L’Abruzzo entra nella fase “due” e scommette su crescita e sviluppo
28 Settembre 2011
di V. F.
Incassato il sì del Governo, inizia il lavoro vero, quello sul quale si gioca la partita del futuro dell’Abruzzo: il rafforzamento del sistema economico regionale.
Tutto pronto, dunque, per la fase due del Patto per l’Abruzzo. Quella che dalle parole, scritte sul documento “approvato” anche dal governo nazionale, passa ai fatti – meglio, al territorio – alla realizzazione del progetto di crescita e sviluppo. Il via libera ai Fondi Fas ha rappresentato una boccata d’ossigeno importante, ma è sulle modalità che ora non bisogna commettere errori. E il presidente Chiodi – con tutta la sua squadra di governo – lo sa bene.
Per questo ha parlato di “strategie mirate”, che superino la logica dell’assistenzialismo e finanzino, invece, lo sviluppo del sistema economico. L’elenco è lungo, ci sono provvedimenti ancora da sudiate, ma anche misure già pronte e in qualche caso anche già adottate, che vanno però migliorate.
In particolare sono cinque i punti sui quali nei prossimi mesi si concentrerà il lavoro: innanzitutto L’Aquila, che deve ripartire ed essere sostenuta; poi l’occupazione, strettamente collegata al terzo punto, la ricerca e l’innovazione. Per finire con investimenti e industrializzazione prima e credito, poi.
“Non è stato facile muoverci in equilibrio tra ciò che è urgente e ciò che sapevamo essere importante – ha spiegato il governatore dell’Abruzzo – soprattutto di fronte alle necessità di contenimento della spesa e di riduzione dell’indebitamento”. Certo, lo strumento del Patto per lo Sviluppo ha segnato una svolta. Se non altro perché per la prima volta, a livello nazionale, la Regione ed il Governo si sono incontrati ed insieme hanno tracciato le direttrici per rafforzare il sistema economico regionale”. Tenendo ben presente che questa volta la parola patto non dissimula né l’idea della concertazione, né quella della vertenza, ma è solo ed esclusivamente sinonimo di strategia.
E dunque, passando in rassegna le aree di intervento, inevitabile che in cima sia stata posta L’Aquila. Chiodi ha voluto rimarcare che il commissariamento è quasi terminato e che tra gli altri interventi è allo studio un bando per l’assegnazione di risorse al polo d’innovazione farmaceutica, settore-traino per l’economia locale. Per l’occupazione e le aree di crisi, invece, è già pronto il bando Lavorare in Abruzzo 2 e tra i Fas, 17 milioni sono stati destinati alla Val Vibrata, che è l’area con il reddito medio più basso.
E ancora, ricerca ed innovazione, filoni sui quali la Regione punta molto, con una puntualizzazione e cioè che “chi viene a chiedere un finanziamento, dimostri risultati concreti”. Sessanta sono i milioni previsti per diversi progetti, tra cui la realizzazione di Poli d’Innovazione e Reti d’Impresa. Sul fronte degli investimenti, la Regione, ha aggiunto Chiodi, “ha sostenuto i Contratti di Programma presso il ministero dello Sviluppo Economico e abbiamo riformato i Consorzi industriali”. Ora, con il Patto, c’è in cantiere il Programma Fabbrica Abruzzo, in omaggio alla Fiat, oltre a 17 milioni dei Fas per nuovi progetti di industrializzazione.
Infine, il credito: è già stato pubblicato il bando per la patrimonializzazione dei Confidi e, dei 26 milioni destinati al settore, 11 saranno indirizzati al miglioramento dell’accesso al credito, soprattutto delle piccole e medie imprese.
Che ci siano ancora delle emergenze Chiodi non si sognerebbe mai di negarlo, “ma a tutti gli effetti l’Abruzzo è entrato nella seconda fase, quella dello sviluppo”. Via, dunque, la maglia nera di “Grecia” d’Italia: la regione sta crescendo e si è catapultata tra le prime cinque al livello nazionale. “Ma il merito non è mio – si affretta a concludere Chiodi- così come non è mio il demerito nei momenti di recessione. L’economia è globalizzata”.
Di positivo e importante punto di partenza hanno parlato anche le associazioni di categoria, a cominciare dalla Cna regionale. Per il presidente, Italo Lupo, a questo punto sarà fondamentale che tutte le componenti del Patto, da quelle istituzionali, a quelle economiche e sociali, si adoperino per la ricerca di una “sintesi”. Il che significa, tra le righe, evitare la rincorsa alla rivendicazione di settore, di categoria o di sigla, che rischiano di proporre un utilizzo ‘lineare’ delle risorse, piuttosto che in modo selettivo e secondo una effettiva scala. “Le risorse in arrivo dovranno stimolare la crescita – ha chiesto il presidente Lupo -, rilanciare i consumi interni, favorire l’accesso delle imprese al credito, stimolare l’innovazione, abbassare la pressione fiscale che ci ha reso meno competitivi. Insomma, fare in modo che la nostra economia, soprattutto quella più in sofferenza, ovvero il mondo delle piccole e micro-imprese, abbia finalmente quella boccata d’ossigeno che aspetta da anni, ma che da anni viene riposta nel cassetto”.