La “spedizione punitiva” di D’Alema ha per obiettivo il Pd

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La “spedizione punitiva” di D’Alema ha per obiettivo il Pd

13 Gennaio 2009

Sulla dichiarazione di D’Alema secondo cui la guerra a Gaza sarebbe una "spedizione punitiva" ha scritto parole definitive Andrea Marcenaro nella sua "Andrea’s version" sul Foglio, tant’è che la riportiamo integralmente più sotto. Ma resta spazio ancora per qualche considerazione.

Intanto viene da chiedersi chi parla D’Alema quando dice cose del genere? Da chi vuole farsi applaudire e a chi manda messaggi? Perchè è evidente che una affermazione di questo tipo si spiega solo se ha un senso politico interno, se tenta, seppure con supremo cinismo, di ritagliare dentro il suo confine una platea di riferimento che si riconsce in quella posizione e in D’Alema come suo portabandiera.

Per questo dovrebbero essere i Veltroni, i Fassino, i Vernetti, i Ranieri, i Colombo a chiere subito il conto politico all’ex ministro degli Esteri per affermazioni che lo mettono di fatto al di fuori del perimetro del Pd di cui ancora si presenta come un, seppur svogliato, dirigente. Quali nostalgie e quali energie vuole suscitare prendendo una posizione così netta contro Israele e come vuole utilizzarle nelle future prove di forza che lo aspettano?

Perchè è perfettamente evidente che quella frase ha un effetto solo simbolico, tanto che lui stesso ne circoscrive la portata nella stessa intervista. Dice infatti D’Alema poche righe dopo: "Hamas non è un movimento nazionalista palestinese, ma è parte di un movimento internazionale che ha un ottica totalmente diversa, nella quale i trecento bambini moti sono uno straordinario incoraggiamento alla guerra santa contro l’Occidente". Qui D’Alema è sincero, qui crede in quello che dice e dice la verità. Perchè le cose stanno esattamente così: Hamas non ha nulla a che fare con la Palestina, il suo interesse non è la creazione di uno Stato Palestinese, la formazione di confini sicuri, di una vita migliore per i suoi cittadini, di trovare un posto nel consesso delle nazioni. Non c’è dunque margine di trattativa o concessione che tenga e che Israele possa fare per ridurne il carico di odio e di ostilità. No, come dice D’Alema, Hamas è parte di un movimento internazionale che ha per scopo il trionfo dell’islamismo radicale nel mondo, la nascita di un nuovo califfato, la distruzione dello Stato di Israele e la guerra perenne all’Occidente e a tutti i paesi arabi moderati e dunque traditori. Lo sponsor principale di questo movimento è l’Iran. In questo quadro, spiega ancora D’Alema, che senso hanno i 300 bambini morti? Servono ad infiammare l’odio contro Israele e l’Occidente e ad accelerare l’obiettivo finale dell’Iran e di Hamas. I 300 bambini palestinesi morti sono esattamente quello di cui Hamas ha bisogno. Anzi ce ne vorrebbero di più se non fosse che Israele ha l’interesse opposto di evitare al massimo le vittime civili.

Contro questo mostro e suoi sponsor internazionli Israele ha mosso finalmente guerra. No, non si tratta di una spedizione punitiva, e D’Alema lo ha spiegato molto bene….dopo aver affermato il contrario.

Di seguito, vale comunque leggere anche l’Andrea’s Version

“Una vera spedizione punitiva, quella contro Hamas – ha dichiarato ieri Massimo D’Alema – difficilmente, infatti, si può definire ‘guerra’ un conflitto in cui muoiono 900 persone da una parte e 10 dall’altra”. Può darsi. Ma sarebbe forse il caso di ricordare al rimbambito che copia (male) Sofri, che viene immancabilmente sottotitolato come il più intelligente della sinistra, e magari lo è pure, come andarono quei (sacrosanti) 78 giorni di bombardamenti Nato effettuati da 15mila piedi d’altezza sulla Serbia e dei quali perfino un rimbambito dovrebbe ricordare qualcosa. Vennero centrati appartamenti (5 aprile 1999, per esempio, 17 morti), treni civili (12 aprile 1999, per esempio, 55 morti), contadini kosovari (14 aprile, per esempio, 75 morti), televisioni pubbliche (23 aprile, per esempio, 16 morti), autobus (1 maggio, per esempio, 47 morti), ambasciate (cinese, per esempio, 3 morti), carcerati (21 maggio, carcere di Pristina, per esempio, 100 morti), ospedali (31 maggio, ospedale di Surdulica, per esempio, 20 morti), scudi umani (60 civili kosovari usati come tali dai serbi, si disse per esempio il 31 maggio, e nessuno contestò), scuole (31 maggio, 23 bambini a Novi Pazar, per esempio). Oltre cinquecento civili, si disse. Più indefinite migliaia di militari serbi. A zero. Dicasi: a zero. Un supercappotto. Vera guerra quella, eh? Stronzo.
di Andrea Marcenaro