La tv dei Faziosi contro il Cavaliere

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La tv dei Faziosi contro il Cavaliere

09 Novembre 2010

La figura di Giovanni Falcone messa in campo per dimostrare il teorema che in questo Paese non è possibile prendere posizione contro il potere e che subito si mette in moto la «macchina del fango». Una tirata lunghissima quella di Roberto Saviano a «Vieni via con me» di Fabio Fazio, seguita a ruota dalla valanga umoristica di Roberto Benigni. Nel mirino il governo ma soprattutto Berlusconi. Saviano ripercorre la vicenda del magistrato Falcone fino alla sua uccisione per dire che «la macchina del fango mette a rischio la democrazia». «Rispettare la privacy è un conto, ma ci sono aspetti della vita privata di un politico che hanno rilevanza pubblica. Una cosa è la privacy, un’altra è scegliere le proprie amiche da candidare; un’altra è finire nelle mani di estorsori: quella smette di essere privacy e inizia ad essere condizionamento della cosa pubblica».

Poi sottolinea che Fini «è stato intimidito» con la questione della casa di Montecarlo; stessa cosa è accaduta a Boffo che per aver criticato il governo è stato vittima della stessa «macchina del fango»; così pure Caldoro che ha visto strumentalizzare la sua omosessualità da Cosentino. Questi esempi per dire che chi «si pone contro certi poteri, contro questo governo, viene attaccato dalla macchina del fango, che parte dalla vita privata. Stai per scrivere un articolo e pensi domani mi attaccheranno, e forse quell’articolo non lo scrivi. Prima di criticare ci pensi un po’ e così inizia a incrinarsi libertà di stampa». Saviano arringa: «C’è differenza tra inchiesta e diffamazione», perchè «la diffamazione usa un solo elemento e lo costruisce contro la persona che decide di diffamare». Lo scopo del meccanismo è «poter dire: siamo tutti uguali» e invece «dobbiamo sottolineare le differenze». Poi ricorda che «dopo la strage di Capaci subito le critiche a Falcone si sono ammutolite, tutti sono diventati grandi amici, nonostante in vita avessero cercato di isolarlo». Il magistrato fu accusato di «carrierismo, di agire per interesse personale, attaccato da giornali e trasmissioni televisive». «Io penso sempre alla forza e al talento di una persona – continua lo scrittore – che amava vivere, che pensava di poter essere felice solo se lo sono anche gli altri. E che il diritto è l’unica premessa per la felicità».

Il teorema contro il governo non si è fermato all’intervento di Saviano. Fazio ha chiamato Vendola a leggere un lungo elenco: ventisette sinomini per «omosessuale»; una risposta alla frase del premier Berlusconi («Meglio guardare le belle ragazze che i gay») al quale si è poi rivolto direttamente: per me è molto meglio essere felici. L’affondo conclusivo è stato affidato a Roberto Benigni. Un lungo monologo un po’ tirato e senza nemmeno tanti spunti originali, tutto giocato sullo scandalo di Ruby. «Ma se questa cosa è una vendetta della mafia, Saviano tutte le sere ha le sfilate di Miss Italia? Trovi tre escort in bagno e dici: maledetto Provenzano!. La mafia con me non si vendica mai, non è che mi fareste trovare due brasiliane?» E poi ha rivolto un «appello» a Rosy Bindi: «Vai là e digli che sei maggiorenne, tutto regolare mi raccomando, e quando resti sola con lui digli chi sei! Rosy non devi temere niente perchè se ti arrestano basta che dici che sei la suocera di Zapatero». Poi: «Silvio non ti dimettere, ci rovini. Non si lavora più, Santoro, Fazio, l’Unità, la Repubblica, gli avvocati non lavorano più, Ghedini tornerebbe a fare i soliti film horror. Silvio, tieni duro, proprio duro…».

Benigni insiste sulla crisi che «è micidiale, l’ha detto Draghi, in Italia siamo cresciuti pochi e Brunetta si è incazzato per questa battuta cretina. Ora ci sono nuove leggi sugli immigrati: devono imparare a parlare l’italiano, devono pagare le tasse, rispettare le leggi, cioè tutte le cose che non fanno gli italiani…». E ancora bordate: «Prima i processi, le cose all’estero, la P2, il caso Mills, il processo Mediaset, la P3 e il capo, tale Cesare che non si sa chi è. Lui (Berlusconi) dice che tutti sono contro lui, sono tutti di sinistra. Pensa se fosse di sinistra anche il Pd, come si arrabbierebbe. Mi raccomando Bersani, non lo fare arrabbiare…».

(Tratto da Il Tempo)