La strada da Norcia a Todi è fatta di regole chiare e principi non negoziabili

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La strada da Norcia a Todi è fatta di regole chiare e principi non negoziabili

16 Ottobre 2011

La strada che deve andare da Norcia a Todi è la stessa che ha visto cattolici e laici, credenti e non credenti agire insieme avendo come bussola i principi della tradizione cristiana contro chi, solo pochi anni fa, in Europa, nei tribunali o dentro i partiti bombardava i principi non negoziabili della persona usando le armi di una nuova ideologia, permeata di individualismo e relativismo. Quelle battaglie frutto dell’impegno di persone che pure da provenienze diverse si sono riconosciuti nei valori della tradizione nazionale, sono l’esempio concreto della rilevanza dei cattolici nella società a dispetto di quanti, anche nel recente passato, hanno agitato il vessillo politically correct dell’irrilevanza, della marginalità. Un esempio concreto di ciò che c’è già, di un cammino aperto, intrapreso e sul quale soprattutto un questo tempo, cattolici e laici sono chiamati a proseguire. Da Norcia a Todi. Un patrimonio, un’esperienza, un impegno che non può essere dimenticato o peggio, archiviato. Bisogna ripartire da lì, ma come? Con una chiarezza di intenti perché prima vengono i contenuti, poi i contenitori.

E’ il messaggio, netto, che Norcia consegna a Todi in quella concomitanza casuale di date che qualcuno ha voluto definire diabolica e invece può rivelarsi provvidenziale, copyright Gaetano Quagliariello che ieri ha chiuso la settima edizione degli “Incontri di Norcia, a Cesare e a Dio”, insieme al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella e con la relazione di monsignor Paglia, vescovo di Terni-Amelia-Narni. E’ il testimone simbolicamente consegnato al Forum delle associazioni cattoliche che si apre oggi a Todi. Ma è anche un richiamo, una sollecitazione a giocare a carte scoperte, perché solo se si fissano metodi, percorsi e obiettivi ci può essere una mobilitazione di nuove energie che mirano al bene comune e non, magari alla riedizione peraltro anacronistica di partiti unici appartenuti a un’altra storia e a un altro tempo.

E’ il concetto di fondo sul quale Sacconi e Quagliariello insistono di più nella due-giorni alla quale hanno preso parte intellettuali, politici, economisti, docenti universitari, rappresentanti del mondo sindacale di ispirazione cattolica, esponenti della rete di banche del territorio e dell’imprenditoria.  I contenuti, prima dei contenitori. E qui occorre chiarire che i principi non negoziabili e la questione sociale non possono essere catalogati nella logica dei due tempi perché la questione sociale è ancor prima questione antropologica e da questa discendono le azioni, le decisioni che producono effetti nella società.

Il dato oggettivo e imprescindibile è che non si può dimenticare come, spiega il vicepresidente dei senatori Pdl, solo pochi anni fa “eravamo costretti alla resistenza contro il bombardamento quotidiano al quale i principi non negoziabili erano sottoposti per mezzo di direttive europee, o sentenze di tribunale, che trovavano il favore delle maggioranze politiche dell’epoca. E la strada che ha visto credenti e non credenti agire insieme avendo come bussola i principi della tradizione cristiana non deve essere abbandonata ma deve continuare ad essere percorsa, ed è la strada che deve andare da Norcia a Todi. In questo quadro, credo che una collaborazione sia possibile laddove vi è chiarezza di intenti, e Todi possa essere considerata come la mobilitazione di nuove energie e non come l’anacronistica e nostalgica riedizione di partiti unici fuori dalla storia. Una volta fissata la centralità dei contenuti rispetto ai contenitori credo che un piccolo contenitore possiamo costruirlo”.

E un piccolo contenitore c’è già: è l’associazione degli Amici di Norcia, sintesi e insieme laboratorio di questi sette anni di impegno politico, civile e sociale. Obiettivo: segnalare “metodo, delle tematiche, la volontà di confrontarci e di andare avanti”. In questo quadro, “non si può liquidare ciò che una storia carismatica ha prodotto in termini sia istituzionali che politico-culturali, non si possono mettere da parte le battaglie condotte in difesa dei principi non negoziabili che rappresentano il pavimento sul quale costruire la casa. La capacità di crescita del paese può essere sostenuta prima di tutto attraverso il valore della vita, la cultura della responsabilità, la funzione della famiglia e dei corpi sociali intermedi.

