La vita breve della prima rivista di Al Qaeda sul web

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La vita breve della prima rivista di Al Qaeda sul web

06 Luglio 2010

Terra, mare, aria, spazio… e web. Ai quattro tradizionali campi di battaglia dell’età moderna se ne è aggiunto un quinto, appunto la Rete. Questo è quanto scrive questa settimana l’Economist e soprattutto questo è quanto emerge da un’attenta analisi dei conflitti in atto nel mondo. La conferma viene delle nuove mosse di Al Qaeda nel cyberspazio. Martedì scorso il network terroristico di Bin Laden ha lanciato “Inspire” (Ispirazione), una nuova rivista on line tutta in inglese.

Il magazine è apparso sui siti Jihadisti statunitensi. 67 pagine con articoli, foto, commenti e suggerimenti. In evidenza, pezzi tipo “Fai una bomba in cucina con tua mamma” e “L’occidente vuole negare il niqab per coprire il suo vero volto”. La chicca del primo numero è un’ intervista ad Anwar al-Awlaki, predicatore estremista nato negli Stati Uniti e scappato nello Yemen, dal titolo “Possano le nostre anime essere sacrificate per te”. Al-Awlaki è lo stesso ‘sant’uomo’ che fece il brainwashing al maggiore Hasan, quello della strage di Fort Hood, e al nigeriano del fallito attentato al volo Delta del Natale scorso.

Il lancio del magazine, tuttavia, non è riuscito appieno. Delle 67 pagine, solamente 3 sono state visibili integralmente. Probabilmente a causa della controffensiva statunitense che ha bombardato di virus il sito terrorista. Il giorno successivo Inside è stata definitivamente bloccata. Bruce Riedel, ex agente Cia, ora studioso alla Brookings Institution ha dichiarato che “il Magazine è un chiaro tentativo di reclutare aspiranti jihadisti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Combattenti che potrebbero essere il prossimo assassino di Fort Hood o l’attentatore di Times Square”.

La scelta di uscire in lingua inglese sarebbe stata determinata dal fatto di voler reclutare terroristi con passaporto americano. Una mossa che la dice lunga sulle rinnovate capacità di comunicazione e di penetrazione di Al Qaeda. Internet, come andiamo dicendo ormai da tempo sull’Occidentale, è la nuova frontiera della guerra al terrore in cui si troveranno a combattere sempre più spesso gli Stati Uniti. Una frontiera mediatica, e per questo mobile. In continua evoluzione. Internet, bluetooth, Google, cellulari. Al Qaeda non si ferma, anzi si rinnova continuamente e sfrutta tutte le possibili tecnologie esistenti. Sempre sul web, mesi fa, aveva aperto i battenti la prima Università di Al Qaeda per le scienze del Jihad, con specializzazioni e corsi avanzati in Jihad elettronico, Jihad psicologico, tecnologia degli esplosivi e delle autobombe.

Come pure va ricordato il manuale del perfetto qaedista, piccolo e facile tutorial di addestramento per le cellule del terrore europee, ‘pescato’ in Rete dalla polizia spagnola. I qaedisti utilizzano la steganografia per nascondere mappe, fotografie di obiettivi terroristici e istruzioni all’interno di immagini caricate su insospettabili siti Web (tra cui anche il famosissimo e-Bay), in chat-line sportive, piuttosto che nei newsgroup di interesse comune. Binomio pericolassimo, quello Al Qaeda su Internet. Una zona di non facile controllo, dove chiunque può diffondere informazioni, istruzioni ed altro ancora. La "base" dimostra di stare al passo con i tempi e di riuscire a contrastare i controlli dei servizi segreti di tutto il mondo. Così il luogo più democratico di diffusione delle notizie, il web, diventa anche lo spazio prediletto per istruire nuovi martiri al Jihad.