La strage di Bologna tra totem e tabù

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La strage di Bologna tra totem e tabù

05 Agosto 2008

Può essere annoverata tranquillamente tra le grandi anomalie italiane: è la tendenza a trasformare le verità processuali in totem, fino al punto da renderle vere e proprie “verità di Stato”. Le polemiche che si sono aperte dopo la commemorazione della strage di Bologna ne sono un chiaro esempio. 

Nonostante nelle ultime ore non siano mancati nomi insospettabili della sinistra italiana – sfidiamo chiunque a considerare come pericolosi revisionisti neo, post o ex fascisti Giovanni Pellegrino, Rossana Rossanda o Furio Colombo – a sollevare almeno qualche dubbio su una sentenza che presenta non pochi elementi di incertezza, quando si riparla di Bologna, dell’eversione nera, di Fioravanti, la Mambro e Ciavardini vi è ancora chi si rifiuta di prendere in considerazione anche solo l’ipotesi di un confronto sugli elementi nuovi  emersi nel corso delle inchieste parlamentari. Vi è ancora chi si oppone senza indugi alla possibilità di esercitare un vaglio critico sull’esito di un processo che ha ancora in sospeso troppi interrogativi. Quasi rappresentasse un tabù anche solo pensare che le cose possano essere andate diversamente.

A qualsiasi fatto storico ci si riferisca, quando esistono gli elementi per aprire un dibattito e non cedere al conformismo, scindere la ricerca della verità storica dal condizionamento ideologico sarebbe da parte di tutti un atto di responsabilità e di serietà, indipendentemente dalle proprie opinioni politiche e dal ‘colore’ degli eventi sui quali ci si interroga. 

Se in Italia accadesse questo si potrebbe almeno cominciare a pensare che il nostro possa essere un giorno un paese normale.