“La Tunisia di Ben Alì è stata liberata dai giovani e dal web”

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“La Tunisia di Ben Alì è stata liberata dai giovani e dal web”

15 Gennaio 2011

Sapevamo che in Tunisia stava accadendo qualcosa di grosso, una rivoluzione nata dai giovani e sposata dal mondo musulmano moderato che ha fatto tremare i palazzi del potere e costretto a una ingloriosa fuga il presidente Ben Alì. Neppure 48 ore fa c’era ancora qualcuno disposto a sostenere che le promesse improvvisate e le tardive aperture del capo di stato nordafricano sarebbero state sufficienti a rovesciare il corso delle cose – e non è stato bello, da parte dei media occidentali, quel prestare il fianco alla proganda diffusa dagli apparati dell’informazione locale – ma alla fine dei giochi le parole che avevamo evocato per descrivere la battaglia di chi manifestava in piazza, come libertà, diritti umani, lavoro, si sono riempite di senso, un significato che esploriamo con l’aiuto di Souad Sbai, deputata del Pdl che ha festeggiato la giornata di ieri come un "successo per la libertà". 

Onorevole, chi ha sconfitto Ben Alì?

Quella in Tunisia è stata una vittoria dei giovani. Le rivoluzioni si fanno ancora in piazza ma si è accresciuta anche enormemente l’importanza di Internet per cambiare le cose. Ormai nessuno è immune alla forza della Rete.

Chi altro vince?

L’islam moderato, laico, anche molto laico. La vicenda di Ben Alì dimostra che i diritti umani vengono prima del pane. Non era una questione di prezzi ma una questione morale.

Un successo di cui le potenze occidentali possono rivendicare qualche merito?

Non direi. Ripeto, è stata una vittoria interna. Gli Stati Uniti e l’Occidente non hanno saputo denunciare che in Tunisia e nel Maghreb i diritti umani venivano schiacciati. Abbiamo chiuso gli occhi sulle minoranze, sulla condizione in cui venivano ridotti i giovani e le donne e invece…

Certe parole d’ordine continuano a dimostrarsi vincenti

Sfido quelli che dicono che non si può "esportare la democrazia". Offendono quei giovani che si stanno sollevando nel mondo arabo, che hanno la mente libera, forse solo virtualmente ma ce l’hanno.

Come mai i "nostri" ragazzi sembrano sordi a queste battaglie? In fondo Tunisi è più vicina di Teheran

Potrei sbrigarmela dicendo che si tratta di provincialismo ma in realtà è un discorso più complesso. I giovani italiani, i giovani occidentali, hanno già tutto. Hanno già la libertà ma hanno anche perso i vecchi punti di riferimento. C’è invece chi deve battersi 24 ore su 24 se vuol conquistarla.

All’orizzonte la grande onda iraniana…

La vera rivoluzione verrà dall’Iran. I giovani iraniani hanno subito il fondamentalismo religioso ma sanno anche che personaggi come Ahmadinejad non torneranno più.

Con Ben Alì fallisce il socialismo arabo

Era un socialismo corrotto, siamo caduti tutti in quell’errore. Un socialismo che ci ha consegnato all’estremismo islamico.

Adesso però c’è il rischio che arrivino gli estremisti

Sa cosa le dico? Sto vivendo un momento bellissimo, sono molto felice. So certamente che questo rischio è possibile ma non sarà peggio di una dittatura lunga un ventennio.

Che ruolo hanno giocato i militari nella crisi?

Va riconosciuto ad alcuni ufficiali di essersi ribellati: si sono dimessi, hanno bruciato le loro carte d’identità, hanno rifiutato di contrastare con la violenza le manifestazioni popolari. Ma mi fermo qui, in democrazia i militari devono restare al loro posto. Non è compito loro governare.

Cosa accadrà da oggi?

Il premier Gannouchi andrà in parlamento, otterrà un mandato o si sceglierà qualche nome nuovo in attesa delle prossime elezioni.

Che tipo è Gannouchi?

Uno di quelli che in Tunisia chiamano i "non corrotti". Passare il potere nelle sue mani è l’unica cosa buona che abbia fatto Ben Alì.

Il sottosegretario agli esteri Stefania Craxi ha chiesto di riconoscere i "giusti meriti" del presidente tunisino

Preferisco la posizione del ministro Frattini.

La Francia invece lo ha scortato con i suoi Falcon

I francesi non hanno forse dato ospitalità a Khomeini e a tanti altri terroristi arabi? Oggi Parigi gode di un monopolio in Nordafrica, negli ultimissimi anni ha rafforzato ancora maggiormente la sua posizione.

E la sinistra in Occidente?

Vedo molta ipocrisia. In Francia la chiamano "gauche burqa", la sinistra che relativizza le culture e non distingue il bene dal male, la sinistra che ha abdicato ai suoi stessi valori, giustificando governi autoritari e illiberali.