La vita agra di Luigi Preiti

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La vita agra di Luigi Preiti

28 Aprile 2013

Non è uno "squilibrato" Luigi Preiti, il muratore di 46 anni che ha sparato diversi colpi di arma da fuoco davanti a Palazzo Chigi, ferendo due Carabinieri e una donna incinta, mentre i ministri del nuovo governo stavano giurando nelle mani del Presidente della Repubblica.

A dire che Preiti non aveva problemi mentali è stato Arcangelo, il fratello, raggiunto telefonicamente subito dopo l’arresto dello "sparatore". L’uomo era emigrato da Rosarno, in Calabria, nel Nord Italia. Negli ultimi tempi aveva perso il lavoro, si era separato dalla moglie, sembra avesse problemi con il gioco. Lo descrivono in "un profondo stato di depressione".

Ieri si è messo in giacca e cravatta per il giorno di festa, non aveva il porto d’armi ma si era procurato una pistola di piccolo calibro, e via all’agguato. Non aveva precedenti penali ma confessa: "Volevo colpire un politico qualsiasi". E’ la "vita agra" di un uomo che, guardando la foto mentre viene placcato alle forze dell’ordine, non è chiaro se sorrida in un ghigno. Agli agenti ha detto: "Perché non mi uccidete?".

Come il Luciano del romanzo di Bianciardi che si trasferisce a Milano per vendicarsi contro l’azienda che lo ha licenziato (nel film di Lizzani per scagliarsi contro il Pirellone), Preiti sembra animato dal risentimento verso il "potere" identificato con il Palazzo e i suoi primi rappresentanti e difensori, gli uomini delle forze dell’ordine. Un "perdente radicale", che scarica le sue frustrazioni e l’odio contro il resto del mondo colpendo le istituzioni.