni per me assurdamente e pregiudizialmente ostili che il
Manifesto e altri giornali di estrema sinistra hanno su Israele, si è sentita
tradita dall’editoriale di Valentino Parlato. Di qui la reazione con lettere d’insulti
al giornale.
Insomma, finché c’è
da commemorare gli ebrei morti della Shoà va tutto bene a sinistra, il problema
sorge con gli ebrei vivi da difendere dal terrorismo?
Diciamo che le cose in maniera semplificata stanno così: c’è
una faccia della sinistra che si riconosce nei valori della Resistenza e che non
può che vedere gli ebrei come vittime e come tali tutelarli e difenderli, ma
poi c’è anche una faccia della sinistra che si identifica con i diktat giunti
da Mosca dopo la guerra dei Sei giorni che identificano lo stato di Israele come
il male assoluto del capitalismo americano. Un paese quindi da combattere e da
eliminare. Come volevano gli alleati arabi dell’Unione Sovietica negli anni ‘60
e ‘70. Queste due facce della sinistra esistono anche oggi e non c’è stata
ancora l’autocritica necessaria per superare questa contraddizione.