L’Abruzzo vuole distinguersi come Regione in movimento

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L’Abruzzo vuole distinguersi come Regione in movimento

22 Febbraio 2013

Sono numerose le “buone pratiche” che il Pdl ha realizzato in Abruzzo. Meno tasse, contenimento del debito sanitario, riduzione dei costi della politica, tutti risultati che toccano da vicino i cittadini, promossi in pagella dalla stampa nazionale. Se ne dovrebbe aggiungere un’altra, che in prospettiva diverrà strategica per lo sviluppo della nostra Regione: il rafforzamento della rete infrastrutturale. Un grande piano per i trasporti in Abruzzo, che valorizzi la naturale vocazione logistica della regione nell’Adriatico. La nostra Regione è infatti al centro di quelle direttrici – la verticale che dal Baltico porta al Mediterraneo e l’asse che da Kiev giunge in Croazia – fondamentali nella programmazione di “Europa 2020” per la Macroregione Adriatica.

Ripensare i trasporti nella nostra Regione significa dotarsi di un sistema intermodale che rafforzi le aree portuali, aumentando la nostra capacità di scambi commerciali e di attrazione turistica, connettendosi alle reti ferroviarie già presenti nella Regione. Queste ultime vanno a loro volta potenziate, d’accordo con Trenitalia ma guardando al tempo stesso a un’altra eccellenza abruzzese: Ferrovia Sangritana, la società di trasporti della Regione. Negli ultimi anni, Sangritana ha conseguito importanti risultati soprattutto nel trasporto commerciale, sia sulla direttrice adriatica che nell’interno, verso il “distretto dell’automotive” in Val di Sangro, favorendo l’interscambio commerciale e la mobilità tra Adriatico e Tirreno. Sangritana ha un bilancio sano, offre costi concorrenziali, si è dimostrata capace di dialogare con i sindacati. Se Trenitalia non riuscisse a garantire la copertura dei piani di sviluppo per il trasporto ferroviario, la società a guida regionale potrebbe esserle sussidiaria, valga il principio della "coopetizione", la competizione cooperativa.

Se ci fermiamo a riflettere su cosa è stato fatto in materia di Trasporti e su quali sono gli obiettivi futuri, un tema assai discusso e di grande importanza è la proposta di unificare le società di trasporto di Regione Abruzzo: Sangritana, Arpa, GTM (Gestione Trasporti Metropolitani). Non metto in dubbio che un risultato del genere porterebbe a un risparmio di denaro pubblico, permetterebbe di fare “massa critica” sfruttando l’esperienza accumulata da ognuno dei soggetti elencati nel proprio settore di competenza, eviterebbe le sovrapposizioni di servizi. Ma tutto ciò non può e non deve essere disgiunto da quella che considero la vera partita chiave per una modernizzazione del nostro modello infrastrutturale. La liberalizzazione, una reale e progressiva privatizzazione del sistema dei trasporti.

L’unificazione delle società di trasporto abruzzesi non è la panacea di tutti i mali e pone una serie di criticità che vanno affrontate per evitare il rischio di creare l’ennesimo megamostro pubblico costoso ed inefficiente. Se è vero che la fusione comporterebbe il taglio di qualche consiglio di amministrazione, lo è altrettanto il dato che porta a ritenere questo risparmio non così decisivo. Come pure la Regione Abruzzo non può permettersi un livellamento dei salari fra i diversi soggetti di cui stiamo parlando, che avrebbe come conseguenza un ulteriore aumento dei costi. Si dice spesso che liberalizzare comporterebbe una diminuzione delle tratte non convenienti e dunque una riduzione dell’offerta nella mobilità della Regione. Non è così, perché già oggi gli operatori privati si muovono in contesto che prevede rimborsi pubblici. La domanda di servizi, d’altra parte, nasce da un’offerta che sia lungimirante e competitiva.

La verità è che liberalizzare significa mettere a gara progetti concreti e necessari per lo spazio nel quale ci muoviamo. Senza rinunciare a finanziamenti mirati e attentamente rendicontati, Regione Abruzzo dovrebbe quindi cedere progressivamente quote di gestione del trasporto pubblico per risparmiare risorse, ridurre quegli investimenti che rischiano di drogare il mercato e non cadere nella contraddizione fra ‘controllore’ e ‘controllato’. Solo così eviteremo nuovi costi, sprechi, inefficienze, dispendio di denaro pubblico. In conclusione, sono felice che il vicepresidente della Commissione Europea Tajani abbia posto la questione dei trasporti come una priorità dello sviluppo del nostro Mezzogiorno. Un tema che non può essere disgiunto dalla discussione sul Patto di Stabilità, sulle forme d’investimento necessarie a rilanciare la crescita. Al Mezzogiorno servono gli “eurobond” e bisogna farlo capire ai nostri partner a Bruxelles. Si è finanziato le banche, ora tocca allo sviluppo.

Se tornerò in Parlamento, la battaglia per un trasporto più moderno ed efficiente sarà uno dei punti di forza del Pdl abruzzese, nella convinzione che otterremo questo risultato solo grazie a un parallelo lavoro di riforma del modello regionale italiano. Nel nostro Paese ci sono troppe regioni. Macroregione significa, innanzitutto, pensare a un’area adriatica che comprenda l’Abruzzo, le Marche e il Molise e che sia in grado di connettersi e competere con il Nord Adriatico, con la Puglia e i Paesi balcanici. L’Abruzzo vuole distinguersi ancora, come Regione in movimento.