La strada di Napolitano per uscire dalla crisi è tutta in salita
25 Gennaio 2008
Una crisi al buio. O quanto meno una situazione complessa
quella che si è aperta ieri con la caduta del governo Prodi al Senato. Questo
il quadro politico che si pone dinanzi al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano,
che oggi ha iniziato il giro delle consultazioni. Un quadro che come temeva il
Colle si è complicato per l’insistenza di Prodi di voler andare fino in fondo a
Palazzo Madama. Un collasso che ha rafforzato le richieste di chi ormai vede le
elezioni come unico rimedio a questa situazione.
Questo quindi il fiume
politico, reso ancora più turbolento da correnti contrapposte, che cercherà di
guadare il Capo dello Stato con consultazioni definite da lui stesso “meticolose
ma rapide”. Giro di orizzonti che si concluderà martedì con il confronto prima
con Forza Italia e poi con il Partito Democratico. Una tabella di marcia che
porta a prevedere che al massimo solo nella metà della prossima settimana si saprà
quale strada avrà preso la politica italiana: quella delle elezioni o di un
governo di transizione per fare le riforme. Ma per il momento l’ipotesi di una
continuazione della legislatura sembra essere alquanto remota. Nel
centrosinistra fermamente convinti della necessità di un governo di transizione
sono solo Rifondazione Comunista e Pd. Più defilati Verdi e Pdci che ipotizzano
al massimo un esecutivo per la modifica della legge elettorale ma purchè sia
sostenuto da tutta l’Unione e guidato da Prodi. Invece Italia dei Valori ha già
fatto sapere di volere le elezioni.
Tornando a Rifondazione questa mattina il
capogruppo alla Camera Migliore ha ribadito la posizione del suo partito che
vuole “un governo per le riforme”. Probabilmente questo chiederà anche lo
stesso presidente Bertinotti oggi a Napolitano. Ma sull’ipotesi di un governo
istituzionale si è subito sfilato uno che molti accreditavano come possibile
premier e cioè Franco Marini. Il presidente del Senato ha precisato di “non
aspirare ad alcun incarico”. Un “no” che certamente non bloccherà i tentativi di Napolitano,
più di tutti intenzionato a non andare subito alle elezioni lavorando
all’ipotesi di un governo che faccia almeno la riforma elettorale.
La lista di
nomi che ha nel cassetto infatti è lunga e quindi lo stop di Marini non
dovrebbe far tramontare l’ipotesi. Per quanto riguarda il Pd la posizione del
partito è stata ribadita ieri sera subito dopo la caduta del governo al Senato da
Walter Veltroni spiegando che è “arrivato il tempo della responsabilità” e che
“bisogna evitare le elezioni anticipate”. E lo ha ripetuto anche oggi all’uscita
dalla riunione dei vertici del Pd l’ex premier Romano Prodi: “Nel Partito
democratico c’è accordo nel non volere elezioni anticipate: la nostra linea è
quella per un Governo che faccia la legge elettorale”. Escludendo, poi, di
poter essere lui a guidare un governo istituzionale. Una compattezza che è solo di facciata e che invece nasconde frizioni e contrasti.
Infatti la frase “adesso è giunto il momento perchè dentro il Pd si faccia
autocritica” lanciata da Parisi poco prima di entrare nella riunione dimostra
che è in atto una guerra all’interno del partito i cui esiti saranno tutti da
verificare.
Sul fronte del centrodestra, invece, l’ipotesi di un governo per la
riforma della legge elettorale trova disponibile solo l’Udc di Casini che però
preferisce parlare di governo di responsabilità nazionale appellandosi “alle
forze politiche del centrodestra e del centrosinistra”. Chiaro l’intento
dell’ex presidente della Camera di non volersi avventurare da solo in
trattative con il centrosinistra. E’ troppo ghiotta la prospettiva di tornare
al governo per mettere in crisi i rapporti con la CdL. Ma da Forza Italia
giunge forte lo stop a qualsiasi ipotesi di rimandare il voto con Berlusconi che
dice: “Si deve votare con questa legge nel più breve tempo possibile. Il Paese
ha bisogno di un governo immediatamente operativo”. Ed in vista delle imminenti
elezioni spiega anche che visti i tempi ristretti il PdL potrebbe non
debuttare. Elezioni subito, che trova d’accordo anche Gianfranco Fini per il
quale ormai “siamo alla vigilia di nuove elezioni. L’Italia ha bisogno di un
Governo, non di una melina. Napolitano ne prenda atto e sciolga le Camere”. Al
Capo dello Stato, quindi, l’onere di trovare la soluzione. Davvero non
semplice.