Lampedusa. Immigrati in rivolta, in fiamme il Cpa
20 Settembre 2011
di redazione
Il centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa è stato danneggiato, nel tardo pomeriggio, da un vasto incendio, che sarebbe stato appiccato da immigrati tunisini ospitati nella struttura. Le fiamme sono state domate dai vigili del fuoco, che ora presidiano l’area insieme alle forze dell’ordine. Disagi anche per gli abitanti dell’isola, dal momento che una densa nube di fumo nero è stata spinta dal vento verso il centro abitato.
Secondo i primi rilievi, sono tre le palazzine andate completamente distrutte. A seguito del rogo, alcuni extracomunitari sarebbero riusciti a fuggire, mentre almeno una decina di persone sono rimaste intossicate. Ora i circa 1200 migranti presenti nel centro sono stati radunati dalla polizia nei pressi dello stadio comunale.
Sulla vicenda, la procura di Agrigento aprirà un’inchiesta, come confermato all’Adnkronos dal procuratore capo Renato Di Natale. Già nei giorni scorsi, i tunisini ospiti del centro avevano protestato per chiedere di essere trasferiti sulla terra ferma. Non è la prima volta che a Lampedusa avviene un episodio simile: un caso analogo si era verificato nel febbraio 2009.
Il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, ha commentato in maniera severa l’accaduto: "Da oltre un mese sto avvisando tutti della pericolosità dei tunisini che si trovano all’interno del centro di contrada Imbriacola – ha dichiarato De Rubeis – ma il mio grido d’allarme è rimasto inascoltato". Il primo cittadino ha quindi rivolto un appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al ministro degli Interni Maroni "affinché convochino un consiglio dei ministri straordinario con all’ordine del giorno l’emergenza Lampedusa". De Rubeis ha inoltre sollecitato "l’intervento immediato di navi militari per trasferire tutti i tunisini che ci sono sull’isola". "Ma cosa si aspetta che a Lampedusa scoppi la guerra civile? – si è lamentato il sindaco -. Il nostro governo lo vuole capire che l’attuale governo tunisino è peggio di quello che c’era ai tempi di Ben Ali; che si stanno liberando di tutti gli avanzi di galera mandandoceli da noi qui a Lampedusa. Che non mantengono nessun patto e nessun accordo".
Intanto dal Ministero dell’Interno rendono noto che, nonostante l’incendio di oggi, i rimpatri continueranno come previsto, cioè con due voli al giorno di 50 persone. Secondo il Viminale, la causa del rogo è da ricollegarsi alle proteste degli extracomunitari contro i rimpatri.
Affermazioni che esprimono amarezza sono state espresse dalla portavoce in Italia dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) Laura Boldrini: "L’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha più volte evidenziato il problema con le autorità competenti, sollecitando veloci trasferimenti nel rispetto della vocazione di primo soccorso e transito del centro di contrada Imbriacola". Per la portavoce, ora è urgente trovare una sistemazione adeguata per i 1.200 migranti che sono rimasti senza un riparo". Alle dichiarazioni della Boldrini si aggiungono quelle di Save the Children, che ha manifestato preoccupazione per le sorti di una decina di minori presenti nel centro d’accoglienza di Lampedusa.