La verità, vi prego, su Ustica

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La verità, vi prego, su Ustica

27 Giugno 2016

36 anni dalla strage di Ustica e dallo schianto del Dc9 in viaggio per Palermo. Oggi risuonano come ogni volta in occasione della commemorazione le parole della più alte cariche dello Stato che chiedono con una sola voce giustizia e verità su uno dei tanti misteri italiani rimasti senza risposte. 

“E’ una domanda di giustizia quella che le famiglie rappresentano”, scrive il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, alla Associazione dei familiari delle vittime. “A questa domanda devono corrispondere, con serietà e dedizione, le istituzioni nazionali e quelle estere chiamate a collaborare, perché le nostre democrazie si fondano su valori e diritti che non possono sottrarsi al criterio della verità”. Mattarella auspica che vengano fatti dei “passi avanti” e che “si riescano a rimuovere le opacità purtroppo persistenti” su Ustica.

Parla anche la presidente della Camera Boldrini, che, in un messaggio al rieletto sindaco di Bologna, Merola, dopo aver espresso “vicinanza ai familiari delle vittime” e lodato chi  “continua a battersi perché su questa drammatica vicenda sia fatta finalmente luce”, ci spiega che “sono ancora troppi i tasselli mancanti alla ricostruzione della strage che si è consumata nei nostri cieli e all’individuazione delle responsabilità” e che  “lo Stato ha il dovere di continuare a ricercare la verità”, nella speranza che “possa chiudersi la stagione dei misteri che hanno reso torbidi troppi passaggi della recente storia italiana”.  

“Vicinanza umana e istituzionale” viene espressa anche dal presidente del Senato Grasso, che scrive anch’egli ai familiari delle vittime, parla di “sofferenza mai sopita” e riflette “sulla nostra capacità di affrontare un passato doloroso e oscuro del quale non abbiamo purtroppo piena contezza”. Secondo Grasso “a distanza di molti, troppi anni, abbiamo acquisito alcune certezze processuali e storiche su quanto accadde ma ancora non siamo in grado di rispondere a tutte le domande che attendono risposta”. Insomma, anche da Grasso un invito alla verità, “le Istituzioni hanno il dovere morale e politico di essere al vostro fianco e di agire senza reticenza alcuna”.

Ebbene, visto che tutti concordano sul fatto che bisogna ‘dire la verità’, un modo per cercare di arrivarci subito ci sarebbe: basterebbe togliere il segreto di stato, il “segretissimo” su questa e altre complesse vicende del nostro passato repubblicano. Ustica ma anche la strage dell’Italicus, per intenderci. Peccato però che questo segreto non venga tolto e che, anzi, si impedisca ai parlamentari delle commissioni di inchiesta che hanno avuto accesso alle carte di poter divulgare quello che hanno letto e annotato.

Ecco perché richiami e appelli delle alte cariche dello Stato sembrano ormai vuoti e retorici: come si può parlare di verità e di giustizia se non c’è chiarezza? Come si pensa di arrivare a una verità storica se, appunto, si ha così tanta paura di farla emergere, nonostante la Guerra Fredda sia finita da un bel pezzo? Forse qualcuno teme che si scoprirebbe come per anni, anzi, decenni, siano state raccontate agli italiani storie inverosimili? Tipo quelle che anche oggi continuiamo a sentire ripetere nei media… Dunque via il segreto di stato, a meno che non si voglia continuare a fare come le celebri tre scimmiette: non parlo, non vedo, non sento.