La transizione al Presidenzialismo passa da Napolitano e il governo Letta

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La transizione al Presidenzialismo passa da Napolitano e il governo Letta

La transizione al Presidenzialismo passa da Napolitano e il governo Letta

24 Aprile 2013

Cosa sta succedendo? Se lo chiedevano, curiosi, in molti all’estero, e, con preoccupazione, tutti in Italia. Il Presidente della Repubblicaha iniziato a fornire la prima risposta e con ampia motivazione.
Giorgio Napolitano è l’ultimo Padre Costituente ancora impegnato nell’attività politico/istituzionale. Lo è per aver risposto alla preghiera rivoltagli dai partiti che lo hanno nuovamente eletto con numeri bulgari Presidente della Repubblica. E c’è da giurare che non mancherà di fare pesare questa nuova e più qualificata investitura nel corso del suo secondo settennato ma numerosi cirri segnalano la presenza di forte vento in quota e basterebbe un abbassamento della pressione politica per far ritrovare l’Italia in mezzo ad un ciclone politico senza alcuna possibilità di scampo.

Dopo aver arronzato, in Parlamento riunito in seduta comune, i partiti e, di striscio, anche gli Italiani, Napolitano ha detto chiaro quello che avrebbe fatto. E due giorni dopo ha iniziato a farlo. Alla lettera.
Ha incaricato l’on. Enrico Letta, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Prodi e attualmente vicesegretario del PD, di formare non “un” governo ma un governo di larga convergenza. L’Incaricato ha comprensibilmente stemperato una locuzione ostica per il suo partito parlando di “governo al servizio del Paese”, rimane che il governo Letta (se nascerà) sarà politico e sostenuto da una maggioranza il cui asse portante sarà l’alleanza politica PD-PDL con Lega e Scelta Civica a rinforzo. E il programma sarà stilato sulla falsariga di quanto proposto dai saggi presidenziali tanto snobbati. Importante è stato anche iniziare a semplificare le liturgie parlamentari che hanno ingessato l’Italia dal 48 e contribuito a condurla fino dove siamo dopo che era stato superato il proporzionalismo puro per favorire la nascita di un partito di Centro per cui non c’è posto in quantoquello èil titolo del modo di far politica dei moderati.

Di fronte alle decisioni del Presidente molti sono i nostalgici sorpresi dalla pretermissione di Giuliano Amato, di là e di quà; più ancora i risentiti per la scelta del vice-segretario cattolico e margheritiano del PD, di là; innumerevoli gli stizziti per una successione generazionale che esclude gli over 60 ma non sembra promuovere gli under 40, di là e di qua; uno solo cui si complica il futuro, di là! In pieno overindulging il Centrosinistra, che pure doveva essere agevolata dall’unimatrice centralistica delle componenti, continua ad agitarsi per timore del suo elettorato. E non  riesce a cogliere che la salvezza passa dalla difesa dal ripensamento della struttura organizzativa funzionale a coordinare pochi vecchi e tantinuovi potenzialielettori. Così da ritrovarsi frazionato lui stesso.

Per ironia della sorte padrino di battesimo di quella che si annuncia, e tutti si augurano, la terza repubblica sarà un uomo del passato politico remoto. Un protagonista di lungo corso che ha subito e superato la conventio ad exludendume oggi intenzionato a far compiere ai partiti un passo indietro per stilare unaconventio ad includendumgli Italiani tutti.

E’ probabile, ed augurabile, si appresti altresì a farci superare la democrazia parlamentare e il mito del titolo I della Costituzione. Perchè ambedue hanno fatto il loro tempo e sono stati fratturati dal frazionismo sociale che in Parlamento è divenuto frazionismo politico quindi correntismo partitico. Per cui la presidenza Napolitano e il governo Letta hanno valenza specifica. Sono difatti in condizioni di accompagnarela transizione alla Democrazia presidenziale, probabilmente alla francese, che sembra nel futuro dell’Italia per il bene dell’Italia. Se così sarà, le cronache politiche registreranno che il passaggio dal parlamentarismo al presidenzialismo non è seguito al cesarismo di Berlusconi ma alla demolizione del parlamentarismo causato dal frazionismo partitico. Notiziadi scarso rilievo rispetto alla notazione che con il parlamentarismo seppelliremola sindrome di diversitàdella Sinistra che da sessant’anni impedisce l’unificazione degli Italiani nel Popolo italiano.

Negli ultimi vent’anni questa sindrome si è nutrita del presunto populismo deviante del Berlusconismo,dei suoi eccessi politici e debaclè etichema anche dagli ammiccamenti verso blackblock, centri sociali, no-global e ora M5S. Era però una patologia dovuta ad un errore interpretativo della Società italiana da parte della Sinistra. Un errore figlio di una promessa rivoluzionaria mai mantenuta. Di questa falsa promessa l’Italia ha pagato ad ogni rinnovoil prezzo di ricorrenti tensioni sociali e politiche e l’impossibilità di diventare Nazione. Se pertanto ci dovesse essere l’ennesima scissione a sinistra del PD speriamo sia per altra ragione. Il PD deve avere il coraggio di prendere atto di tutto questo e collaborare per fare uscire l’Italia dall’impasse. Con un Comunista doppiamente ex.