“La verità sul caso Fondi? Ecco perché siamo noi a volerla”
20 Ottobre 2009
“La sinistra vuole la verità? E’ quello che voglio anch’io. Voglio che la Commissione Antimafia apra un’approfondita istruttoria sul ‘caso Fondi’, che verifichi se nella documentazione inviata al ministero dell’Interno vi fosse davvero la prova di collusioni fra l’amministrazione comunale e la criminalità organizzata, che ascolti tutti i soggetti coinvolti, che scopra chi e per quale ragione ha voluto e alimentato questa gigantesca speculazione politica, che accerti se tutto quello che è stato scritto nelle montagne di carte che la sinistra va sbandierando corrisponde al vero oppure no. Se dovesse venir fuori che la città di Fondi è in mano alla mafia, sarò il primo a manifestare insieme agli amici di Di Pietro. In caso contrario, bisognerà fare chiarezza fino in fondo, perché non si può per un anno e mezzo criminalizzare una classe dirigente e un’intera comunità, e pensare di non rispondere delle proprie affermazioni”.
E’ un fiume in piena Claudio Fazzone, senatore fondano e coordinatore del PdL in Provincia di Latina, già consigliere regionale più votato d’Italia per ben due elezioni consecutive. Sostenitori e detrattori hanno collegato il suo nome agli sviluppi istituzionali del “caso Fondi”: chi per attribuire alla sua influenza la scelta del Consiglio dei ministri di non prendere decisioni affrettate, chi per riconoscergli il merito di essersi speso in prima persona per la sua città contro quello che ha sempre definito "un polverone costruito ad arte".
Senatore Fazzone, l’opposizione la indica come “regista” e “suggeritore” delle dimissioni del sindaco di Fondi Luigi Parisella e della maggioranza per evitare lo scioglimento del Comune e tornare al voto.
“Io non sono il suggeritore di nessuno. Semplicemente, alla vigilia del penultimo Consiglio dei ministri prima della decisione, di fronte alle inusitate e irrispettose pressioni della sinistra nei confronti del governo, in un clima di caccia alle streghe che stava esponendo Fondi alla gogna nazionale e internazionale, ho detto cosa avrei fatto io se fossi stato il sindaco della città: mi sarei dimesso per restituire la parola ai cittadini e vedere da che parte stanno e cosa pensano davvero. Che poi questo sia realmente accaduto, non implica che io sia il ‘suggeritore’: significa semplicemente che i fatti mi hanno dato ragione. Le dimissioni del sindaco e della maggioranza non sono state una resa, ma un gesto estremo d’amore nei confronti di Fondi e un atto d’accusa nei confronti di quanti hanno ha voluto strumentalizzare politicamente la vicenda”.
Fra questi include il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, autore delle due relazioni inviate al Viminale con la richiesta di scioglimento del Comune di Fondi per infiltrazioni mafiose?
“L’ho detto e lo ripeto: il prefetto è un funzionario dello Stato che fa il suo lavoro. Ma rispetto alle sue valutazioni, il governo non è un mero notaio: può e deve verificare se dagli accertamenti delle commissioni d’accesso emergano davvero le prove di infiltrazioni malavitose nell’amministrazione comunale. Da quel che abbiamo letto sui giornali, perché noi le relazioni del prefetto non le conosciamo, a Fondi queste prove non esistono. Quel che però mi ha sorpreso in tutta questa vicenda è la vistosa mobilitazione che la sinistra si è sentita in dovere di inscenare per il prefetto di Latina. Manifestazioni, fiaccolate, campagne mediatiche, interrogazioni parlamentari, gruppi su Facebook con l’adesione di esponenti del partito di Di Pietro. Non lo trova singolare? Addirittura, Pedica dell’Idv ha riferito in Senato – è agli atti del Parlamento – di non meglio precisati ‘appelli’ del dottor Frattasi alle istituzioni per lo scioglimento, poiché si sarebbe sentito ‘abbandonato’ dalle istituzioni stesse e dal governo. Che significa tutto ciò? Non vorremmo dover pensare che tutta questa ostentata solidarietà della sinistra nei confronti del prefetto nasconda una sostanziale condivisione di intenti. Anche perché questo susciterebbe più di un interrogativo sulla lunga serie di fughe di notizie che ha accompagnato tutta questa vicenda, con documenti coperti dal segreto sistematicamente pubblicati dai giornali, con esponenti politici dell’opposizione che ostentavano di conoscerli. Tutto ciò mentre al sindaco veniva negato l’accesso agli atti che aveva richiesto a norma di legge per conoscere quali addebiti fossero rivolti alla sua amministrazione”.
Senatore, di occasioni di polemica fra maggioranza e opposizione ce ne sono tante. Perché la sinistra avrebbe deciso di incaponirsi così tanto sul caso Fondi?
