L’Abruzzo non teme la spending review perché si è giocato d’anticipo
09 Luglio 2012
Il taglio degli ospedali previsto dalla spending review del governo Monti? Ancora una volta l’Abruzzo ha giocato d’anticipo e fa presente che la sforbiciata di 18mila posti letto probabilmente la guarderà da spettatrice, visto che, come si sul dire, la regione “ha già dato”. In particolare sul taglio dei piccoli ospedali.
A sottolinearlo è stato il presidente della Regione, Gianni Chiodi, che ha ricordato come l’Abruzzo sia stato "anticipatore" portando i posti letto per ogni mille abitanti da 4.2 a 3.6: "Siamo stati anticipatori in tema di spending review, prima ancora che lo Stato si rendesse conto della necessità. Del resto è importante che lo Stato proceda in questo senso, altrimenti si rischia che tutti i nostri sforzi vengano vanificati”.
Sarebbe ingiusto, quindi, se i nuovi tagli previsti in tutta Italia con modalità applicative ancora da decidere, colpissero in eguale misura anche l’Abruzzo, che prima di altre si è impegnata, e con successo, per ridurre il debito sanitario. E dopo il governatore Chiodi, lo ribadiscono anche i direttori generali delle Asl regionali. “Non sono preoccupato – esordisce Giancarlo Silveri, a capo della Asl di Avezzano-Sulmona-L’Aquila -abbiamo già avuto con il piano di riordino una buona sforbiciata ai posti letto sia nel privato che nel pubblico. Al momento mi sembra prematuro parlarne, i numeri nasceranno da una contrattazione che si farà a livello regionale, non è il ministero che dispone. Noi siamo a 3,5 posti letto per mille abitanti come Regione Abruzzo e la mia Asl è allineata, vedremo il limite che sarà fissato”. Quel che certo, è la riflessione che invita a fare il manager Silveri, è che “il taglio va visto anche in armonia con lo sviluppo della residenzialità: se uno non ha spazi adeguati, e noi non ce li abbiamo, il paziente cronico finisce in ospedale e occupa posti per acuti”.
Preoccupazione contenuta anche dalla Asl di Lanciano-Vasto-Chieti. “Nella nostra Asl – ha spiegato il manager Francesco Zavattaro – abbiamo da tempo avviato un piano per il contenimento dei costi e i benefici si stanno iniziando a vedere, e saranno ancora più evidenti nel 2013. Con la definizione della vicenda dell’ospedale di Guardiagrele e la possibile riconversione, siamo in attesa del pronunciamento della Cassazione, credo che comunque la nostra Asl riuscirà a rientrare nei parametri del decreto spending review, che fissa il tetto di 3,7 posti letto per mille abitanti”. Qualche criticità, però, potrebbe riguardare il personale, con perdite definite però “fisiologiche”, “considerati anche i vincoli del piano di rientro sanitario della Regione e i pensionamenti che, comunque, continuano a esserci”.
“Abbiamo fatto una grandissima revisione con l’ultimo decreto – ricorda poi Claudio D’Amario, manager della Asl di Pescara – e la nostra rete ospedaliera è già abbastanza ridotta. Vedremo, alla luce della riduzione globale del finanziamento, quale sarà l’effetto. Lavoriamo insieme con il vice commissario Zuccatelli. No, non sono preoccupato – assicura – di per sé il posto letto non significa molto, quello che serve sono i servizi, spesso dati in modo improprio anche in Abruzzo. Se si curano le persone, se ci si concentra su diagnosi e terapia, un posto letto può dare più ricoveri, non dev’essere solo un aspetto alberghiero”. Le urgenze, dunque, per il manager sono altre. Ad esempio, aprire una rete residenziale che in Abruzzo non c’è mai stata. “A quel punto – conclude D’Amario – potremo riallocare patologie croniche in ospedali declassati o nel privato”.
E Teramo? “Nel nostro caso zero – assicura il manager Giustino Varrassi – già stiamo come Asl sotto ai limiti come numero di posti previsti da questo nuovo taglio: 2,8 posti per 1.000 abitanti contro 3,7. Negli anni passati abbiamo non proprio tagliato ma mano mano ridotto a seconda delle necessità e siamo arrivati alla situazione attuale”. Un taglio che riguarderà la Asl, però, “è quello del budget, non possiamo farci nulla. Fino a oggi le risorse sono state sufficienti, non so ancora quali proiezioni ci saranno con il nuovo decreto. Finora siamo in condizione di mantenere i livelli essenziali di assistenza, però la situazione si fa sempre più difficile”.