La stampa USA: ha vinto la voglia di cambiare

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La stampa USA: ha vinto la voglia di cambiare

05 Gennaio 2008

A mezzanotte del 3 gennaio lo spoglio dei voti in Iowa non era ancora stato completato, ma l’aereo di Hillary Clinton era già in partenza per il New Hampshire. Un aneddoto, raccontato dal New York Times, che vale più di molte considerazioni.

La senatrice di New York sa bene che, dopo il KO subito ieri, le primarie dell’8 gennaio sono decisive per il prosieguo della sua corsa verso la Casa Bianca. “For Hillary, Winning New Hampshire is a must”, commentano all’unisono i grandi giornali americani all’indomani della sconfitta in Iowa. Un nuovo stop nel piccolo Stato del nordest (dove, peraltro, Bill Clinton è molto amato) potrebbe davvero rivelarsi esiziale. L’ascesa dirompente di Obama, il successo del populista Huckabee e appunto, anzi soprattutto, la débacle di Hillary sono stati i temi dominanti sulla stampa americana. Il quotidiano più diffuso negli Stati Uniti, USA Today, ha evidenziato – nella “news analysis” di Susan Page – lo straordinario appeal di Barack Obama sull’elettorato giovane. Clinton e Obama, scrive Page, non si differenziano molto per posizioni politiche. Tuttavia, il contrasto è fortissimo nello stile e nei toni: “Clinton si è presentata come una leader forgiata dagli attacchi repubblicani e con un’esperienza sufficiente a portare un cambiamento a Washington. Obama si propone come portavoce di un cambio generazionale e promotore di una politica meno polarizzata”. Un dato che non sfugge al New York Times. Il quotidiano liberal ha pubblicato alto in prima pagina una grande foto di Obama sorridente accanto ad un cartellone con su scritto “Change”. Questa voglia di cambiare lo status quo, incarnata dal senatore afroamericano, sembra aver fatto presa sui giovani. Sempre sul New York Times del 4 gennaio, Adam Nagourney sottolinea, infatti, che nei caucuses in Iowa, Obama ha ottenuto il sostegno del 60 per cento degli under 25, mentre la ex First Lady è stata votata dal 45 per cento degli over 65. D’altro canto, la vittoria in uno Stato “bianco”, conservatore e rurale come l’Iowa è anche stata la miglior risposta a quanti dubitano che gli Stati Uniti siano pronti ad essere guidati da un presidente di colore. La strada è ancora lunga, avverte però il Washington Post. Che, tuttavia, nell’editoriale sul voto in Iowa, riconosce come la prima tappa delle presidenziali abbia dimostrato chiaramente la simpatia dell’elettorato per i “candidati del cambiamento” in entrambi i partiti. Sintetizzando in un’equazione: Obama sta a Huckabee come Hillary sta a Romney. Il terzo posto della Clinton in Iowa è stato accolto con piacere dalla abrasiva Peggy Noonan, che non ha mai amato la senatrice di New York. In un commento per il Wall Street Journal, la penna conservatrice non fa sconti a Hillary: “Aveva i soldi, aveva l’organizzazione, le stelle del partito, Elvis dietro di lei e il nome Clinton adorato dalla base del partito. Ha iniziato la corsa in anticipo, ha incontrato tutti. E ha perso”. Di fine dell’inevitabilità di Hillary Clinton parla Fred Barnes, del settimanale neoconservatore The Weekly Standard. Da Des Moines, Barnes sottolinea che se Obama vincesse in New Hampshire diventerebbe quasi inafferrabile. Negli ultimi 36 anni, dice la statistica, il candidato che si è aggiudicato Iowa e New Hampshire ha sempre vinto la nomination per la Casa Bianca. Guardando il fronte repubblicano, il Weekly Standard rileva che la partita è quanto mai aperta. Con il suo populismo soft e il suo appeal religioso, Huckabee è arrivato laddove nessuno avrebbe mai immaginato solo poche settimane. A fare le spese della rimonta dell’ex pastore battista è stato il mormone Mitt Romney. L’ex ricchissimo governatore del Massachusetts, come Hillary, si gioca quasi tutto nel New Hampshire. Ma qui dovrà vedersela con il senatore dell’Arizona, John McCain, che, dato per spacciato prematuramente, ha risalito la china in modo brillante. Assente in Iowa, e altrettanto in New Hampshire, Rudy Giuliani punta tutto sugli Stati che voteranno nel Supertuesday di febbraio. Una strategia, però, – rileva Barnes – che finora non ha mai funzionato. C’è, infine, un altro dato significativo di questo primo test: l’altissima affluenza ai caucuses da parte dell’elettorato democratico, che ha quasi doppiato il numero dei votanti rispetto ai caucuses del GOP (220 mila contro 114 mila). Anche per questo, il nero Obama, che con la sua “coalizione arcobaleno” attrae i voti dei bianchi, ha un motivo in più per sorridere. La sua lunga corsa per Pennsylvania Avenue è iniziata con il passo giusto.