La visita di Benedetto negli Usa è come un ritorno a casa

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

La visita di Benedetto negli Usa è come un ritorno a casa

17 Aprile 2008

Grazie a Dio, faccio il pendolare da Chiusi a Roma, da
lunedì a venerdì. Le menti che si aprono prima delle sei del mattino, sono poi
costrette a rimanere aperte almeno fino alle otto di sera. Si sale sul treno,
dopo una giornata di lavoro, e si trova accanto spesso qualche bel tipo umano.
Due giorni fa, ho incontrato una coppia di Montepulciano, nuovi “capitalisti”
americani, grazie ad una rete di contatti che, dall’Italia, li hanno condotti
fino al Nevada. Ho ascoltato con attenzione i loro reports sugli States e il
loro intercalare espositivo si fletteva sempre su una caratteristica: “Laggiù è
tutto un altro mondo”.

Laggiù si lavora in santa pace, gli amministratori ti
raggiungono sul posto di lavoro per aiutarti a lavorare meglio, non ti uccidono
con le tasse, etc. Con una paroletta magica e ancestrale: libertà. Libertà che
si respira e si tocca con mano, tangibile, succosa, esponenziale. La libertà di
agire e di essere ciò che vuoi diventare. Ci tocca dire che questa curvatura di
libertà si approssima e completa l’altra dimensione di cui si dibatte tanto
semplicemente perché latita in ogni dove: laicità. E così si arriva
direttamente al Papa. Al Papa laico. Al Papa, osserva Neuhaus, che sintetizza
Tommaso d’Aquino e Agostino, l’hardware del tomismo e il software raffinato e
psicologico di Agostino. Insieme davvero appassionatamente, cioè con tutta la
passione e con tutta la ragione possibili. Con il cuore, sintesi di affezione e
ragione, appunto.

Il Papa in visita negli States è l’uomo che calpesta il suolo
patrio, la terra dello spirito autenticamente cattolico, nel senso etimologico:
universale. I quotidiani americani lo hanno ripetuto fino alla noia, ma è così:
il cattolicesimo, qui, nella terra della libertà, non è roba che si consuma nei
salotti e nelle curie, ma è la sostanza del più gigantesco processo di
integrazione positiva della storia, il prodotto di ciò che anche Maritain
scoprì da queste parti, il che, conoscendo il soggetto, è tutto dire. La
libertà religiosa, il fulcro spirituale ed antropologico di ogni forma di
libertà, come Giovanni Paolo II ripeteva ad ogni piè sospinto, qui è materia
costituzionale, anzi l’anima della Costituzione, della dichiarazione
d’Indipendenza, che, per un europeo giacobino e figlio delle ghigliottine
parigine, è una specie di rompicapo, perché in quegli assiomi liberali si parla
nientemeno che di verità autoevidenti.

Come a dire: non c’è bisogno del guru
ideologizzato o del mèntore della rivoluzione per capire che l’uomo è fatto
così e desidera queste cose qua. Punto e a capo. Il minimo di intellettualismo,
il massimo di intelletto, cioè di autentica umanità. Da questo punto in avanti
il mondo non è più rimasto attaccato alle baionette, ma ha rivisitato se
stesso, come? Lo racconta perfettamente Benedetto XVI, e di racconto,
narrazione con movenze quasi bibliche si tratta: “Quanto io trovo affascinante
negli Stati Uniti è che hanno incominciato un concetto positivo di laicità,
perché questo nuovo popolo era composto da comunità e persone che erano fuggite
dalle Chiese di Stato e volevano avere uno Stato laico, secolare, che aprisse
possibilità a tutte le confessioni, per tutte le forme di esercizio religioso.
Così è nato uno Stato volutamente laico: erano contrari ad una Chiesa di Stato.
Ma laico doveva essere lo Stato proprio
per amore della religione nella sua autenticità, che può essere vissuta solo
liberamente. E così troviamo questo insieme di uno Stato volutamente e
decisamente laico, ma proprio per una volontà religiosa, per dare autenticità
alla religione”. Segue Tocqueville e quanto di grande questo osservatore
geniale ha sviluppato. Dopodiché abbiamo avuto la rivoluzione francese, i
cosiddetti “lumi” e ci siamo ritrovati orfani della nostra eredità. Quando si
scrive, sapendo perfettamente che la
Chiesa è sempre e solo di Cristo, della “chiesa di Benedetto
XVI”, si intende proprio questo: l’idea che si possa definire non
“interessante” il modello americano, non “efficiente” (questo avrebbe potuto
riconoscerlo anche Stalin), ma “affascinante”, cioè carico di avventura e di
senso della ricerca, della scoperta.

Vien fatto di pensare alla concorrenza
economica come fattore di scoperta, per citare von Hayek, o al capitalismo come
“distruzione creatrice” ed all’imprenditore come “innovatore” permanente;
vengono in mente, così, paradigmi laici, costruiti da uomini open-minded, con
la mente aperta e affrancata da schematismi ideologici, anche brutalmente
proclive a semplificare, ma, d’altro canto, chi semplifica affronta già così la
realtà per quel che è: un’avventura. La laicità preserva e sviluppa
creativamente la religiosità perché non si dà in natura l’uomo ateo e avvizzito
a furia di ingozzarsi di ideologie e per giunta non vi è ideologia che possa
sostituire la dimensione religiosa. Solo la ricerca della verità di sé e del
mondo nutre lo spirito e l’agostiniano Ratzinger lo sa perfettamente, da
sempre. E’ la fine di ogni clericalismo, anche di quello cattolico. Amen.
Instaurò a suo tempo il regno felice della laicità già un certo Tommaso
d’Aquino, prima che lo imbrigliassero nel tomismo ideologico. Si pensi che
cominciò la sua Summa con la fatidica domanda, schematizzando brutalmente: ma è
ragionevole avere la teologia come scienza? In tempi non sospetti, direi. Non
eravamo al tempo della teologia della “morte di Dio” o della secolarizzazione.

Un laico, cioè un cristiano che pensa senza far divorziare coattivamente la
ragione dalla fede. Quando il divorzio è avvenuto, abbiamo dovuto leggere le
enormi idiozie intellettuali di Eugenio Scalari, Ezio Mauro e dei compagnucci
di “Micromega”, nipotini di Robespierre e orfani del giacobinismo statolatrico.
Ma il Papa replica così: “affascinante”. Capito? Affascinante. Tutto il resto,
intendo. Cioè, l’America.