L’Abruzzo sceglie Chiodi, il Pd affonda sempre di più

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L’Abruzzo sceglie Chiodi, il Pd affonda sempre di più

16 Dicembre 2008

I risultati ci sono e sono ufficiali: Gianni Chiodi – candidato del Popolo della libertà alle elezioni regionali che si sono tenute in Abruzzo – ha vinto con il 48% il suo rivale principale Carlo Costantini, (centro-sinistra) rimasto al 42%.

Gli altri candidati sono rimasti molto più indietro: Rodolfo De Laurentiis (Udc-Udeur) al 5,61%; Teodoro Buontempo (La Destra) all’1,76%; Ilaria Del Biondo (Partito Comunista Lavoratori) allo 0,37%; Angelo Di Prospero (Per il bene comune) allo 0,22%.

Confermato anche l’elevato tasso di astensionismo: alle urne si è recato il 52,98% degli aventi diritto. In altre parole, ha votato solo un elettore su due. Un dato significativo se si tiene conto che nelle precedenti elezioni regionali del 2005, aveva votato il 68,58%. Voto dal quale venne eletto come presidente l’europarlamentare Ottaviano Del Turco che ebbe di gran lunga la meglio su Giovanni Pace (An), presidente uscente. Ma la bufera sulle presunte tangenti nella sanità ha travolto poi la giunta regionale, portando alle nuove elezioni e alla vittoria del centrodestra.

Già nel tardo pomeriggio il Pdl aveva iniziato a festeggiare e ad assaporare la vittoria in vista dei sondaggi che vedevano Chiodi in forte vantaggio. Per il premier, Silvio Berlusconi, il risultato "è la conseguenza di chi ha regalato le chiavi del partito nelle mani di Di Pietro. Le urne hanno dimostrato che il Partito democratico è ridotto ai minimi termini, guidato ormai dall’Italia dei Valori, mentre la vittoria che si sta prefigurando rappresenta l’affermazione del buon governo".

In effetti, più che la vittoria del Pdl, l’elezione in Abruzzo ha sancito la sconfitta del Pd. Se da un lato Walter Veltroni si nasconde dietro l’elevato astensionismo, affermando che questo dato "significa che c’è malessere, stanchezza e critica anche nei nostri confronti e dobbiamo fare di più sulla questione etica"; dall’altro Di Pietro ne approfitta per pungere Veltroni: "Noi dell’Italia dei Valori abbiamo rilanciato la questione morale senza la quale i cittadini vedono che nulla cambia: in Abruzzo abbiamo quintuplicato il nostro risultato", spiega Di Pietro aggiungendo che "i partiti che non sono né carne né pesce che fanno riunioni, che dicono "ma anche" e che non si decidono, vengono puniti".

Nel Pd iniziano le autocritiche e le riflessioni sui risultati dell’alleanza con l’Idv. Per Giuseppe Fioroni, "l’unico rammarico è che se ci fosse stato l’accordo con l’Udc avremmo vinto". Una questione su cui si sofferma anche Marco Follini, secondo il quale il voto abruzzese "contiene due moniti. Il primo è l’impressionante trionfo delle astensioni. Il secondo è il costo politico dell’alleanza con Di Pietro. Sono due moniti sui quali come Pd dovremo riflettere molto attentamente".

"Durante la prossima direzione nazionale bisogna dare inizio a una riflessione collettiva. A me non preoccupa la crescita di Di Pietro, preoccupa il calo del Pd. Ragioniamo sul fatto che Di Pietro stia erodendo elettorato più a noi che ai nostri avversari" ha poi dichiarato Nicola Latorre. Duro anche Arturo Parisi: "Spero veramente che Veltroni rinsavisca, che legga finalmente il filo che lega i messaggi ripetuti che ci vengono dagli elettori a partire dal voto di aprile".