“La verità è che in Italia la satira si piange troppo addosso”

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“La verità è che in Italia la satira si piange troppo addosso”

12 Ottobre 2011

Nei primi anni ottanta che tutti descrivono come brutti vuoti e rampanti l’eredità dell’estate del ’77 lasciò una fiammata di creatività e genio artistico, ben rappresentati dalla parabola di Andrea Pazienza. In quella parentesi, ludica e meno lugubre della stagione del terrorismo, fiorirono giornali e giornalacci di satira, Il Male, Cannibale, e più tardi riviste come Totem (l’ormai mitico "Perché tanto odio?"), che diedero vita a una vampata di allegria rivoluzionaria destinata a forgiare le penne e le matite di tanti artisti contemporanei, da Filippo Scòzzari a "Tanino" Liberatore. Oggi Il Male, capofila di quel sommovimento, torna in edicola (ma anche su Internet e in tv). Ne parliamo con Vincino, che l’ha già diretto negli anni d’oro della satira italiana.

Vincino, com’erano i tempi del Male?

La ricordo come una bellissima stagione in cui ci siamo divertiti tantissimo. Il punto d’origine di tante storie è stato l’estate del ’77, tra Bologna e Milano. E’ allora che ci siamo conosciuti, io, Vauro, Andrea Pazienza, Jacopo Fo, Stefano Tamburini, Filippo Scòzzari e molti altri. L’idea era quella di fare un mensile, un giornale con disegni d’autore. All’inizio non ne venne fuori nulla ma il seme era stato gettato e nel mese di novembre, quando Pino Zac ci chiamò a raccolta, eravamo pronti per dare vita a quello che poi è diventato Il Male.

Cosa c’era da divertirsi tanto?

Ce la spassavamo perché si disegnava tantissimo, si lavorava insieme senza gelosie, io facevo le matite, Pazienza la china, ogni giorno era una continua invenzione. Quelli al Male sono stati i quattri anni più belli della mia vita perché non avevamo padroni, e quando il giornale ha iniziato ad avere successo, quando ognuno di noi ha potuto fare davvero quello che voleva, è stato ancora meglio.

Tipo?

Come quando organizzamo la beffa al Giro d’Italia, facendo partire uno dei nostri qualche metro prima della volata finale. Ognuno dei nostri "falsi" era curato nei minimi dettagli, non lasciavamo niente al caso. Da Tognazzi brigatista ai marziani.

Il Male è tornato in edicola. Che squadra avete messo insieme stavolta?

Mi trovo a rifarlo con Vauro e le persone di allora ci sono tutte, hanno risposto subito quando le abbiamo chiamate, perché anche loro ricordano il divertimento e la libertà di allora, quella voglia di colori durante gli Anni di piombo.

E i giovani ci sono? Chi sono i nuovi autori italiani?

Come Pino Zac chiamò me e Vauro insegnandoci a fare i giornali, anche noi vogliamo provarci con i disegnatori più giovani: certe cose puoi farle solo con la satira ed è un piacere trovare autori nuovi disposti a seguirti, penso a Roberto La Forgia (e a suo fratello Pasquale), a Maria Pia Cinque (MP5), ai Corona, ai Boscarol, ad Alessio Spataro e alle sue ministronze… 

Un quadro ottimistico

Non proprio. Anzi sa una cosa, la stampa italiana di oggi è cieca, non riconoscerebbe un Andrea Pazienza lontano un miglio, e non avrebbe il coraggio di pubblicarlo.

Luttazzi ha detto che trent’anni fa era impossibile che uscisse un giornale come Il Male. Oggi parla di "legge-bavaglio". Il berlusconismo come le leggi di emergenza?

Sono stupidaggini. La satira non deve piangersi addosso. Nell’Italia di oggi mancava un giornale come il nostro, per noi è stato molto più facile rifarlo adesso, e speriamo che la gente riesca a capirlo.

Per compagno di avventura ha scelto ancora una volta Vauro

Ci siamo conosciuti nel ’77, litigavamo sulla gobba di Andreotti. In effetti se ci penso abbiamo sempre avuto idee diverse su tanti argomenti. Ma sulla satira siamo d’accordo.

Che problema c’era con la gobba di Andreotti?

Vauro diceva che se l’era costruita lui. Io la pensavo diversamente.

Non soffrite di reducismo?

La nostra è stata una scommessa difficile che si vince sul lungo periodo. Non abbiamo numeri del giornale già pronti da impacchettare, ogni nuova uscita viene rifatta fino all’ultimo perché stiamo sempre sull’attualità. Nel primo numero, abbiamo rifatto venti pagine del giornale. Ogni settimana offriremo cose pazzesche e invenzioni spettacolari ai nostri lettori.

C’è anche un sito internet

Sì, e il "Male Cabaret", la striscia su Rai4, tre minuti di vignette in tv. Si potrebbe dire che Vauro è tornato in Rai per fare cabaret.