La strategia estremista di Vendola che non può piacere ai moderati
12 Dicembre 2011
di M.M.
"Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuole approdare", diceva Seneca. Se anche il vento fosse davvero cambiato, come recitava non troppo tempo fa uno slogan dei democratici, la saggezza antica insegna, però, che non necessariamente Bersani potrebbe trarne vantaggio. Nel guado com’è tra il tentativo di approdo a un’alleanza con Casini e i moderati, da una parte, e la rotta impressa con la famosa "foto di Vasto" in compagnia di Vendola e Di Pietro, dall’altra, il segretario del Pd rischia di mettere il centrosinistra in mano a chi una strategia precisa per tentare la scalata a Palazzo Chigi, invece, ce l’ha. Che poi sia una strategia vincente o meno, questo è un altro discorso, ma Nichi Vendola è già pronto a giocarsi la sua partita capitalizzando gli effetti della crisi e lo scontento verso il governo tecnico ma, soprattutto, verso chi l’ha sostenuto. Pd compreso.
Se non è difficile immaginare che l’austerity della manovra e delle misure (presenti e future) necessarie a risanare il Paese rimetta in carreggiata quella sinistra a trazione CGIL rimasta fuori dal Parlamento nel 2008, ben più complessa è invece l’analisi di come il potenziale revival dell’ala radicale potrebbe esprimersi all’interno del sistema bipolare e fino a che punto potrebbe sconvolgerlo.
Quello che Vendola offre in termini politici è una leadership in grado di ridare legittimità e protagonismo a quelle frange finite ai margini della politica, ma pronte a rispolverare le vecchie ricette ideologiche e a cavalcare l’ondata di scontento provocata dalla crisi. D’altra parte, Vendola potrebbe confidare in questo bacino elettorale per giocarsi la sua partita sia internamente al centrosinistra che, esternamente, per la guida del Paese.
Ma il vero punto critico della strategia del governatore rosso sta proprio nella sua intuizione, affatto priva di fondamento, che possa verificarsi una significativa radicalizzazione dell’elettorato. La sua, in sostanza, è una scommessa. In nome della quale però si aliena, giocoforza, il consenso dei moderati a cui la foto di Vasto, più che dare speranza, infonde molto timore. Davvero Vendola potrà sperare di vincere la sua partita puntando a capitalizzare lo scontento prodotto dalla crisi? Oppure, a prevalere sarà la consapevolezza che da questo momento critico non si esce con l’estremismo ideologico, ma piuttosto con soluzioni di compromesso dettate dal buon senso?