La Uil traccia un quadro a tinte fosche della realtà pugliese

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La Uil traccia un quadro a tinte fosche della realtà pugliese

10 Gennaio 2012

Stando a quanto relazionato ieri mattina dal Segretario Generale della UIL Puglia, Aldo Pugliese, presso la sede barese del sindacato, quello che ci apprestiamo a vivere ha tutta l’aria di essere un anno fosco per il Paese e per la Regione in particolare: c’è infatti il rischio concreto che si registri “il record delle ingiustizie più roboanti e macroscopiche subite dalle fasce più deboli e precarie della popolazione, una vera, grande macelleria sociale”. Alla base della quale ci sarebbe la mancanza di concertazione con le organizzazioni dei lavoratori da parte tanto del Governo del Presidente Monti, che nelle accuse di Pugliese assomiglia più ad un commissario intento “ad eseguire alla lettera quanto richiesto da Bruxelles”, quanto della Giunta Regionale presieduta da Nichi Vendola, colpevole di rispondere nella maniera sbagliata ad esigenze di rinnovamento in settori quali i trasporti, la sanità ed i costi della politica che, gestiti in maniera differente, potrebbero garantire risultati economicamente rilevanti ed aiutare la Puglia a fronteggiare una crisi che comincia a gravare seriamente sulle tasche dei lavoratori.

La difficile situazione economica mondiale che stiamo vivendo ha costretto le aziende italiane a ricorrere sempre più spesso all’istituto della cassa integrazione guadagni. Dati allarmanti rivelano che nel 2011 l’INPS ha autorizzato interventi di questo tipo a livello nazionale per 953.506.569 ore complessive, il 318,8% in più rispetto al 2008; ciò che più fa riflettere è però il fatto che ad aumentare considerevolmente siano state le ore di CIG straordinaria e in deroga, riservate a quelle aziende che cessano ogni tipo di attività produttiva e che nel maggiore dei casi sono costrette a chiudere definitivamente i battenti. Questa situazione, purtroppo comune all’intero Paese, non ha lasciato indenne la Puglia, anzi: qui negli ultimi tre anni l’autorizzazione alla cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 27,9%, quella alla CIG straordinaria del 312,1% e quella alla CIG in deroga addirittura dell’843,1%. Sempre secondo i dati registrati dalla UIL Puglia, nello stesso periodo l’occupazione ha subito una flessione del 4,1% (a fronte del – 1,8% nazionale) ed il tasso di disoccupazione è passato dall’11,6% al 12,7%. Questi numeri, già di per sé avvilenti, assumono un carattere ancora più preoccupante, per il sindacato, se correlati all’insufficienza delle politiche economiche nazionali atte a valorizzare il Meridione, alla quale solo parzialmente sopperiscono i fondi comunitari, e all’assenza di politiche regionali in grado di risolvere la situazione.

Pugliese bacchetta, in particolare, la Giunta Vendola per le numerose mancanze in tema di trasporti, sanità e costi della politica: a fronte di quella che viene ritenuta dal sindacato una legittima protesta contro Trenitalia, rea di aver “inferto un duro colpo ai trasporti locali, contribuendo a fomentare un processo d’isolamento del territorio”, la Regione però contribuisce in negativo perché “penalizza settori vitali come quelli del commercio e del turismo” sfruttando solo due dei quattro aeroporti di cui dispone, peraltro collocati armonicamente lungo il territorio; un danno a cui si aggiungono la beffa della concessione di 12 milioni di euro all’anno per la sola Ryanair ed i gravi ritardi nella portualità e retroportualità che lasciano la Puglia indietro rispetto alle altre realtà del Mediterraneo.

Un capitolo a parte riguarda poi la Sanità, sulla quale continua a concentrarsi l’88% delle spese della Regione nonostante i tagli di centinaia di posti letto e la chiusura di 19 ospedali disposti nel 2011: la UIL ha denunciato la situazione di circa 1600 dimissionari dagli incarichi tra il personale medico e quello infermieristico (causato dai provvedimenti in tema di pensioni del governo centrale) quale ennesimo attentato alla sanità pugliese ed ha identificato nel progetto del San Raffaele del Mediterraneo uno spreco scandaloso. Nella relazione si ricorda, poi, che i residenti pugliesi pagano una tassa di 3,1 centesimi sul carburante per autotrazione, nelle intenzioni sostitutiva del ticket per la diagnostica e la specialistica per i disoccupati ed i cassintegrati, che ad oggi però non ne sono stati ancora esentati. A tutti questi sprechi, dovuti ad una cattiva gestione della cosa pubblica, si va a sommare l’aumento negli ultimi dieci anni del 40% dei costi della politica, problema tanto economico quanto morale, visto che nello stesso periodo il potere d’acquisto dello stipendio dei lavoratori dipendenti è diminuito, invece, del 30%. La UIL ha sottolineato che in Puglia non sono stati effettuati e non sono previsti tagli di alcun tipo a queste spese e sono state anzi “congelate le indennità di mandato, la diaria, il trattamento accessorio, […] i rimborsi dei trasporti, missioni e rapporti con gli elettori”, che sono rimasti fissati al 30 novembre del 2011, nonostante il sindacato si aspettasse una riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori, una decurtazione degli stipendi dei direttori generali e dei dirigenti delle Asl ed una drastica diminuzione delle missioni (specialmente quelle del Presidente Vendola) autorizzate “disinvoltamente” e “delle sproporzionate somme assegnate alle esternalizzazioni, dei tanti appalti e consulenze”.

Dalla relazione della UIL, insomma è emersa chiaramente la richiesta, probabilmente condivisa da tutte le associazioni dei lavoratori, di essere presa in considerazione nei tavoli in cui si decide del presente e del futuro dei lavoratori. E’ forte però la sensazione che le lungaggini tecniche ed i contrasti tra i sindacati e gli amministratori pubblici costituiscano, troppo spesso, un ostacolo a decisioni rapide, sacrificate da infinite concertazioni. Il che lancia lo spunto per un’altra riflessione, altrettanto importante, sull’indiscutibile ruolo dei sindacati e sulle forme più efficienti attraverso cui avvalersi del loro contributo – che è e resta fondamentale – senza che ciò significhi immobilismo e incapacità di giungere a un cambiamento. Sono temi, questi, che vanno ben oltre la forma, perché incidono sulla sostanza e sulle decisioni che troppo spesso i cittadini aspettano invano. E i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.