La strana selezione di Pechino per le prossime Paralimpiadi

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La strana selezione di Pechino per le prossime Paralimpiadi

27 Giugno 2008

Pechino 2008, meno 44. E meno 74 giorni all’inizio dei tredicesimi Giochi paralimpici della storia, in programma dal 6 al 17 settembre. Quando le luci della ribalta si saranno ormai spente, sopra il palcoscenico calcato dagli atleti normodotati.

Dopo l’atletica di Usain Bolt e la ginnastica di Vanessa Ferrari, via ai tornei di basket in carrozzina, alle corse di handbike, alle partite di goalball per disabili sensoriali. Venti in totale le discipline in programma, quasi cinquecento le medaglie messe in palio e oltre quattromila i paralimpionici impegnati a contendersele, accompagnati da circa tremila tra tecnici, assistenti e resto degli staff federali, provenienti da almeno centocinquanta nazioni. Questi i primi numeri di un’edizione davvero speciale, dei cosiddetti Giochi speciali. Fanno la differenza, cultura tradizionale e politiche nazionali sulle disabilità, recuperata e rilanciate dal governo del Partito. Ancora una volta, sempre per la conservazione del potere e dei privilegi di pochi, giammai per i diritti e per le libertà di tutti.

Certo, “nel mondo cinese si sono fatti progressi sulla questione dei disabili”, osserva Bernardo Cervellera nel recente “Il rovescio delle medaglie. La Cina e le Olimpiadi”. Ma bisogna considerare che “i portatori di handicap, per Mao, nemmeno ‘esistevano’. E che anche adesso si pratica l’aborto eugenetico per eliminare figli con possibili ritardi, disfunzioni, malformazioni” ricorda altresì il direttore dell’agenzia AsiaNews.

La Federazione per le persone disabili è l’organo governativo centrale che, da una parte, gestisce minime politiche d’assistenza e integrazione, ivi compresi il sostegno e l’avviamento alla pratica sportiva (anche attraverso il giovane Comitato paralimpico di Cina e Taipei). D’altra parte, però, la stessa Federazione si accaparra la gestione di fondi e servizi che sarebbero senz’altro meglio impiegati, dalle ong e da vari gruppi interfamiliari già presenti sul territorio, attivi localmente e casa per casa. Niente da fare. Il Partito teme ancora che qualcosa o qualcuno sfugga al suo controllo, perciò continua a misconoscere la libertà d’associazione. 

Figuriamoci, il principio della sussidiarietà e la valorizzazione del privato sociale. Il governo non vede altre soluzioni, né sente le ragioni espresse dagli operatori del settore, come quelle esposte in una lettera aperta firmata Meng Weina, fondatrice dell’associazione Huiling.

“La Cina non capisce la realtà della vita del popolo e crede che tutto ciò che viene organizzato dal basso, sia potenzialmente dannoso”: così recitava la missiva del marzo scorso, inoltrata a Cio e Comitato paralimpico internazionale. Nel frattempo, si rincorrono le voci su possibili criteri ‘politici’ adottati quale unico sistema di valutazione, per la formazione della nazionale cinese sport disabili. Dentro chi ha sempre svolto l’attività sotto l’egida della Federazione, chi giura fedeltà al Partito e gli promette una medaglia, chi accetta di sottoporsi a metodi d’allenamento standardizzati. Fuori chi vanta titoli e prestazioni conseguiti all’estero, fuori chi è stato ridotto paraplegico dai carri armati di piazza Tiananmen, e anche se è un lanciatore più che competitivo (Fang Zheng). Ecco la selezione di Pechino per le prossime Paralimpiadi. Quando i Giochi si fanno vicini, i duri cominciano a giocare.