La stampa non è fango

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La stampa non è fango

06 Giugno 2007

La Stampa non è un giornale berlusconiano. Non è neppure un foglio scandalistico  votato per carattere ai dossier e ai veleni.  Se pubblica su due pagine un documento scottante come quello che tocca Massimo D’Alema e altri esponenti Ds circa eventuali conti bancari all’estero, si può essere sicuri che lo ha fatto senza leggerezza, senza partito preso e con le necessarie verifiche. Con questo non vogliamo dire ancora che si tratta di informazioni vere, ma neppure conosciamo motivi di ragione o di fede per crederle false a priori. Di certo si tratta di informazioni che qualcuno ha trovato, raccolto, organizzato e diffuso.

Sarebbe dunque apprezzabile un poco più di misura e di contegno da parte dello stesso ministro degli Esteri e di tutti quelli che per esprimergli solidarietà se la sono presa con il quotidiano torinese. Dire che si tratta di “monnezza” come ha fatto Angius, o di “spazzatura”, di “fango”, di “insinuazioni indecenti”, come hanno fatto in tanti tra i Ds, non aiuta il partito e non aiuta D’Alema. Rivela anzi un nervosismo e una scompostezza che non depongono a favore della loro estraneità al quelle vicende.

Soprattutto non depone a favore della considerazione che gli esponenti coinvolti e il loro partito hanno della libera stampa e della sua funzione. Il documento pubblicato dalla Stampa ha tutte le credenziali per essere preso sul serio e il giornale a fatto bene, con le dovute cautele, a darne testimonianza ai suoi lettori. Non è sufficiente questo a trasformare in “monnezza” il quotidiano che ha scelto  di pubblicarlo invece che venderlo a qualche testata più compiacente perché lo seppellisse in un cassetto.

L’attacco contro la Stampa e la sua scelta è stato così smisurato e violento che la direzione del giornale si è sentita in dovere di rispondere con una nota ufficiale in cui si dice che quelle reazioni mostrano che “non si ha una chiara idea del compito della stampa in una democrazia”.

Qui la Stampa commette un errore: quell’idea è ben presente a chi oggi grida al complotto ed è sotto l’assedio del “fango”,  ma solo quando si tratta di Berlusconi.