L’Agenda Monti non è chiara su lavoro, pensioni e articolo 8
02 Gennaio 2013
di Labor
L’Agenda Monti non appare chiara quando tratta il lavoro. Vi leggiamo un perentorio “non si torna indietro” dalla legge Fornero anche se si assume l’obiettivo della semplificazione della regolazione. Vi si afferma il decentramento della contrattazione anche se lo si riferisce al vuoto accordo sulla produttività invece che al ben più efficace articolo otto di cui ai nostri ricorrenti commenti. Eppure la materia è così dirimente ai fini della crescita e della coesione sociale.
I monitoraggi sulla recente riforma sono tutti impietosi perché confermano ciò che ciascuno percepisce nelle relazioni quotidiane. Si è ridotta la propensione ad assumere ed a confermare i rapporti di lavoro a scadenza. Per cui sarebbe opportuno quanto prima “tornare indietro” alla legge Biagi e alle sue regolate flessibilità. Per lo stesso apprendistato le pur modeste innovazioni appaiono avere complicato un contratto ancora considerato con diffidenza dalle imprese per gli adempimenti che comporta. La firma del senatore Ichino non appare peraltro una sufficiente garanzia perché le sue proposte non hanno mai incontrato il favore delle imprese che in esse hanno letto oneri insostenibili a fronte di vantaggi incerti.
Quanto alla contrattazione di prossimità, l’idea di imbrigliarla in accordi interconfederali è una sorta di contraddizione in termini. In fondo ha ragione il Presidente di Confindustria quando teorizza la massima libertà e flessibilità contrattuale nei diversi ambiti merceologici, dimensionali, territoriali. Ciò che che conta è la condivisione tra imprese e lavoratori di obiettivi e strumenti per la crescita. Per cui si usi l’Articolo 8 ovunque nel concreto di una situazione lo si ritenga utile per sostenere accordi sull’adattamento dei rapporti di lavoro, sulla migliore utilizzazione degli impianti, sul salario, ecc. senza paletti e controlli centrali.
Per la previdenza, infine, l’Agenda richiama opportunamente tutti a conservare la sostenibilità finanziaria del sistema. Ma dopo la figuraccia degli “esodati” si è aperto il problema dei molti che, anche se più anziani, non dispongono nè di un lavoro nè della pensione perché hanno perso il lavoro senza l’ombrello di un accordo sindacale. E, ferma restando la necessità di una politica per l’invecchiamento attivo, bisognerà pur introdurre qualche flessibilità nella previdenza pubblica purché sostenibile sulla base di versamenti volontari e calcoli coerenti delle prestazioni.
Al di là dell’Agenda Monti, confidiamo quindi che il confronto elettorale entri nel merito dei problemi senza tatticismi e reticenze. Affinché il mandato non sia in bianco.
Tratto da amicimarcobiagi