La Ue apre le porte alla Turchia: via libera abolizione visti
04 Maggio 2016
La Commissione Europea è già pronta a piegare la testa e oggi potrebbe concedere l’entrata senza visto nello spazio Schengen ai cittadini di Ankara. Nelle scorse settimane Ankara aveva più volte minacciato di rovesciare il banco in caso di un mancato via libera. Ma nello stesso tempo il Parlamento ha lavorato a testa bassa, in un vero e proprio rush finale, per adottare il maggior numero di riforme richieste dall’Europa. Lo stesso portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas ha sottolineato, che “il governo turco ha adottato un decreto con cui ora permette ai cittadini di tutti e 28 gli Stati membri Ue”, compresi quelli di Cipro e Grecia, “di entrare in Turchia senza visto”.
L’Europa pur di accondiscendere alle pretese del presidente Recep Tayyp Erdogan e del suo premier Ahmet Davutoglu è pronta a ignorare le 72 condizioni poste inizialmente per cancellare l’obbligo di visto. Alla base di tutto c’è un evidente ricatto. Un ricatto che l’Unione Europea s’è lasciata imporre concedendo alla Cancelliera Angela Merkel, non si sa in base a quale delega, di negoziare con Erdogan l’accordo per la restituzione dei migranti irregolari alla Turchia. In cambio della promessa turca di smetterla di mandarci profughi, già nei mesi scorsi, alla Turchia erano stati regalati 6 miliardi che ora si aggiungono all’impegno di Bruxelles a cancellare l’obbligo di visto entro fine giugno.
Sulle prime l’impegno sembrava assolutamente teorico. Anche perché Ankara avrebbe dovuto prima soddisfare 72 condizioni poste da Bruxelles, che adesso si manifestano come nient’altro che una farsa. Che la Merkel ha assecondato nella disperata ricerca di una via d’uscita per bloccare l’invasione. «Se l’Europa non rispetta i suoi impegni noi non rispetteremo i nostri», insiste da settimane il premier Davutoglu. E così oggi un’Europa terrorizzata dalla minaccia di dover fronteggiare una nuova invasione di migranti si prepara ad aprire le porte a 79 milioni di turchi.
Fa sorridere che la stessa Commissione che in passato ha preteso da Italia, Grecia e altri paesi membri il cavilloso rispetto di minuziose clausole politico-economiche, adesso si prepara a chiudere entrambi gli occhi sugli abusi di una Turchia che ignora i prerequisiti democratici che vanno dai diritti umani alla libertà d’espressione.
Un esempio? L’attuale legge antiterrorismo, la cui modifica era tra le 72 condizioni, permette al governo di considerare chiunque alla stregua di un terrorista, compresi i giornalisti colpevoli di criticare il governo. Non a caso «Reporter senza frontiere» piazza la Turchia al 151esimo posto nella sua annuale classifica sulla libertà di stampa in 180 paesi definendola «la più grande prigione del mondo per giornalisti».