La verità è che ormai neanche Sarkozy crede più alla rimonta contro Hollande

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La verità è che ormai neanche Sarkozy crede più alla rimonta contro Hollande

24 Aprile 2012

Sarkozy, “missione impossibile”; quella di vincere il ballottaggio contro Hollande l’6 Maggio prossimo. Il suo partito, l’UMP,   fa finta di credere che ce la farà; e Angela Merkel lo spera.

In sostanza il Presidente uscente ha perso, rispetto alle elezioni precedenti, circa 4 punti percentuali, che sono andati grosso modo alla sua rivale di destra Marine Le Pen. Non solo; gran parte dei voti persi del centrista Bayrou sono stati presi dalla sinistra ‘social-comunista’ di Mélenchon. In questa situazione la prima cosa che hanno fatto gli uomini del Presidente nel commento televisivo del dopo-voto è stata quella di prendersela con il Fronte Nazionale della Le Pen; conti alla mano, un suicidio! Come potrà passare dal 26 al 51%, Dio solo lo sa.

A destra non ci sono altri voti, a differenza di precedenti presidenziali (per esempio i candidati della destra nei precedenti confronti sono stati spesso due, oltre al Fronte Nazionale di Le Pen padre: Chirac-Balladur, Chirac – Barre, Giscard – Chaban Delmas, Pompidou-Poher): i voti dei centristi di Bayrou (9 %), oltre chè dimezzati rispetto al 2007, sono contro la persona Sarkozy e difficilmente si riverseranno su di lui.

Quindi l’ottimismo di facciata della rimonta possibile sembra fondarsi solo sulla sabbia; come d’altronde tutto il quinquennato di Sarkò, basato su molte chiacchiere e poca sostanza. Le cifre sono contro di lui; e c’è anche chi sospetta che nel suo stesso partito ci sia chi sta già lavorando per un Presidente di destra del dopo Hollande. Sarkò dice che il popolo di destra lo voterà in ogni modo, al di là della Le Pen; forse confonde il popolo della Costa Azzurra, conosciuto dalla villa di Carlà, a Nizza o Cannes, con quello nazionalista che sta nella Francia profonda e anche nelle fabbriche (per Ipsos, sondaggista, la Le Pen è per esempio in testa nel voto operaio, 29%, contro il 28 % di Hollande e il 18% di Sarkò).

Ma sta entrando nella lotta presidenziale francese un’altra arma; quella, nota anche in Italia, della ”Europa non lo vuole”. In effetti il socialista Hollande, ma soprattutto i suoi alleati di sinistra, Mélanchon e comunisti, vogliono ridiscutere i “patti” europei (non si deve dimenticare che gran parte della sinistra francese è anche nazionalista ed euroscettica, in sintonia con la destra lepenista). Quindi l’ apparato comunitario è in fibrillazione. La Merkel ha subito dichiarato che continuerà ad appoggiare a spada tratta Sarkozy; e Hollande le ha risposto che, se eletto, farà la sua prima visita di Stato a Berlino…

La finanza dell’eurozona è subito esplosa contro il pericolo Hollande: in effetti lui aveva dichiarato che il suo principale nemico non era rappresentato da Sarkozy, ma dalla finanza europea che sta impoverendo la Francia e tutto il continente. Le borse, il giorno dopo il primo turno presidenziale francese, sono crollate del 3-4% e il nostro amico spread è di nuovo schizzato in alto a premiare la Germania. Le piazze degli affari della Merkel hanno cominciato a lanciare i propri segnali; e soprattutto su quelli farà assegnamento ora Sarkozy. La parola d’ordine sarà “no alle avventure”; “l’Europa non lo vuole". Sarkò è già in giro tra le stalle della Francia profonda, quella più conservatrice, che in prevalenza vota a destra e che questa volta ha dato molta fiducia alla Le Pen; sta cercando voti, nella sua missione impossibile.

I commenti europei, come quelli non casuali dei ministri degli esteri lussemburghese o belga anti-destra lepenista, non faranno che rafforzare il nazionalismo francese e quindi alla fine si ritorceranno contro Sarkò, amico della Merkel e giudicato servile nei confronti dell’Europa comunitaria, che contribuisce al mantenimento proprio di Lussemburgo e Belgio.

Duole vedere il crollo della liberal-democrazia francese, che ha avuto una storia importante in Europa, con i Pompidou, i Giscard d’Estaing, i Poher, gli Chaban-Delmas, i Barre, fino allo stesso Chirac. E la responsabilità è attribuibile tutta a Sarkozy e ai suoi metodi di vita e di lavoro. La social-democrazia francese, sotto tutela neo-comunista, ne trae vantaggio e può rovesciare per la seconda volta nella quinta repubblica il conservatorismo del Paese. Sta tutto nelle mani di Hollande, marito della Royal, candidata contro Sarkò nel 2007 e vincitore, nelle sue primarie, contro la Aubry, figlia di Delors, il socialista francese Presidente della Commissione europea. Insomma tutto il mondo è paese; i cerchi magici ci sono anche in Francia…e lì stanno vincendo.