La vera sorpresa delle elezioni in Francia è il revival ecologista

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

La vera sorpresa delle elezioni in Francia è il revival ecologista

La vera sorpresa delle elezioni in Francia è il revival ecologista

09 Giugno 2009

Ogni paese ha la sua campagna elettorale per le europee, e ogni partito in competizione per un seggio al Parlamento Europeo (PE) gioca le sue carte sul piano della politica nazionale, ça va sans dire. Ma non esiste paese europeo ove questo assioma sia tanto vero quanto in Francia. Basti rammentare l’utilizzo che del referendum per l’approvazione del Trattato Costituzionale europeo fece l’ex-primo ministro di Mitterand e oggi svilito dirigente socialista francese Laurent Fabius, quando condusse la vittoria del fronte del No nel 2005, solo per potersi rilanciare come presidenziabile nel 2007.

Una vecchia storia, si dirà. Certo che lo è. Ma a forza di istigare gli elettori francesi contro le istituzioni comunitarie e la burocrazia liberiste et liberale di Bruxelles (i due aggettivi nel discorso politico francese rasentano quasi l’ingiuria pubblica), il tasso d’astensionismo alle elezioni europee di ieri ha fatto registrare il suo massimo storico, raggiungendo il 60%. Sei elettori su dieci hanno preferito andarsene a spasso, o "al mare", tanto per resuscitare il vecchio adagio craxiano. Numeri duri da digerire, che inficiano alla radice qualsiasi compiuta analisi sui risultati delle liste in competizione per il PE in Francia.

I Vincitori. Il primo grande vincitore di queste europee francesi è l’Union pour un mouvement populaire (UMP), il partito della maggioranza che sostiene Nicolas Sarkozy, e guidato da sei mesi a questa parte da un suo fedele, Xavier Bertrand, ex-ministro del lavoro del governo Fillon e oggi volto rassicurante, bonario e determinato alla testa del partito. Il dato politico è certo: chi si era affrettato a vendere anticipatamente lo scalpo politico di Sarkozy, e accanto al suo quello del suo partito, l’UMP, mettendo tutto sul voto sanzione, si dovrà ricredere, e anche in fretta. Il partito del presidente ha infatti ottenuto un buon risultato, tenuto conto del destino incerto che affligge i suoi avversari diretti, raccogliendo il 27,42% dei suffragi e aggiudicandosi ben 29 seggi in seno al PE.

La tenuta del partito presidenziale dà ossigeno ad un esecutivo fortemente indebolito dall’impatto della crisi economica internazionale, che in Francia si è fatta sentire soprattutto durante gli ultimi sei mesi. Grande parte del sottobosco politico francese aveva infatti previsto un duro rimpasto nella compagine di governo da parte di Sarkozy, qualora l’UMP fosse stato sconfitto. Niente di tutto questo.  La testa politica del primo ministro François Fillon (tradizione della v Repubblica francese vuole che sia la prima a cadere qualora un presidente della Repubblca sia travolto da una dura sconfitta elettorale intra-mandato) resta al proprio posto grazie all’astensionismo e a quel nocciolo duro di elettorato sarkozista ancora elettoralmente vigile.

Piuttosto sconvolgente, invece, è l’affermazione di Europe écologie (Eé), una lista verde guidata dal redivivo leader sessantottino franco-tedesco, Daniel Cohn-Bendit, sempre attivissimo in Francia per l’appuntamento delle europee. ha quasi acciuffato il Partito Socialista francese (PS) di Martine Aubry, riportando il 16,2% dei suffragi, staccato dal PS di soli 0,2%. Europe écologie  è un ‘composito’ assembramento di forze ecologiste guidate da Cohn-Bendit, dal leader anti-OGM, José Bové e dal magistrato anti-corruzione dagli occhialini rossi, Eva Joly. Questa lista ha dimostrato di essere un efficace esperimento, aggiudicandosi il terzo posto nel panorama partitico francese.

La lista è stata fortunata pero’ da due eventi maggiori: in primis dall’attacco ad-personam condotto da François Bayrou contro il leader di Eé, Bendit, durante una nota trasmissione dell’emittente France2,. Bendit si è visto accusato, per bocca del leader centrista francese in pieno delirio anti-sarkosista, di aver preso parte ad alcune cene all’Eliseo in compagnia del presidente (apriti cielo!), e poi, rincarata la dose, infangato dell’accusa di pseudo-pedofilia, reo Bendit di aver affermato in un libro pubblicato circa trent’anni fa, Le Grand Bazar (si prega di farne pervenire copia a Giuseppe D’avanzo, potrebbe trarne ispirazione per altre 10 domande), di alcune sue personali esperienze, diremo di iniziazione sessuale, con allievi e allieve. 

