La squadra del Cav. prende forma

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La squadra del Cav. prende forma

22 Aprile 2008

Tutto da rifare. O quasi. Fino a ieri mattina
sembrava che ormai la pratica governo fosse chiusa o almeno per quanto
riguardava il ruolo della Lega Nord. Invece ci ha pensato proprio il premier in
pectore a riaprire i giochi rimettendo tutto, o quasi, in discussione.

Quel suo
“non è ancora nulla deciso”, “tutto si concluderà quando avrò l’intero panorama
chiaro” impreziosito dalla chiosa finale “ci saranno sorprese”, ha smorzato gli
entusiasmi di una veloce soluzione del rebus ministeri. Un intervento, quello
del Cavaliere, che è sembrato più voler evitare nervosismi nella
maggioranza piuttosto che far saltare tutto perché alla fine molte caselle sono
davvero già occupate.

E soprattutto quelle riguardanti la Lega non sembrano
essere in pericolo, tranne forse quella di Roberto Calderoli. In realtà, quello
che manca al momento è piuttosto la cornice con cui completare il quadro.
Cornice che passa dalla Lombardia e dal Veneto. Per quanto riguarda
quest’ultimo i problemi sembrano ormai essere alle spalle visto che
nell’incontro di ieri Giancarlo Galan, il governatore del Veneto, ha optato per
la poltrona di presidente regionale abbandonando quella senatoriale. Un gesto
fatto dopo l’assicurazione del Cavaliere di garantire al Veneto un’adeguata
rappresentanza ministeriale. Le voci parlano di due ministri ed una manciata di
viceministri e sottosegretari. Quindi una buona ricompensa per il sacrificio di
restare a guidare la Regione di punta del Nord Est.

Oggi, invece, toccherà al
suo omologo lombardo, Roberto Formigoni. Una partita più complessa, questa,
visto che il leader dell’ex Movimento popolare ha intenzione di traslocare
verso Roma. Obiettivo un posto al sole, per un ministero di peso oppure per la
presidenza del Senato.

Ma i sogni di Formigoni dovrebbero restare tali, sia
perché i ministeri di peso (leggi interni ed esteri) sono stati già assegnati e
sia perché la presidenza di Palazzo Madama dovrebbe andare a Renato Schifani,
come riconoscimento del suo operato nella scorsa legislatura e per il brillante
risultato delle elezioni in Sicilia.

Tutte le strade quindi sbarrate anche
perché sussurrano da Palazzo Grazioli Berlusconi non vedrebbe positivamente la
discesa del governatore a Roma. “In questo momento non è opportuno andare a
votare in Lombardia” avrebbe spiegato ai suoi il Cavaliere. Ma soprattutto,
riferiscono alcuni dirigenti forzisti, il leader del Pdl non vorrebbe cedere adesso
la guida della locomotiva del Nord alla Lega. Cessione che potrebbe portare ad
un effetto domino nelle presidenze di altre regioni del Settentrione
accentuando così il peso leghista. Non è un mistero, infatti, che dopo la
Lombardia la Lega era pronta a chiedere pure il Veneto.

Ecco che allora lo
schema del Cavaliere sarebbe quello di far rimanere Formigoni fino alla
scadenza naturale del mandato, nel 2010, e poi di far subentrare un leghista.
Ed il nome che si fa è quello dell’ex ministro Roberto Castelli. Sempre che nel
corso del tempo non cambi qualcosa. Come detto oggi il rebus si scioglierà con
la riconferma in Lombardia di Formigoni. Ma lo stand-by imposto dal Cavaliere
sarebbe anche legato al nodo vicepremier ed in particolare al nome di Roberto
Calderoli.

Berlusconi avrebbe voluto un solo vice assegnandone la
responsabilità al fido Gianni Letta ma soprattutto dubita che due anime così
diverse possano convivere. Il timore del leader del Pdl è quello di trovarsi di
nuovo invischiato in un caso analogo a quello della maglietta anti-islam con il
fatto che stavolta Calderoli non sarebbe un semplice ministro ma addirittura
vicepremier. Per questo il Cavaliere vuole riflettere bene su questa casella al
punto che potrebbe esserci delle sorprese come il trasferimento di Calderoli
alle Riforme al posto di Bossi e la nomina di un solo vicepremier nella figura
di Letta.

Le novità però potrebbero riguardare anche gli altri assetti della
compagine governativa, visto che nelle ultime 24 ore diverse caselle sono
cambiate. Se restano confermati i ministeri di peso in altri ci sono movimenti.

Il no di Formigoni ad esempio rimette in pista il leghista Castelli che
dovrebbe andare a ricoprire il ruolo di viceministro alle Infrastrutture con
delega all’ambiente escludendo di fatto Maria Vittoria Brambilla da governo. Per
lei al massimo un posto da sottosegretario, si vocifera in queste ore. Più
difficile per Castelli, invece, il ritorno sulla poltrona di via Arenula su cui
piuttosto Fini si sta spendendo moltissimo.

L’obiettivo del prossimo presidente
della Camera è quello di vedere Giulia Bongiorno nel ruolo di responsabile del
dicastero, anche se il Cavaliere vorrebbe affidare ad una figura più
istituzionale quel delicato compito. Da qui il nome di Marcello Pera che da
giorni è ritornato prepotentemente. Un braccio di ferro dal quale potrebbe
anche sbucare il nome di Maria Stella Gelmini, enfant prodige milanese.

In caduta libera le quotazioni di Alfredo
Mantovano. Sempre in An confermato Ignazio La Russa al ministero della Difesa
anche se nelle ultime ore potrebbe scoppiare la “grana partito” e cioè il
problema di scegliere a chi affidare la gestione di An una volta Fini diventerà
presidente della Camera. Una questione di non poco conto che visto che sia
Matteoli che Gasparri sono già impegnati, uno al ministero delle Infrastrutture
l’altro alla guida del Pdl al Senato.

La Russa potrebbe essere uno dei papabili
visto che già ha esperienza in tal senso essendo stato vicario di Fini al tempo
dello scorso governo. Un’ipotesi di cui l’ex capogruppo di An non vuole nemmeno
sentire parlare dato che stavolta non ha intenzione di farsi sfuggire l’occasione
ministeriale. Nel caso La Russa dovesse rinunciare il Cavaliere vedrebbe bene
l’ex vicepresidente della Camera, Giorgia Meloni. Un nuovo e volto nuovo su cui
puntare.

Altro nodo in An è Gianni Alemanno il quale con sondaggi alla mano
sarebbe quasi certo di vincere il ballottaggio e di diventare il prossimo
sindaco di Roma.
In questo caso si aprirebbero le porte del governo per Adriana
Poli Bortone con probabile destinazione Welfare-Salute. Invece in caso di
sconfitta sarebbe Alemanno ad occuparsi di questo ministero. Certo del ritorno
alle Attività produttive Claudio Scajola mentre faranno il loro debutto Sandro
Bondi e Paolo Bonaiuti al ministero dell’Istruzione e dei Beni Culturali.

L’altro notabile di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, avrebbe il compito di
guidare il Pdl alla Camera. Infine ci sono da registrare le dure reazioni
dell’Mpa di Lombardo e della Dc di Rotondi che finora sono rimaste a guardare.
Anche in questo caso il Cavaliere dovrebbe portare qualche ritocco alla squadra
prevedendo alcuni innesti. Nessun ministero ma alla fine soltanto alcune
compensazioni all’interno della squadra dei viceministri e dei sottosegretari.