La terra trema ancora in Emilia. Almeno 15 morti e 200 feriti
29 Maggio 2012
Sono le 12:56, e ancora una volta, la terra trema nel Modenese. Una scossa di trenta secondi, di magnitudo 5.4 della scala Richter, così violenta da essere avvertita fino a Milano. Una nuova, violenta scossa nella stessa area già colpita il 20 Maggio scorso, che segue a quella di stamattina alle 9, di magnitudo 5.8 secondo i rilievi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. L’epicentro tra le località di Medolla, Mirandola, Cavezzo e San Felice sul Panaro. Le vittime già accertate sono 15 e circa 200 i feriti. Per il direttore della Protezione civile dell’Emilia-Romagna, inoltre, sarebbero già 8 mila gli (ulteriori) sfollati. Nuove scosse si sono registrate anche nel pomeriggio, sempre a pochi km da Modena: alle 16.39, di magnitudo 3.9, e alle 17.11, del 3.1.
Una scossa talmente violenta, quella di martedì mattina, da essere avvertita in modo sensibile in tutto il Nord Italia, fino a Torino, Milano, Venezia e Trieste. In Val d’Aosta sono stati evacuati gli uffici della Regione. A Bologna la rete mobile è andata fuori uso, e il Comune ha invitato tutti i cittadini a togliere le password dalle proprie reti wireless private per favorire le comunicazioni tra persone in difficoltà e soccorsi. Inoltre, tutta la circolazione ferroviaria in partenza da Bologna è stata interrotta.
E’ impressionante la lista degli edifici crollati: capannoni industriali, scuole (il solaio di una scuola a Ostiglia, fortunatamente già evacuata), ed edifici che stavano in piedi da centinaia di anni sono venuti giù come se fossero di carta. "Non è naturale che crollino edifici ogni volta che la terra si scuote. In altri paesi non succede", è stato il commento del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, durante il suo intervento alla presentazione del Rapporto annuale dell’Inps.
Nell’arco di un’ora e mezza dalla prima scossa, sono crollati il Duomo e la Chiesa di San Francesco a Mirandola, il castello di Finale Emilia, il teatro comunale di Cento, la torre di San Felice sul Panaro, la chiesa di Poggio Renatico e di San Possidonio. A Cavezzo, il sindaco ha dichiarato il crollo di 3/4 degli edifici della città, a Cento sono collassate diverse abitazioni. Persino a Venezia una statua è precipitata, fortunatamente senza causare vittime.
Quel che ora si teme maggiormente è l’attivazione di più faglie, una condizione che potrebbe lasciare “spazio per altri terremoti di grande entità”, citando il parere del sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Alessandro Amato.
Nel frattempo, il mondo politico ha espresso solidarietà alla popolazione colpita da questa nuova sciagura a così breve distanza dal primo terremoto. A esprimersi in tal senso, il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, durante il suo intervento di oggi a Bruxelles, e il presidente del Pd Pier Luigi Bersani. Il premier Mario Monti ha dichiarato: “Lo Stato farà tutto il possibile nei tempi più brevi. I cittadini abbiano fiducia, l’impegno dello Stato è garantito”.
Un intervento appoggiato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da Udine si dice "convinto che il Paese sarà in grado di superare presto questo momento". Il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, invece, da Palazzo Chigi rassicura: "Tutto sarà ricostruito, come già detto da Monti, e la nostra regione non sarà lasciata sola". Promesse importanti, in un’area in cui occorrerà rimboccarsi le maniche. Parole di vicinanze sono arrivate anche da Oltretevere: il Papa, Benedetto XVI, ha voluto esprimere il suo "grande dolore per le vittime del terremoto".
Le normali attività lavorative e scolastiche della zona hanno subito notevoli ripercussioni: a Sassuolo, Bologna, San Lazzaro e San Giovanni in Persiceto, per esempio, domani le scuole di ogni ordine e grado rimarranno chiuse. Sospesa, invece, l’attività lavorativa negli stabilimenti della Ferrari "per permettere a tutti di raggiungere le proprie famiglie".
Mercoledì il Consiglio dei ministri: all’ordine del giorno vi saranno le misure necessarie per fronteggiare al meglio l’emergenza. In forte dubbio la consueta parata del 2 Giugno. Al riguardo, l’ultima parola spetta al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.