L’altra Gaza: scudi umani, corruzione e desaparecidos

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L’altra Gaza: scudi umani, corruzione e desaparecidos

13 Febbraio 2009

Fausto Biloslavo è un reporter che non sopporta "l’odore di mocassini" che si respira nelle redazioni dei giornali. E’ sempre stato sul campo, sui diversi fronti di guerra, dal Libano all’Afghanistan, dalla Bosnia al Kosovo, dalla Cecenia all’Iraq. Scrive per il Giornale e il Foglio e questa settimana, su Panorama, ha firmato un essenziale reportage sulla Guerra di Gaza che è anche una denuncia dei metodi e delle tecniche usate da Hamas a Gaza.

Biloslavo è stato nella Striscia dove ha raccolto una serie di terrorizzanti testimonianze di palestinesi minacciati, imprigionati e torturati dalle milizie islamiste. Dalla fine della Guerra, circa 180 palestinesi sono stati giustiziati e gambizzati per aver messo in discussione l’egemonia di Hamas. Quelli che hanno ancora voglia di parlare preferiscono restare nell’anonimato. Un padre di famiglia racconta la storia di "Palazzo Andalous", un grande caseggiato di Gaza: "Fin dai primi giorni dell’attacco i muqawemeen si erano piazzati al 12esimo e al 13esimo piano del Palazzo con i cecchini. Ogni tanto cercavano di sparare a uno di quegli aerei senza pilota che usano gli israeliani… Una delegazione di capifamiglia ha scongiurato i miliziani di andarsene… La risposta è stata ‘morirete con noi o sopravviveremo insieme’".

Nel Palazzo Andalous c’erano 22 famiglie, 120 civili, donne e bambini. Il reportage di Biloslavo è pieno di testimonianze come questa. "Quelli di Hamas lanciano razzi su Israele senza alcun risultato militare, se non quello dell’autodistruzione", dice un altro palestinese sotto falso nome. "Lo fanno per ottenere soldi dai loro padrini iraniani e siriani".

Oppure c’è la storia del maestro elementare Usama Atalla, che durante la Guerra è diventato nuovamente padre. E’ stato ammazzato il 28 gennaio scorso, dopo il cessate il fuoco, perché faceva propaganda attiva per i  rivali di Fatah e questo i dirigenti di Hamas non potevano assolutamente sopportarlo. "Atalla criticava apertamente Hamas ma non ha mai imbracciato un’arma contro di loro". Qualcuno l’ha imbracciata contro di lui. Un mese prima dell’omicidio di Atalla, Israele aveva bombardato il carcere di Saraia, dove Hamas aveva ammassato nelle celle gli uomini della sicurezza e i militanti di Fatah. Di almeno un altro centinaio di dissidenti non si sa più nulla, sono desaparecidos.

Da ultimo c’è il problema dei fondi umanitari e dei fiumi di denaro che sono arrivati o stanno per arrivare  a Gaza dopo la Guerra. Mkhaimer Abusada, docente di Scienze Politiche all’Università di al-Azhar di Gaza, denuncia soprattutto le "liste di distribuzione" di viveri, aiuti e ricostruzione, che verrebbero concesse in base al consenso espresso dai profughi verso Hamas. Come dire, consenso in cambio di aiuti. In ogni caso, questo genere di politiche non paga. "Fra i palestinesi della Striscia – conclude Biloslavo – gira una battuta amara: ‘Ancora un paio di vittorie come questa e Gaza scompare dalla faccia della Terra’". Un sondaggio del Centro Beit Sahour per l’opinione pubblica palestinese rivela che il consenso di Hamas nella Striscia è crollato dal 51 per cento prima della Guerra al 27,8 per cento del dopoguerra. Almeno una buona notizia.