La Spagna sceglie Zapatero e una politica moderata

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La Spagna sceglie Zapatero e una politica moderata

La Spagna sceglie Zapatero e una politica moderata

10 Marzo 2008

Il
partito socialista spagnolo vince la decima consultazione politica democratica
in Spagna dalla fine del franchismo. Ottiene quasi il 44% di voti e 169
deputati , 5 in
più della precedente legislatura, mentre il PP con un 40% di voti e 153
deputati guadagna  6 rappresentanti in
più rispetto al 2004.

Il
sistema politico si configura come un bipartitismo quasi perfetto, in cui i
tradizionali elementi di imperfezione, rappresentati dai partiti nazionalisti,
subiscono una assoluta debacle in
termini di consenso e perdono così  gran
parte della loro  capacità di
condizionare in parlamento la politica del partito di maggioranza.

La
democrazia spagnola esce rafforzata dalle urne e  tanto la
classe politica come la società civile dimostrano una grande maturità e un alto
senso delle istituzioni.  

La
giornata elettorale trascorre tranquillamente e le operazioni di voto si svolgono senza disordini. Dopo l’interruzione
immediata della campagna elettorale in seguito all’assassinio di Isaias
Carrasco lo scorso venerdì e  dopo aver
unanimemente condannato l’attentato, firmando una dichiarazione congiunta
antiterrorista, i leader di tutti i partiti, dai rispettivi collegi elettorali,
lanciano messaggi contro l’astensionismo, condividendo il principio secondo cui
l’esercizio della libertà di voto è il modo migliore per delegittimare il ruolo
dell’ETA.

L’organizzazione
terrorista basca raccomandava l’astensione e la società civile ha risposto con
un affluenza alle urne di più del 75%, solo un punto percentuale in meno delle
precedenti elezioni.

I
primi exit poll annunciano una probabile maggioranza assoluta del PSOE, man
mano che i voti vengono scrutinati, questa
illusione svanisce  ma   si
continua a respirare   aria di vittoria netta  a Calle Ferraz, presso la sede storica del
Psoe. La prima a ringraziare tutti gli elettori è la vice premier Fernandez de la Vega, la quale attribuisce  a ogni singolo voto il significato di un
abbraccio  ai familiari del consigliere
comunale vittima dell’ETA.

 Zapatero, attende la telefonata di
congratulazioni  da parte del leader
popolare e poi, a scrutinio non ancora ultimato,  si rivolge  ai suoi elettori e alla Spagna intera dal
palco a forma di Z allestito di fronte alla sede centrale del PSOE. Acclamato
dalla folla ringrazia varie volte i militanti lì convenuti per i festeggiamenti
e rivolge il suo primo pensiero alla famiglia Carrasco e alle recenti vittime
del terrorismo. Poi riprendendo   toni   pacati già assunti nel corso della campagna
elettorale -e soprattutto durante il primo faccia a faccia televisivo con
Rajoy, annuncia l’apertura di una nuova stagione politica basata non sulla
“tensione e sullo scontro” ma sulla concordia, sul dialogo sociale e politico.
Riprende poi gli obiettivi del programma, maggiore partecipazione delle donne
nella vita pubblica, meno precarietà per i giovani  e rafforzamento delle strutture di sostegno
per anziani e  disabili. Chiude il suo
intervento ricordando  che governerà
difendendo i valori della Costituzione, 
della convivenza e della tolleranza.

Dalla
“Calle Genova”, dove si trova il quartier generale del PP,  si affronta il risultato con dignità. È la
seconda sconfitta per il delfino di Aznar e questo dato  peserà sicuramente sugli equilibri interni al
partito e sul  già debole sostegno alla
sua leadership. Ma i popolari si consolano e  anche Rajoy ringrazia tutti,   militanti,
organizzatori e votanti perché – sebbene i punti di distanza dal Psoe siano
stati maggiori delle previsioni del partito- le percentuali di voto e i seggi
ottenuti sono aumentati rispetto alle ultime elezioni.

Sebbene
la vittoria dei socialisti e la sconfitta dei popolari fosse già stata annunciata dai sondaggi dei giorni precedenti,
la Spagna
all’indomani del voto presenta già vari elementi di novità  rispetto alla precedente legislatura.

L’elettorato
ha premiato i due maggiori partiti a livello nazionale, debilitando, come non
succedeva dall’inizio della transizione democratica, i rappresentanti del regionalismo. In Catalogna, l’ERC, gruppo indipendentista vicino alla sinistra
radicale ha perso ben 5 seggi rispetto alla precedente legislatura, mentre  CiU, formazione ascrivibile al centro-destra,
anche se in calo, è riuscita a mantenere il suo bacino di voti; nel Pais Vasco
il Psoe ha ottenuto il 10% in più di voti del Partito Nazionlista Vasco, mentre
a livello nazionale IU, il partito della sinistra radicale a malapena è
riuscita ad ottenere il 4% dei voti ( solo due seggi), spingendo così il leader
del partito, Llamazares a dimettersi, non appena conosciuto l’esito del voto.
Per un partito che quasi viene cancellato dalla scena politica spagnola un
nuovo ne emerge, conquistando  un seggio
nel nuovo parlamento. E’ Union, Progreso y Democracia ( UPy D) nato grazie alla
fuoriuscita dal Psoe di Rosa Diez, in polemica con Zapatero sulla questione
dell’Eta, sulla competenza in materia di educazione al governo centrale, e sul
più generale rapporto centro-periferia.

I segnali sembrano essere chiari: la vittoria
del PSOE è stata netta, ma la società spagnola chiede “senza mezzi termini” di
essere governata all’insegna della moderazione.