L’agenda di Franceschini non fa rima con Renzi
30 Dicembre 2013
di redazione
Il ministro Dario Franceschini risponde all’intervista rilasciata alla Stampa dal segretario del Pd Renzi. Franceschini difende la svolta generazionale incarnata da Letta e parla del "riassetto", più che "rimpasto" evocato dai renziani (a Matteo la parola "fa senso"). Una volta realizzati "il patto sull’agenda e di Governo e sulle riforme," dice Franceschini, "si potrà anche arrivare a un rafforzamento della squadra, deciso dal premier insieme con i leader dei partiti", aggiungendo, "non partecipo a un’inutile e autolesionista toto-ministri, che fatto ora è una stupidaggine". Obiettivo, per il ministro, è il patto di gennaio, "che parta da un’intesa tra le forze che sostengono il governo ma che punti a coinvolgere anche i partiti di opposizione, come è doveroso quando si riscrivono le regole". Nello schema, il Senato si occuperà della legge superamento del bicameralismo mentre alla Camera toccherà la riforma della legge elettorale. Per Franceschini, "il doppio turno di coalizione è un buon punto di mediazione ma inapplicabile su due camere". Per il ministro serve anche una clausola di salvaguardia per la legge elettorale nel caso "sciagurato" che si tornasse al voto prima delle riforme.