La sintesi del discorso del presidente Obama

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La sintesi del discorso del presidente Obama

02 Dicembre 2009

LA NOSTRA MISSIONE – Il discorso del Presidente riafferma l’obiettivo fondamentale del marzo 2009: sovvertire, smantellare e sconfiggere Al-Qaeda, evitandone il ritorno in Afghanistan o Pakistan. Per raggiungere questo obiettivo, noi e i nostri alleati aumenteremo le nostre forze prendendo di mira gli elementi ribelli e rendendo sicuri i principali centri abitati, addestrando le forze afgane, trasferendo la responsabilità ad un partner afgano affidabile e migliorando la nostra partnership con i pachistani, che si trovano ad affrontare le stesse minacce.

Questa regione è l’epicentro dell’estremismo violento globale perseguito da Al-Qaeda; ed è da questa regione che fu lanciato l’attacco dell’11 settembre contro di noi. È sempre in questa regione che vengono attualmente pianificati nuovi attacchi, un fatto confermato da recenti complotti che erano stati pianificati nella regione e che sono stati scoperti e neutralizzati dalle autorità statunitensi. Impediremo che i Talebani possano di nuovo fare dell’Afghanistan un rifugio da cui i terroristi internazionali possono colpire noi o i nostri alleati. Ciò costituirebbe una minaccia diretta al cuore degli Stati Uniti, minaccia che non possiamo tollerare. Al-Qaeda rimane in Pakistan dove continua a pianificare attacchi contro noi e dove, assieme ai suoi alleati estremisti, rappresenta una minaccia per lo stato pachistano. Il nostro obiettivo in Pakistan è assicurare che Al-Qaeda venga sconfitta e che il Pakistan rimanga stabile.

PROCESSO DI REVISIONE: la revisione da noi intrapresa si è svolta in una procedura in tre fasi calcolata e articolata per controllare l’allineamento degli obiettivi, dei metodi per conseguire tali obiettivi e per stanziare le risorse necessarie. In dieci settimane, il Presidente ha presieduto nove riunioni con il team di sicurezza nazionale e ha consultato alleati e partner essenziali, tra cui i governi dell’Afghanistan e del Pakistan. Il Presidente si è preoccupato soprattutto di porre le domande più difficili, si è preso il tempo necessario a valutare con attenzione tutte le opzioni e ha riunito i vari punti di vista divergenti del suo gabinetto prima di decidere di mandare in guerra qualsiasi altro cittadino statunitense.

Grazie a questa  revisione, la nostra missione è ora più accuratamente mirata: abbiamo sviluppato una visione comune riguardo al nostro approccio alla regione e alla necessità di sostegno internazionale. Invieremo più rapidamente ulteriori forze in Afghanistan, e trarremo vantaggio da queste risorse addizionali per creare le condizioni necessarie per iniziare a ridurre le forze combattenti nell’estate del 2011, mantenendo al contempo una partnership con l’Afghanistan e con il Pakistan per proteggere i nostri interessi di lungo periodo nella regione.

Le riunioni si sono concentrate su come assicurare al meglio che la minaccia di Al-Qaeda venga eliminata dalla regione e su come ripristinare la stabilità locale. Abbiamo valutato attentamente l’allineamento dei nostri sforzi equilibrando risorse civili e militari, sia in Pakistan sia in Afghanistan, nonché tutti gli altri tipi di assistenza degli Stati Uniti e della comunità internazionale.

Varie questioni sono state analizzate in maniera approfondita: gli interessi nazionali, le mete e gli obiettivi fondamentali, le priorità della lotta al terrorismo, i rifugi sicuri in Pakistan per i gruppi terroristici, le condizioni delle forze militari statunitensi a livello globale, i rischi e i costi associati allo schieramento delle truppe, le richieste di schieramento globali, la cooperazione e gli impegni internazionali sia per l’Afghanistan sia per il Pakistan e la capacità di azione degli afgani in ogni area, comprese le forze di sicurezza afgane, l’amministrazione e la corruzione degli enti centrali e locali (insieme alle questioni relative al traffico di stupefacenti), e le problematiche relative allo sviluppo e all’economia.

CHE COSA è CAMBIATO DA MARZO: da quando il Presidente ha annunciato a marzo il nostro rinnovato impegno, si sono verificati molti eventi chiave che hanno portato il governo degli Stati Uniti a riesaminare il modo in cui affrontare le questioni relative ad Afghanistan e Pakistan: si è prestata rinnovata attenzione ad Afghanistan e Pakistan; in Afghanistan è stata stabilita una nuova leadership statunitense; il Pakistan ha aumentato gli sforzi per combattere gli estremisti e la situazione in Afghanistan si è aggravata.