E’ il significato del ‘manifesto’ di Norcia che non a caso, ribaltando la consuetudine, quest’anno viene messo nel campo aperto di una collaborazione e di un impegno inclusivo.  In particolare, l’affermazione pubblica dei valori non negoziabili della persona, “rappresenta la fondamentale discriminante per l’identità dei partiti, delle coalizioni, dei governi, dei corpi sociali. Gli stessi corpi sociali che si collegano esplicitamente alla dottrina sociale della Chiesa possono concorrere alla realizzazione di questi valori nella realtà, attraverso relazioni sindacali funzionali a far riconoscere all’impresa la necessità della procreazione, la conciliazione del lavoro con gli impegni familiari e alle amministrazioni pubbliche le doverose riorganizzazioni per garantire, anche in forme sussidiarie, protezione della fragilità umana”.

La sollecitazione di monsignor Paglia va in questa direzione, perché la crisi che l’Italia e l’Occidente stanno vivendo “è talmente ampia che serve una nuova audacia ed una nuova fantasia da parte dei cattolici”. Ciò non vuol dire ridurre il tutto alla scelta di un partito; serve altro e di più: serve una risposta “plurale” ma per far questo bisogna mettere in campo, sistemare sull’aia questa ricchezza e condividerla, guardando con “creativa creativa tensione a come spenderla”. Il punto dal quale partire è chiedersi che paese “si vuole costruire per il domani, quale società; insomma serve una visione di prospettiva”. Nella sua relazione si “Chiesa, poliarchia e bene comune”, monsignor Paglia sottolinea che “ogni generazione cristiana, a seconda della situazione storica, è chiamata a riscoprire la relazione con la città nella chiarezza della differenza e nella forza del legame”. Indica un cammino di discernimento che non si riduce alla semplice applicazione delle verità della fede, alla concreta realtà storica, piuttosto “allumile e paziente ascolto della parola di Dio, in consonanza con la tradizione della Chiesa, che si rivela anche attraverso ‘i segni dei tempi’ presenti nella vicenda umbra. La chiesa non si limita unicamente a proclamare principi, accetta piuttosto la sfida della costruzione storica assieme agli uomini di buona volontà perchè la città sia più giusta e umana”.

Nella replica alle decine di interventi che hanno caratterizzato “Incontri di Norcia”, il ministro Sacconi rivendica con forza la rilevanza della cultura cattolica nella società e l’azione del governo affermando che a Todi “non potranno solo parlare di contingenza della vicenda politica e sociale ma confrontarsi con un tema molto chiaro: i valori della tradizione cristiana hanno o non hanno rilevanza pubblica? E ancora: sono il basamento sul quale costruire una nuova idea di società? Anche di fronte ai fatti di Roma “dobbiamo confrontarci, riflettere anche sulle tesi giustificazioniste di tante anime belle che forse hanno avuto cattivi maestri e cattivi genitori troppo concentrari su se stessi che non sui figli. Quei figli che oggi potrebbero diventare cattivi banchieri”. Il punto, secondo Sacconi è che non si può scambiare un pezzo di valori non negoziabili con un po’ di spesa pubblica magari a favore di onlus, fondazioni, associazioni. Sono proprio quei principi rispetto ai quali è impossibile accettare qualsiasi compromesso che definiscono “l’identità dei partiti, dei corpi sociali e di politiche pubbliche coerenti”. L’idea per la quale in questo tempo si rivendichi come precondizione una sorta di nuovo centralismo statale “è sbagliata; troppo facile rivolgersi sempre e solo allo Stato” quando magari Regioni e enti locali non gestiscono come dovrebbero le risorse destinate al sociale”. Tutto ciò presuppone una assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti in campo (Stato, enti locali, associazionismo, politica), nessuno escluso. Tutto ciò, chiosa Sacconi, “richiede impegno, costanza, coerenza, chiarezza di intenti e valori di riferimento imprendibili sui quali calibrare l’azione pubblica. Tutto ciò costa fatica, certo, ma con la fatica si costruisce meglio”.