Lampedusa: forse 300 morti. Il cimitero del mare si riempie
03 Ottobre 2013
La strage di Lampedusa: 127 cadaveri recuperati, 155 persone tratte in salvo, ma i morti potrebbero essere 300. Ieri il naufragio, la coperta per chiedere aiuto che fa scoppiare l’incendio a bordo, la nave che affonda e dovrà essere raggiunta domani dai palombari, tempo permettendo. Il lutto nazionale, i profughi e i poveri che arrivano dalla Somalia e dall’Eritrea, dal Kenya e dalla Siria, e che Lampedusa soccorre, veglia, seppellisce. La Guardia Costiera ha filmato immagini tragiche con i corpi dei migranti che galleggiano sulle acque, non troppo lontano dalla riva ma dove l’acqua era comunque profonda. La politica sembra non trovare le parole davanti a questo dramma epocale. Per il ministro degli esteri Bonino non ci sono ricette miracolose per fermare l’esodo dai Paesi in guerra. Romano Prodi confessa in tv l’impotenza dei governi nel gestire drammi di questo genere. Per il vicepremier Alfano, accorso sull’isola, l’Europa deve darsi una sveglia. Eppure sappiamo che le grandi migrazioni, se governate, ci serviranno. Per evitare che nel 2050 l’Italia inizi a estinguersi da un punto di vista demografico. Per pagare il costo del nostro sistema di welfare e pensionistico. E invece la disoccupazione tra gli immigrati, complice la crisi, aumenta. I bangladesi abbandonano le pompe di benzina e tornano a casa. Non c’è lavoro in Italia. Ma per chi arriva da Paesi lontani l’illusione, il miraggio dell’Occidente ricco e del benessere, è ancora forte. Una soluzione ci sarebbe. Intervenire nei Paesi di provenienza; pensare a delle missioni militari o di polizia che supportino i governi locali nella lotta al traffico di carne umana, colpendo gli intermediari, i nuclei tribali o familiari che gestiscono e si passano di mano in mano la "merce". Forze di sicurezza internazionale, ma la Nato, impegnata in così tante missioni, non ci ha mai pensato. E la Gendarmeria europea esiste più che altro sulla carta. Del resto così come dopo la fine della Guerra Fredda la Germania e i Paesi dell’Europa centro-orientale subirono massicci flussi migratori, oggi tocca alla sponda Sud dell’Europa, già indebolita di suo dalle crisi politiche ed economiche. L’Italia e altri Paesi del Mediterraneo avrebbero le capacità per intervenire all’estero ma nel clima generale di rassegnazione non si fa niente. Come non si è fatto niente con il Nord Africa, quando le primavere arabe sono state abbandonate all’inverno di nuove e pericolose dittature o nell’alba di nuove guerre.