Gli Stati Uniti hanno creato una nuova leadership civile e militare in Afghanistan con le nomine di Karl Eikenberry quale Ambasciatore degli Stati Uniti in Afghanistan e del generale Stanley McChrystal quale nuovo Comandante delle forze armate ISAF in Afghanistan. Al loro arrivo in Afghanistan, sia l’ambasciatore Eikenberry che il generale McChrystal hanno riconosciuto che dopo otto anni di risorse insufficienti la situazione era peggiore di quanto si aspettassero. Eikenberry e McChrystal hanno entrambi reso pubblico un nuovo piano militare e civile per meglio integrare gli sforzi statunitensi in tutto il paese.

Il processo elettorale afgano, difficile e protratto nel tempo, e i sintomi evidenti dell’assenza di legalità hanno reso manifesti i limiti del governo centrale di Kabul.

In Pakistan, nel frattempo, i pachistani hanno dimostrato rinnovata risolutezza sconfiggendo i militanti che avevano usurpato il controllo del distretto di Swat, a soli 100 chilometri da Islamabad. I leader politici pachistani, compresi quelli dell’opposizione, hanno sostenuto coralmente le operazioni militari. Questo autunno, i pachistani hanno esteso la lotta contro gli estremisti alle aree tribali Mehsud del Waziristan meridionale lungo il confine con l’Afghanistan.

IL CAMMINO FUTURO – Il Presidente ha deciso di schierare altri 30.000 soldati americani in Afghanistan. Queste truppe – insieme ai 68.000 soldati statunitensi e alle 39.000 truppe Isaf non statunitensi già sul posto – verranno schierate più rapidamente di quanto fosse originariamente pianificato, in modo da poter prendere di mira i ribelli, annientarne la forza e rendere più sicuri i centri abitati. Le nuove truppe aumenteranno la nostra capacità di addestrare efficacemente le forze di sicurezza afgane e di operare congiuntamente in modo che più afgani partecipino ai combattimenti. Perseguendo queste partnership, riusciremo a trasferire la responsabilità agli afgani, e ad iniziare a rimuovere le nostre forze combattenti nell’estate del 2011. In breve, queste risorse ci permetteranno di compiere lo sforzo finale necessario per addestrare gli afgani in modo da trasmettere loro la responsabilità.

Manterremo questo livello di forza potenziato per i prossimi 18 mesi. Durante questo periodo, misureremo con regolarità i nostri progressi. A partire da luglio 2011, avvieremo l’uscita delle nostre forze combattenti dall’Afghanistan. Man mano che gli afgani si assumeranno la responsabilità per la propria sicurezza, continueremo a consigliare e ad assistere le forze di sicurezza afgane e a mantenere una cooperazione per la loro sicurezza, in modo che essi possano sostenere questo sforzo. Gli afgani sono provati dalla guerra e stanchi di essere occupati e desiderano pace, giustizia e sicurezza economica. È nostra intenzione aiutarli a porre fine alla guerra – e soprattutto alla minaccia di rioccupazione da parte dei combattenti stranieri associati ad Al-Qaeda.

Non saremo soli in questo sforzo. Continueremo ad avere gli afgani al nostro fianco nella lotta; il determinato impegno mirato ad una maggior integrazione previsto dal Generale McChrystal coinvolgerà più afgani nella lotta per il futuro del loro paese. Ci saranno anche risorse aggiuntive che verranno dalla NATO. Questi alleati hanno già preso impegni senza precedenti in Afghanistan; discuteremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane ulteriori contributi da parte degli alleati in termini di truppe, addestratori e  risorse. Perché non è in gioco solo una prova della credibilità dell’alleanza – ciò che è in gioco è ancora più fondamentale: è la sicurezza di Londra e Madrid; di Parigi e Berlino; di Praga e di New York; è la nostra sicurezza collettiva nel senso più ampio.

Opereremo con i nostri partner, con le Nazioni Unite e con il popolo afgano per rafforzare il nostro impegno civile, in modo che il governo afgano possa intervenire man mano che riusciamo a garantire una maggior sicurezza. Il discorso inaugurale del presidente Karzai ha trasmesso il messaggio giusto riguardo al muoversi in una nuova direzione, compreso il suo impegno alla reintegrazione e alla riconciliazione, a migliorare i rapporti con i partner regionali dell’Afghanistan e alle crescenti responsabilità delle forze afgane per quanto riguarda la sicurezza. Ma ora dobbiamo vedere azioni e progressi. Indicheremo chiaramente le nostre aspettative e incoraggeremo e assisteremo i ministeri, i governatori e i leader locali afgani che si adoperano per il loro popolo e combattono la corruzione. Non appoggeremo chi non si rende responsabile e non opera al servizio del popolo e dello Stato afgano. Concentreremo inoltre l’assistenza in aree, come l’agricoltura, che possono avere un impatto immediato sulla vita degli afgani.

