Il leader del movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, continua a chiedere che il presidente Draghi
riferisca nelle aule parlamentari sull’invio di armi a Kiev. Eppure, votando il Decreto Ucraina, il parlamento ha già dato mandato a Draghi sulla linea che il nostro Paese seguirà nel corso di un conflitto che non è destinato a finire presto. Putin ha invaso l’Ucraina e non ha alcuna intenzione di fermarsi, anzi, il 9 maggio a Mosca potrebbe annunciare anche una nuova escalation.
Sparare su Draghi per coprire i problemi di Conte
Draghi ha dunque la copertura parlamentare che gli serve. Il ministro della difesa Guerini ha già consegnato al Copasir l’elenco delle armi che forniremo agli ucraini. Le procedure sono state rispettate. Allora perché Conte insiste con la sua richiesta? La risposta non riguarda la Russia, l’invasione russa, la resistenza ucraina. Riguarda il movimento 5 stelle. Un partito allo sbando, diviso al suo interno nonostante le rassicurazioni di Di Maio, una forza politica che ancora non ha deciso cosa vuole fare da grande.
In queste ore 5 Stelle prepara il suo documento contro “lo stop alla escalation”, cioè il suo No all’invio di armi pesanti a Kiev. Quindi secondo i grillini stiamo facendo una escalation. Il nostro aiuto agli ucraini che si difendono da chi li ha invasi sarebbe una escalation. Eppure fino a meno di un mese fa la posizione dei grillini sulla questione dell’invio delle armi all’Ucraina era un’altra. In pochissimo tempo abbiamo assistito a una totale giravolta del movimento sulla questione. Una piroetta così veloce non può essere il frutto di una seria e meditata scelta ideale. È solo una decisione strumentale.
Se per Conte conta solo “fare rumore”…
Conte dunque ha ricominciato a fare come quando era al governo. Usare la comunicazione, una comunicazione vuota e senza contenuti, per cercare consenso. Più ci avvicineremo al voto, più i toni diventeranno quelli da campagna elettorale. Chiedere a Draghi di andare in parlamento vuol dire solo per Conte cercare di dare maggiore visibilità al movimento. “Un governo di unità nazionale deve essere l’eccezione”, ha detto ieri il capo dei 5 Stelle, “dopo un anno la dialettica politica deve riprendere”. Perché se no “si creano delle condizioni critiche”.
È evidente che a Conte e al movimento non interessano proprio nulla le armi occidentali che permetterebbero a Kiev di sferrare una seconda, più difficile, ma possibile controffensiva. A Conte l’Ucraina non interessa. L’unica cosa che conta per Conte è fare rumore, alzare i toni, per farsi notare e farsi votare dalla base ortodossa, antiamericana e antioccidentale, del movimento 5 Stelle.