La Turchia tra attentati e crisi economica riallaccia con Israele

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La Turchia tra attentati e crisi economica riallaccia con Israele

12 Dicembre 2016

Sono 235 gli arresti effettuati dalle autorità turche per presunti legami con i militanti curdi in blitz su tutto il territorio nazionale all’indomani del doppio attacco allo stadio di Istanbul in cui sono morte 44 persone. 

“Vogliamo che tutti sappiano che non otterranno nulla nascondendosi dietro i partiti, alle spalle dei politici e dietro quei media che li proteggono”, ha detto il ministro dell’Interno Suleyman Soylu.

Soylu ha promesso che i responsabili dell’attacco di sabato, rivendicato da un ramo del gruppo militante Pkk, saranno “spazzati da questa geografia. La nostra gente si aspetta da noi che sconfiggiamo ed eliminiamo questa organizzazione terroristica, che ha attaccato la nostra nazione per 40 anni”, ha ribadito Soylu durante una visita di condoglianze al quartier generale della polizia a Istanbul. La maggior parte delle vittime erano agenti delle forze speciali. Oggi si sono svolti i funerali per il secondo giorno consecutivo alla presenza dei ministri del governo. 

La Turchia è un paese estremamente polarizzato e fratturato, che solo nell’ultimo anno ha subito grandi traumi. In tale contesto, il Pil nazionale, dopo i livelli record raggiunti negli anni scorsi, ha registrato un rallentamento nell’ultimo trimestre. E’ la prima volta dal 2009 che il Pil turco diminuisce su base annuale dal terzo trimestre del 2009, quando era stato registrato un calo del 2,8 per cento.  

Sul versante della politica estera, la Turchia riallaccia i rapporti con Gerusalemme, attraverso l’insediamento dei nuovi ambasciatori. La designazione di entrambi gli ambasciatori rientra nell’accordo raggiunto nell’estate scorsa da Turchia e Israele per la normalizzazione dei rapporti bilaterali, dopo sei anni di gelo diplomatico. 

I rapporti tra i due paesi erano stati interrotti in seguito all’incidente che nel 2010 ha coinvolto la nave turca Mavi Marmara, durante il quale erano morti dieci attivisti turchi che cercavano di violare l’embargo a Gaza via mare. Poco dopo l’incidente i due governi richiamarono in patria i rispettivi ambasciatori.

Eitan Naeh, nuovo ambasciatore israeliano in Turchia, è stato ricevuto la settimana scorsa dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ed entrerà ufficialmente in carica domani; mentre l’incarico di quello turco in Israele, Kemal Okem, prenderà il via ufficialmente entro la prima settimana di dicembre. 

Lo scrive il sito del quotidiano Hurriyet, spiegando che il processo ha subito un’accelerata dopo che l’attuale incaricato d’affari israeliano ad Ankara, Amira Oron, è stato richiamato urgentemente in patria per aver parlato male del suo premier, Benjamin Netanyahu, durante un incontro a Istanbul.

Dunque, Mekin Oke, primo ambasciatore turco in Israele dal 2010, è stato ricevuto dal capo dello Stato israeliano presso la sua residenza a Gerusalemme: nell’occasione il presidente ha offerto le sue condoglianze per la morte di 44 persone nel duplice attentato di sabato a Istanbul. Rivlin ha manifestato la speranza che lo scambio di ambasciatori tra i due Paesi possa “aprire una nuova e promettente pagina” nelle relazioni tra Israele e Turchia

Okem è stato consigliere diplomatico del primo ministro Binali Yildirim e dell’ex premier Ahmet Davutoglu. Precedentemente Okem ha lavorato presso il dipartimento sul Medio Oriente del ministero degli Esteri turco, e ha ricoperto incarichi presso le ambasciate turche a Londra e Riad. Infine, il nuovo ambasciatore turco in Israele ha prestato servizio presso la rappresentanza permanente di Ankara presso la Nato. 

Secondo quanto riferisce il quotidiano israeliano “Times of Israel”, il nuovo ambasciatore israeliano in Turchia Na’eh ha dichiarato ai giornalisti di essere molto felice di ritornare in Turchia come ambasciatore: “Abbiamo molto lavoro da fare”. 

Na’eh ha ringraziato la Turchia per il sostegno fornito per spegnere gli incendi divampati la scorsa settimana in diverse città di Israele, e ha ringraziato per l’accoglienza ricevuta prima di dirigersi verso la sede della rappresentanza diplomatica.