ASSISTENZA CIVILE: continuerà l’aumento significativo di esperti civili, che accompagnerà una considerevole fornitura di ulteriori aiuti civili. Saranno veri partner degli afgani a lungo termine per aumentare la capacità delle amministrazioni a livello nazionale e locale e per aiutare a riabilitare i settori economici chiave dell’Afghanistan, in modo che gli afgani possano sconfiggere gli insorti che promettono solo ulteriore violenza.

La crescita è fondamentale per minare il richiamo degli estremisti nel breve termine e per uno  sviluppo economico sostenibile a lungo termine. Il nostro obiettivo principale per quanto riguarda la ricostruzione è la realizzazione di una strategia civile e militare di nuovo impulso all’agricoltura per riportare alla vitalità di un tempo il settore agricolo afgano. Ciò aiuterà a privare le forze ribelli di combattenti e a diminuire il reddito proveniente dalla coltivazione dei papaveri da oppio.

Un obiettivo dei nostri sforzi amministrativi sarà lo sviluppo di istituzioni più reattive, visibili e responsabili a livello provinciale, distrettuale e locale, dove gli afgani si incontrano quotidianamente con la loro amministrazione. Incoraggeremo e sosterremo anche i piani potenziati del governo afgano per combattere la corruzione, con misure concrete verso una maggiore trasparenza e responsabilità.

Un elemento chiave della nostra strategia politica sarà il sostegno agli sforzi degli afgani per reintegrare i combattenti non affiliati ideologicamente con Al-Qaeda che sono pronti a deporre le armi e ad impegnarsi nel processo politico.

IL NOSTRO PARTNER IN PAKISTAN: la nostra partnership con il Pakistan è indissolubilmente legata ai nostri sforzi in Afghanistan. Per proteggere il nostro paese, abbiamo bisogno di una strategia che funzioni su entrambi i lati del confine tra Afghanistan e Pakistan. I costi dell’inattività sono di gran lunga maggiori.

Gli Stati Uniti sono impegnati a rafforzare la capacità del Pakistan di prendere di mira i gruppi che pongono la minaccia più grave a entrambi i nostri paesi. Non verrà permesso che vi siano  rifugi per terroristi di alto livello di cui si conosce l’ubicazione e le cui intenzioni sono chiare. Per il Pakistan, continuiamo a incoraggiare la leadership civile e militare, a sostenere la lotta contro gli estremisti ed a eliminare i rifugi sicuri dei terroristi nel loro paese.

Ci concentriamo ora sulla collaborazione con le istituzioni democratiche del Pakistan, approfondendo i legami tra i nostri governi e i nostri popoli riguardo ai nostri interessi e alle nostre preoccupazioni comuni. Siamo impegnati in un rapporto strategico a lungo termine con il Pakistan. Abbiamo confermato questo impegno in Pakistan fornendo 1,5 miliardi di dollari l’anno per i prossimi cinque anni per sostenere lo sviluppo e la democrazia del Pakistan e abbiamo guidato uno sforzo globale per raccogliere ulteriori promesse di appoggio. Questo considerevole impegno di assistenza a lungo termine ha i seguenti obiettivi:

(1) Aiutare il Pakistan ad affrontare le crisi economiche relative a energia, acqua e affini, approfondendo così la nostra partnership con il popolo pachistano e indebolendo il richiamo degli estremisti;

(2) Sostenere ampie riforme economiche necessarie per rendere  il Pakistan sempre più capace  di creare posti di lavoro e per favorire una crescita economica sostenibile, elementi necessari per la sua stabilità e per il continuo progresso;

(3) Aiutare il Pakistan a sfruttare i successi conseguiti contro i militanti per eliminare le zone in cui trovano rifugio gli estremisti che minacciano Pakistan, Afghanistan, l’intera regione e i popoli di tutto il mondo.

L’ulteriore assistenza da parte degli Stati Uniti aiuterà il Pakistan a gettare le basi per lo sviluppo a lungo termine e rafforzerà anche i legami tra il popolo statunitense e quello pachistano, dimostrando che gli Stati Uniti sono impegnati ad affrontare i problemi che più colpiscono la vita quotidiana dei pachistani, mentre operiamo congiuntamente per sconfiggere gli estremisti che minacciano sia il Pakistan che gli Stati Uniti.