L’Abruzzo ha bisogno di riforme strutturali e non solo di rigore

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L’Abruzzo ha bisogno di riforme strutturali e non solo di rigore

24 Febbraio 2011

di F. C.

Si scrive crescita. Si legge riforme strutturali. Un impegno non da poco, perché significa cambiare mentalità e assumersi responsabilità. Del resto il nuovo anno si è aperto con una priorità, che investe trasversalmente tutti gli ambiti di governo, mondiale, europeo, nazionale, regionale: spingere la crescita. A questo è chiamato oggi chi ha la responsabilità di governare: impegnarsi credibilmente sull’obiettivo crescita. E per farlo, l’unica via percorribile è quella dei cambiamenti strutturali, delle riforme. Che non necessariamente incidono sul bilancio, perché se ben attuate possono aumentare la produttività, avviando quel circolo virtuoso, capace di innescare la ripresa.

Un treno in corsa, quello delle riforme strutturali, che sta attraversando l’Europa. Alcuni paesi sono già saliti, basti pensare alla Germania e alla Francia. E che sta arrivando a gran velocità anche nella nostra regione. Se ne discute da mesi. Si valutano strategie, modi, tempi. L’Abruzzo può e deve tornare competitivo: siamo tutti d’accordo. Ma come? E soprattutto quando? I temi della crescita, della competitività e dello sviluppo sono sempre stati nell’agenda del presidente della Regione, Gianni Chiodi. A cui va riconosciuto di aver dovuto affrontare una situazione di emergenza economica. C’era un enorme ritardo da colmare e un enorme “buco” da sanare. Prima di poter mettere in atto politiche di sviluppo.

Il rischio, però, che la gestione dell’emergenza possa trasformarsi in una specie di alibi per rimandare il momento delle scelte, sta diventando concreto. Dobbiamo avere la consapevolezza che quello appena iniziato sarà un anno decisivo per l’economia della nostra regione e molto dipenderà dalle scelte politiche che verranno compiute. Che è come dire: molto dipenderà dal coraggio di chi governa.

Decidere senza più tergiversare. E’ questo che i cittadini si aspettano oggi da chi guida l’Abruzzo. Agire senza più rimandare. Per realizzare quel sogno possibile e quella regione moderna che abbiamo promesso ai nostri elettori. Se siamo davvero squadra di governo ora siamo chiamati a dimostrarlo. Cosa chiede l’Abruzzo? Non certo, o per lo meno non solo, qualcuno che disciplini i conti, ma qualcuno che indichi progetti di sviluppo a lungo termine.

Proprio in questi giorni è arrivato il via libera della giunta regionale alla tanto attesa riforma dei Consorzi industriali: si chiudono in soffitta gli enti esistenti e si dà il via libera alla nascita di un’unica struttura pubblica, che fornirà servizi alle imprese. Nelle migliori intenzioni, con questa riforma dovrebbe chiudersi l’era dei consorzi-carrozzone che hanno rallentato la crescita delle aree industriali, per di più creando ingenti debiti. Ma tante altre riforme attendono al palo: gli Ato per il ciclo idrico integrato (da quattro si dovrebbe passare ad uno); gli Ato per i rifiuti; le Ater. E anche sulle aziende di trasporto regionale si discute circa l’opportunità di processi di fusione.

Accanto a queste riforme, una spinta decisiva verso la modernizzazione della regione dovrebbe arrivare anche dalla semplificazione legislativa e delle procedure burocratiche, cioè dalle riforme per aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione, e dalle liberalizzazioni, a partire dai servizi di pubblica utilità. Sulla carta obiettivi meritevoli e certamente perseguibili. Ma a un osservatore attento non sfuggirà una riflessione ulteriore. Per tutte queste riforme, qual è il criterio guida? Portare il livello decisionale verso il centro, facendo Enti unici regionali? Proprio mentre è in corso una grande riforma in senso federalista dello Stato? Perché non chiedersi dunque, prima di tutto, se la strada che si è scelto di seguire è quella giusta? Osserviamo il nostro territorio e senza più schizofrenici balzi in avanti per poi tornare indietro, interroghiamoci su quale sia il livello più giusto per concentrare le decisioni. Quattro contro uno; cinque contro dieci, fino ad oggi abbiamo assistito ad un rimpallo tra Regione, Province, Comuni che rischia di mandare in cortocircuito il sistema. 

Cerchiamo di essere governanti attenti e consapevoli e allora saremo capaci di riconoscere chi può rispondere in maniera più efficace ed efficiente ai bisogni della società. Per non commettere, dunque, l’errore di mettere il carro davanti ai buoi, e ritrovarsi più zavorrati di prima, forse dobbiamo fare un passo indietro e partire dal principio. Che significa interrogarci su quale sia il modello di “Governance” di cui dotare la nostra regione. Le istituzioni, infatti, devono adattarsi ad un mondo che cambia e che oggi vede il ruolo centrale del sistema territoriale. Si fa un gran parlare di sussidiarietà, di libertà responsabile, di società dei doveri. Non cadiamo nell’errore di procedere controcorrente. Non scegliamo la strada più semplice solo per timore di perdere consensi. Con l’obiettivo dichiarato di ridurre i centri di spesa e di comando , e quindi i cosiddetti costi della politica, accentrando tutto a livello regionale.

Se chiediamo fiducia ai cittadini, dobbiamo essere noi i primi a dare il buon esempio, evitando, quando possibile, di accentrare i poteri di gestione a livelli da essi lontani.

Meritoriamente sono state messe in campo misure di rigore, avendo avuto come obiettivo principale il risanamento del debito. Ma non basta solo questo. Ora miriamo a fare le riforme e facciamolo con una visione d’insieme, chiarendoci prima su qual è il criterio migliore che deve guidarle nell’interesse della nostra Regione. Che significa, in buona sostanza: Governance unica Regionale o Governance più vicina ai cittadini? Enti unici Regionali o, per esempio, Enti provinciali? Decidiamo prima il criterio e poi avviamo questo nuovo ciclo. E facciamolo con coraggio e responsabilità. Senza avere paura del cambiamento.

Adesso è il momento di ragionare e consolidare i risultati raggiunti. Per questo è necessario intraprendere i cambiamenti strutturali, varare riforme istituzionali che consentano di accelerare il passo e guardare con serena fiducia al futuro, ma pronti a vincere le sfide del presente.