La7 e il fact checking farlocco sulle unioni civili
15 Febbraio 2018
Da un po’ di tempo c’è la moda del cosiddetto fact checking, che poi è semplicemente la verifica dell’attendibilità di quello che il personaggio pubblico promette o afferma. La7 ci ha fatto una trasmissione apposta, Var condicio, in cui si dovrebbero vagliare le dichiarazioni dei politici. Vagliare vuol dire scoprire se ci sono ostacoli tecnici, incongruenze, problemi pratici, insomma, per cui quella tale affermazione è in sostanza una bufala irrealizzabile, e poi via col giochetto del cartellino rosso.
Ma a quanto pare i primi a dover essere sottoposti a fact checking sono proprio certi giornalisti. Martedì scorso negli ultimi minuti della trasmissione, ci si occupa di unioni civili. Var Condicio fa rivedere l’appello contro biotestamento e unioni civili, lanciato a un incontro con tutti i leader del centrodestra, da Eugenia Roccella, oggi candidata per Noi con l’Italia. È’ un’affermazione che ha fatto subito scandalo, aprendo il dibattito sulla eventuale cancellazione o radicale modifica delle leggi contro la vita e la famiglia, approvate dalla premiata coppia Renzi-Gentiloni a colpi di fiducia. La Roccella però si ascolta solo per un attimo, senza neanche una delle ragioni e degli argomenti che accompagnano la sua richiesta, e subito si scatena l’attacco alla possibilità di cambiare o abrogare la legge. È’ possibile? Ma no, no. E chi lo dice? Un giurista sopra le parti? No, un “esperto” che è però un diretto interessato, un rappresentante degli avvocati matrimonialisti.
Ma questo sarebbe davvero nulla. La cosa divertente sono le motivazioni dell’avvocato, da una parte, e la evidente pressione del conduttore. L’esperto infatti adduce come spiegazione del no alla modifica della legge l’impossibilità della retroattività della cancellazione. Retroattività? E chi ne ha mai parlato? Non certo Eugenia Roccella. Persino un altro ospite, ovviamente a favore delle unioni civili, capisce che è il caso di rettificare, e alla fine aggiunge che forse chi vuole abolire o cambiare la legge non ha intenzione di rendere la misura retroattiva. A questa surreale “motivazione tecnica” si aggiungono solo i soliti blabla sulla misura dì civiltà e “siamo ultimi in Europa”. Tutte motivazioni politiche o ideologiche, di fact checking nemmeno l’ombra.
Ma la cosa più ridicola è l’atteggiamento del conduttore, che continua a spingere per ottenere dall’esperto il famoso cartellino rosso. L’avvocato, però, nonostante tutto propone solo un cartellino giallo. Evidente delusione del conduttore, ma il risultato in qualche modo è stato raggiunto. Contro la verità dei fatti, ma che importa? Non penserete che il fact checking a casa nostra si faccia davvero, no?