“Per ragioni elettorali. A marzo si vota per le regionali, e nel Lazio da sempre è la provincia di Latina a fare la differenza. Inviterei tutti a visitare questa zona: ci si renderebbe conto del perché la Provincia e i Comuni guidati dal centrodestra sono modelli di buona amministrazione, di quanta passione viene profusa nel governo di questo territorio, e della ragione per cui il PdL gode di un radicato consenso che la sinistra cerca di sovvertire con mezzi impropri senza avere il coraggio di rivolgersi alla sovranità popolare, a costo di diffamare intere comunità. Presi dalla brama di racimolare qualche voto in più sono arrivati a strumentalizzare politicamente una questione amministrativa come la commissione di accesso, ad accusare Fondi di essere in mano alla mafia, a inscenare manifestazioni in cui la presenza di fondani era pressoché pari a zero, a farsi scudo di una presunta volontà popolare salvo poi insorgere quando il governo ha deciso che proprio al popolo spettasse decidere del proprio futuro. Sa cos’è arrivato a dire un esponente del Pd, Claudio Moscardelli, qualche giorno prima del Consiglio dei ministri? Che il governo avrebbe dovuto sciogliere il Comune per infiltrazioni, perché – cito testualmente – ‘le mafie che governano Fondi daranno l’80% dei voti al nuovo Parisella se si voterà il prossimo marzo’. Si rende conto? Il Pd di fatto dà dei mafiosi all’80% dei cittadini di Fondi, c’è poco da stupirsi se poi questa gente ha paura di affrontare le elezioni democratiche…”.
Ma è possibile che questa vicenda sia stata costruita sul nulla, e che la presenza di infiltrazioni mafiose a Fondi sia un’invenzione della sinistra e del prefetto di Latina? Non c’è un’inchiesta della Dda di Roma che ha portato a 17 arresti che hanno lambito anche la struttura comunale?
“E’ stata creata ad arte tanta confusione. A Fondi c’è la presenza di alcuni soggetti ‘trapiantati’ in soggiorno obbligato, sui quali spetta alla magistratura e agli apparati dello Stato vigilare, non certo al sindaco o all’amministrazione comunale. Se dunque sul territorio si fossero sviluppati interessi collegati alla malavita organizzata – e nel caso di Fondi è ancora tutto da dimostrare, saranno magistratura e forze dell’ordine a occuparsene – si tratterebbe di questioni sulle quali le autorità competenti dovranno assumere tutti gli opportuni provvedimenti. Ma che non possono comportare l’automatica messa in stato d’accusa nei confronti del Comune, anche perché altrimenti bisognerebbe sciogliere la maggioranza delle amministrazioni del Sud Italia. Per quanto riguarda l’inchiesta ‘Damasco’, alcuni funzionari comunali sono stati tratti in custodia cautelare ai domiciliari, accusati di reati come l’abuso d’ufficio e dunque non connessi alla criminalità organizzata e rispetto ai quali produrranno gli elementi a loro difesa, e successivamente scarcerati dal riesame che in alcuni casi ha negato persino che sussistessero gli elementi per emettere i provvedimenti restrittivi. Vi è poi fra gli arrestati un ex assessore che è stato allontanato dalla Giunta per volontà della maggioranza di centrodestra, e ha trovato riparo presso la sinistra che si è servita di lui in campagna elettorale e ora ha l’ardire di speculare”.
Ma l’opposizione sostiene di conoscere le carte, e che in esse vi sarebbe la prova che la mafia ha messo radici nel palazzo comunale…
“Forse l’opposizione le carte le conosce come Veltroni, che in pieno agosto è venuto a Fondi presentandosi come membro della Commissione Antimafia e dando mostra di conoscere in quella veste le relazioni riservate del prefetto, e invece è stato nominato in Commissione soltanto a metà settembre… Noi le carte non le conosciamo ma abbiamo letto ampi stralci sui giornali, e quel che abbiamo letto ci ha fatto sorgere più di un interrogativo. Le faccio un esempio: nella relazione del prefetto Frattasi, stando alle indiscrezioni giornalistiche, si farebbe riferimento ai rapporti intercorsi tra l’amministrazione comunale di Fondi e una determinata società di lavoro interinale. Si dà il caso che la stessa società fornisse lavoro interinale anche al Comune di Gaeta. E si dà il caso che il dottor Frattasi prima di diventare prefetto di Latina abbia ricoperto l’incarico di commissario prefettizio per il Comune di Gaeta. Come spiega il fatto che la medesima società sia stata ritenuta in odore di camorra a Fondi, e per questo il suo collegamento con l’amministrazione compaia in una relazione in cui si chiede lo scioglimento del Comune, mentre a Gaeta non risulta fosse stato eccepito nulla? Ora forse è più chiara la ragione per cui siamo noi i primi a chiedere che la Commissione Antimafia faccia luce sull’intera vicenda”.
Non sarebbe preferibile dal vostro punto di vista chiudere il “caso” con le nuove elezioni?
“Assolutamente no. Vogliamo che sia fatta chiarezza. Fondi è popolata da cittadini onesti e operosi, e non è stata amministrata da mafiosi. Nessuno nel consiglio comunale e nella giunta, ormai ex, è mai stato arrestato per mafia. Vogliamo la verità, e vogliamo che la sovranità popolare possa tornare a esprimersi. Nessuno quanto questo governo ha fatto tanto contro la criminalità organizzata, e non consentiremo che la lotta alla mafia venga strumentalizzata per le esigenze elettorali di una sinistra ormai distante anni luce dal sentire della gente. Tutti siamo dalla parte della legalità. Io sono un poliziotto, come il senatore Pedica è solito ripetere con una certa strafottenza. La legalità fa parte del mio dna. Ma legalità significa anche denuncia delle mistificazioni e ricerca della verità. E a questo punto siamo noi a pretenderla”.