Beh, non solo non ha delegittimato la leadership di , ma ha finito per aprirle la strada per la conquista del terzo posto. E siccome se gira bene, gira bene, la lista si è anche potuta giovare di un bello ‘spot’ documentaristico in salsa climatico-catastrofista, Home, trasmesso in prima serata, alla vigilia del voto, seguito da ben otto milioni di telespettatori, filmato dal popolare regista Yann Arthus-Bertrand, regista ecologista dai folti baffi. Un tré beau cadeau, non c’è male, denunciato solo dal vecchio leader del FN, Jean-Marie Le Pen.

A parte il bel risultato, resta pero’ un punto interrogativo in termini politici.  Si tratta in primis di una lista e non di un partito, e perciò non necessariamente in grado di strutturarsi politicamente in vista della presidenziali e delle legislative del 2012. In più, l’importante risultato di , che ha  innescato repentine richieste di consultazioni a caldo da parte socialista, non è detto che finisca per innescare processi virtuosi nella sinistra nel suo insieme, disperatamente bisognosa di rigenerazione. Si parla già di riedizioni di forme coalizionali delle forze a sinistra, che in tutta verità, i francesi non hanno affatto premiato in passato (si ricorderà la fallimentare esperienza di governo della gauche plurielle  guidata allora da Lionel Jospin, poi sconfitto al primo turno delle presidenziali.)  

I vinti. Ma parliamo degli sconfitti di queste elezioni europee francesi: il vinto si chiama François Bayrou, leader del Mouvement Démocratique (MoDem).  L’uomo che si era imposto alle ultime presidenziali come il terzo polo politico della Repubblica, raccogliendo solo due anni fa, il 18% delle preferenze, è oggi a capo di una formazione che  non è andata oltre il 8,6%, fallendo l’obbiettivo politico (ben velleitario con il senno di poi) del sorpasso a danno dei socialisti.  Europeista puro e duro (della serie:” Non mettete mai in discussione la mia vocazione europeista perché ogni anno vado sulla tomba di Robert Schuman!”), Bayrou ha subito il contrappasso di una fallimentare scelta comunicativa: il leader MoDem ha indossato infatti la maschera aggressiva anti-sarkozista, interrompendo così la sua luna di miele con l’elettorato moderato,  tanto di destra che di sinistra, pur esistente in Francia.  Insomma carnefice sulla carta degli abusi di potere del presidente Sarkozy (il suo ultimo libro, uscito lo scorso Aprile, si intitola proprio ‘Abus de Pouvoir’), Bayrou ha finito per essere l’unica vera vittima dell’effetto sanzione.

Ha infatti promosso un’immagine di sé di moralizzatore aggressivo della politica francese, attaccando duramente governo e presidente, e così facendo, alienando l’elettorato più sensibile al voto ecologico, trascurando le tematiche identitarie (Bayrou è uno dei pochi leader in Francia ad accennare un discorso pubblico vagamente cristiano, in un sistema politico ossessionato dal mito della laicità.) E poiché quando si sbaglia, lo si deve pur fare fino in fondo, ha finito col tralasciare qualsiasi proposta di merito sull’Europa, fatto salvo un pedissequo europeismo di facciata. Insomma un fallimento su tutta la linea, che ieri in conferenza stampa, ha costretto un rubicondo Bayrou ad accettare pubblicamente la sconfitta e a mettere persino in discussione la propria leadership.

Quanto al PS, il secondo grande sconfitto, si avvicina quasi al suo minimo storico, toccando il 16,4% dei suffragi. Una batosta senza precedenti per la segretaria del PS e sindaco di Lille, Martine Aubry, al suo primo test elettorale in qualità di segretario generale, dopo la dura resa di conti contro Segolene Royal, durante il congresso dello scorso novembre 2008. Niente dimissioni però, perché Statuto docet in questi casi: il primo segretario lo eleggono solo i militanti e a suffragio universale, si intende. Non resta ai socialisti francesi che sperare in una una nuova classe dirigente che all’orizzonte,  proprio non si vede.

Se di banco di prova si è trattato tanto per Sarkozy, che per la sua maggioranza, è lecito dire che il test è stato passato.  Chissà pero’ se tutte quelle foto con Obama, Michelle e Carlita (cosi’ la chiama lui) in occasione del 65mo anniversario del D-Day in Normandia, e sparate in diretta tv durante tutto il sabato pre-elettorale, non abbiano pesato un poco? Come si dice “a pensar male…” Il risultato di ieri lascia comunque ben sperare per una ricandidatura di Sarkozy alle presidenziali del 2012, a oggi  ancora incerta.