La sinistra punta i piedi e Prodi prende tempo
27 Settembre 2007
Pochi dubbi e tante certezze. Il vertice di maggioranza di ieri sera dà l’immagine di una coalizione in crisi e di un governo che ormai ha esaurito la sua spinta, se mai ci sia stata. Quello che si deve ancora accertare è se Prodi riuscirà a mangiare il panettone o se invece la sua avventura governativa è al capolinea. E’ da leggere in questo senso la decisione di rivedersi oggi presa ieri sera alla conclusione del vertice. Ventiquattro ore di tempo per vedere se Prodi sarà in grado di mediare tra le diverse istanze della sua variegata maggioranza. Compito che lui stesso non nasconde che sarà difficile perché “i margini sono stretti”.
Ed infatti è così visto che tra i desiderata della sinistra radicale e quelli dei centristi le distanze sono notevoli. Accordo, però, non impossibile visto che ancora per il momento nessuno ha intenzione di tirare la corda quel tanto da spezzarla. Non lo farà per ora Di Pietro che ieri in un incontro riservato con Prodi ha deciso di non appoggiare la mozione della CdL “antiVisco” al Senato. Ed anche Mastella, il quale anche se non ha partecipato al vertice ha ribadito la sua lealtà al governo. Troppo poco però per dire che alla fine un’intesa si troverà.
In fin dei conti il vertice di ieri è andato male non solo perché l’intesa non si è trovata ma perché i rapporti tra le varie anime della coalizione si sono letteralmente degradati. Non a caso Prodi in apertura del vertice ha chiesto che non fosse “una resa dei conti”. Ma la verifica di ieri ha anche messo in evidenza che sulla legge finanziaria la sinistra radicale non è disposta a fare un passo indietro. Tassazione delle rendite finanziarie e welfare. Questa la frontiera segnata dalla sinistra. Pena la crisi e la fine di qualsiasi ambizione elettorale.
La situazione, da quelle parti, è davvero critica. Le parole di Giordano prima del vertice sono state eloquenti. Quel “siamo stanchi di berci tutto” non indica solo che a sinistra si è deciso di passare all’attacco ma soprattutto vuol dire che è arrivato il momento di portare qualcosa a casa. Finora, infatti, in questi diciotto mesi di governo da quelle parti si è raccolto davvero ben poco e l’elettorato è alquanto stanco e disilluso. Una situazione che con Grillo nelle piazze la sinistra radicale non si può permettere.
La legge Biagi non è stata toccata. La missione in Afghanistan va avanti anche con il voto della sinistra. Il provvedimento sul conflitto d’interesse langue in Parlamento e la riforma della tv è impantanata.
E’ chiaro che con questo scenario a sinistra non si possa più far finta di nulla e soprattutto adesso con la finanziaria in ballo e con la discussione sul welfare. Tanto più che con la decisione della Fiom di non approvare l’accordo sulle pensioni c’è il rischio di venire scavalcati da una parte del sindacato proprio sul tema della tutela dei lavoratori. Ecco perché a sinistra si è deciso di non lasciare più margini e di puntare alla tassazione delle rendite finanziarie e a un nuovo accordo su welfare.
Lo hanno ribadito ieri sera a Prodi e lo ribadiranno anche oggi. Una situazione delicata per il professore che deve tenere anche in considerazione il fianco moderato della coalizione. In particolare Dini che non ha alcuna intenzione di accettare i dictat della sinistra. E così anche Rutelli e buona parte della Margherita intenzionati a confermare ed approvare la finanziaria così come predisposta da Pado Schioppa. Ecco allora le tante certezze di una coalizione che sta frantumandosi sotto il peso delle proprie diversità. Ed il dubbio di cosa accadrà da qui ad un paio di settimane. Già a partire da questa sera.