La stampa internazionale crede a Repubblica e “processa” il Cav.
27 Maggio 2009
Attacco mediatico a Berlusconi, in Italia e dall’estero. Un attacco concentrico. In un solo giorno i maggiori quotidiani europei tracciano profili terrificanti del premier presagendo perfino scenari catastrofici per il Belpaese. Così gli editoriali dei britannici Financial Times e Independent e dello spagnolo El Pais, per non parlare dei giornali d’Oltralpe, Liberation e Le Monde in testa. Parole di fuoco, che prendono l’avvio esclusivamente dall’attacco mediatico lanciato da Repubblica, con un effetto immediato alzo zero nel dibattito politico che diventa scontro aperto tra centrodestra e centrosinistra.
La tesi del Financial Times è la seguente: l’Italia non rischia di tornare al fascismo dal momento che “Berlusconi non è evidentemente Mussolini: ha squadroni di veline al seguito, non di camicie nere…ma resta un pericolo, in primo luogo per l’Italia, e un esempio deleterio per tutti”. Secondo il quotidiano britannico il pericolo rappresentato dal presidente del Consiglio è “quello del potere dei media che mina i contenuti seri della politica e li sostituisce con lo spettacolo. E’ quello di una spietata demonizzazione dei nemici …. E’ quello di mettere una fortuna economica al servizio della creazione di un’immagine forte, fatta di rivendicazioni di un successo infinito e del sostegno popolare”. Da Ft critiche anche alla sinistra “assente”, alle “istituzioni deboli e talvolta politicizzate” e pure al “giornalismo che ha accettato spesso un ruolo subalterno”.
L’Independent, quotidiano più a sinistra del Financial Times, si concentra sul caso Noemi e si chiede “se sarà una teenager a far crollare Berlusconi: lo chiama "papi", lui le ha regalato un collier da 6mila sterline. Questa relazione gli è già costata la richiesta di divorzio dalla moglie e adesso potrebbe costargli anche la poltrona di governo”. Il giornale denuncia poi come tutta la vicenda sia sintomatica della “banalizzazione” della politica “nell’era Berlusconi” e aggiunge che, se “al premier sarà consentito di portare avanti un adulterio con una storia di amore semipubblica con un’adolescente (mentendo spudoratamente tanto che qualsiasi sciocco può rendersi conto che non sta dicendo la verità) senza risponderne, allora questo significa chel’Italia è in pericolo”.
E nel giorno in cui il presidente del Consiglio riceve a Palazzo Chigi l’omologo spagnolo Zapatero, il quotidiano iberico El Pais pubblica un editoriale che chiarisce efficacemente la mission: “Impunito Berlusconi”. Anche in questo caso si segnala come “le ultime decisioni del suo governo rivelino una escalation inquietante di questa impunità morale”. Secondo il giornale di area socialista, che pubblica a parte sul tema anche una corrispondenza da Roma, Berlusconi “con il tempo ha ottenuto la sola cosa cui puntava veramente, la impunità giudiziaria”. E di fronte a una sinistra che El Pais definisce “desaparecida”, data nei sondaggi a quindici punti di svantaggio rispetto al centrodestra, osserva che il premier italiano nello stesso tempo “conserva il consenso popolare, esercita un controllo ferreo sui media, promette senza contare e quando necessario si allea con la Chiesa”. Sul caso Noemi, scrive che la “relazione del Cavaliere con la aspirante vedette Noemi Letizia gli e’ costata il divorzio e ha rivelato un clima decadente da basso impero”.
Dalla Spagna alla Francia. Sulla homepage del sito on line, Liberation titola: “In Italia grande crisi attorno a una minorenne», mentre Paris Match parla di un premier “impastoiato nella polemica”. Le Monde, invece, propone una lettura più politica, calibrata sulla sfida per le europee titolando “Berlusconi costretto a una campagna discreta”.
Fin qui i quotidiani europei. Ma il tenore degli editoriali, in Italia scatena la bagarre politica. Il Pdl respinge gli attacchi al premier, la sinistra plaude al Financial Times (la Hack dice che ha “perfettamente ragione”) e perfino il leader centrista Casini (Udc) sceglie il modello dipietrista arrivando a sostenere un parallelismo Berlusconi-Chavez: “Siamo l’unico paese dove un partito ha eletto a vita il suo leader, una cosa che non accade neanche in Venezuela con Chavez” . Non è da meno Franceschini che non vuole commentare la stampa estera ma in un comizio elettorale in Liguria ha una domanda per “le italiane e gli italiani”: “’Fareste educare i vostri figli a un uomo come Silvio Berlusconi?”. Il leader democrat lo definisce un “uomo politico di successo, ricco e potente” e afferma che un uomo che guida il Paese “deve saper trasmettere valori certi e chiari”. Di Pietro rincara la dose (e non poteva essere altrimenti) dichiarando che ci voleva l’informazione straniera “per aprire gli occhi a quella italiana rispetto a un problema grave come quello di compatibilità politica e morale del governo di questo paese”. Ma nel giorno in cui doveva presentare la mozione di sfiducia al presidente del Consiglio ha dovuto costatare il no del Pd e prendere atto che il suo partito – l’Idv – non è riuscito a raccogliere le 63 firme di deputati necessarie a formalizzare l’atto e a depositarlo negli uffici di Montecitorio.
Il Pdl fa quadrato attorno al premier e respinge le accuse al mittente. Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio stigmatizza la “battuta infelice” di Franceschini e gli suggerisce di chiedere scusa a Berlusconi, ai suoi figli e agli italiani perché “il rispetto dell’avversario politico è il fondamento della democrazia”, mentre il ministro Frattini accusa i giornali stranieri di “disonestà” e il vicepresidente della Camera Lupi ricorda come ormai da anni alla vigilia delle elezioni vada “ in scena il solito film con i soliti attori. Il titolo è noto: tutti all’attacco del ‘cattivo’ Berlusconi”. Stavolta però, aggiunge, “mancava la stampa estera che, puntualmente, ha fatto sentire la sua voce”. Quindi rimarca che a “far precipitare il castello di carta” sarà il voto degli italiani .
La stoccata a Franceschini arriva dal vicepresidente vicario dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello che gli consiglia di rassegnarsi al fatto che “la sovranità del popolo si è già espressa, chiedendo a Berlusconi e al centrodestra di guidare l’Italia intera per cinque anni”. Il ministro Maroni legge le accuse del Financial Times con “lo stesso metro di giudizio che usa Franceschini quando mi accusa di aver fatto leggi razziali: io sorrido, lo mando a quel paese e vado per la mia strada. Lo stesso farà Berlusconi…”.