L’Abruzzo fa i conti con la manovra varata dal governo Monti
06 Dicembre 2011
di V. F.
L’Abruzzo fa i conti con la finanziaria varata dal governo Monti. E lo fa con obiettività. Con giudizi positivi ma anche con alcune riserve. Perché se è vero che i sacrifici, in questo momento, sono necessari da parte di tutti, alcune misure appaiono discutibili.
Soprattutto, ad interrogarsi – a ed interrogare – all’indomani della manovra, sono le province, pesantemente colpite. Lo dice, apertamente, il presidente dell’Unione delle province d’Abruzzo e presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, che, interpretando il pensiero di tutti i quattro presidenti delle province abruzzesi, spiega che le misure adottate rappresentano una soluzione superficiale ed inaspettata. “Premesso che una riforma pare quanto mai necessaria e improcrastinabile – afferma Di Giuseppantonio – siamo fermamente contrari all’idea che l’abbattimento dei costi della politica debba concentrarsi principalmente e in maniera quasi esclusiva sulle province. Sia chiaro che non si tratta di una mera difesa della propria poltrona: risale già a diversi mesi fa la proposta di accorpamento delle Province di Chieti e Pescara, lanciata da me e dal presidente Guerino Testa, proprio con lo scopo di renderle più forti, efficienti e meno costose".
Si erano invocate, infatti, riforme vere e strutturali, che tenendo conto la necessità di contenimento dei costi, avrebbero comunque consentito a questi enti di continuare a svolgere le proprie funzioni. “Non solo – spiega infatti Di Giuseppantonio – le province sono profondamente radicate nell’ordinamento nazionale per via di una lunga storia, ma rappresentano anche il punto di riferimento per i cittadini relativamente a servizi particolarmente importanti per la società. Solo per citarne alcuni, penso alla viabilità, alle scuole, all’ambiente, alle politiche sociali, alla pianificazione territoriale”.
Pone l’accento sui sacrifici anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Alfredo Castiglione: “ma c’era da aspettarselo”, aggiunge. “L’esempio principale è la stretta sulle pensioni, modifiche che forse solo un governo tecnico poteva affrontare. Personalmente avrei limato i cambi sulle pensioni e avrei aggredito i grandi patrimoni”. Ma è l’Abruzzo che sta a cuore al vicepresidente e in particolare il “nodo-province”: “bisognerà ben capire come si attueranno le norme sulla composizione e sulle giunte dei consigli provinciali, mentre molto potrebbe cambiare per quel che riguarda le liberazioni nel commercio. Sotto un certo punto di vista, molti provvedimenti seguono quanto noi stiamo già facendo”.
Da sottolineare anche il parere degli industriali. Secondo il presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, è positiva l’azione sull’Irap, “anche se l’ideale sarebbe stato cancellarla, perché è una tassa che grava sull’impresa e sul lavoro”. Più incisività, invece, sarebbe stata necessaria “per la riduzione della politica. L’enormità dei deputati, la marea di enti inutili e tutta la burocrazia, creata dalla politica, che pesa sull’impresa, rappresentano l’emergenza per il Paese. La manovra andava fatta, ma mi aspettavo azioni più coraggiose”.
Un sospiro di sollievo, invece, sul fronte trasporti. I tagli annunciati saranno infatti di meno rispetto a quanto previsto: anziché del 70% si arriverà forse al 20%. Questo grazie alla decisione del governo di aumentare la dotazione del fondo nazionale per le Regioni. Una decisione attesa soprattutto in Abruzzo in vista della liberalizzazione delle linee commerciali e alle prese con la riforma dell’azienda unica.