L’aborto e i cattivi maestri

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L’aborto e i cattivi maestri

23 Novembre 2005

Se lo scontro è tra quanti vogliono ridiscutere l’attuale normativa sull’aborto e quanti, invece, vogliono abrogarla, il nostro posto è tra i primi.

In primo luogo perché siamo convinti che una legge dello Stato consacrata da un referendum popolare vada rispettata e poi perché ci sentiamo impotenti al cospetto del dramma dell’aborto clandestino e non vogliamo che questa pratica immonda torni a diffondersi.

Ma se lo scontro diventa tra quanti ritengono l’aborto un diritto del quale usufruire con il massimo della spensieratezza possibile e quanti pensano, invece, che si tratti sempre e comunque di un dramma, nel quale sono in gioco diritti che non appartengono unicamente alla donna, non abbiamo dubbi: ci schieriamo con il secondo partito.

Per questo, non comprendiamo cosa vi sia di scandaloso nel consentire, all’interno dei consultori, l’attività di quanti vogliono informare, spiegare, aiutare psicologicamente sulla base di una attività volontaria e sfuggendo ad ogni forma di costrizione. Per questo, riteniamo moralmente pericoloso che l’aborto possa praticarsi con l’assunzione di una pillola, come si fa con un mal di testa.

Ci sembra impossibile che tutto ciò venga spacciato per diritto e per una conquista d’emancipazione. Un tempo il movimento delle donne gridava: «aborto libero per non morire – anticoncezionali per non abortire». Non si avevano ancora le informazioni scientifiche sul feto che oggi sono disponibili e, pure, si era meno spensierati.

Oggi, su quelle tracce, vorremmo gridare: non toccare la 194 per non ricadere nell’aborto clandestino – educazione al rispetto della vita per rendere quella legge sempre meno necessaria. Vorremmo che questo slogan lo gridassero anche e soprattutto gli adulti di sinistra. Perché, quanti hanno il coraggio di confessare d’aver vissuto, sanno che certe scelte, che si fanno spensieratamente in gioventù, ritornano come drammi nell’età matura. C’è chi lo ammette, e corre così il rischio di divenire un educatore e chi lo nega e si trasforma per sempre in un cattivo maestro.