L’apprendistato tra gli strumenti per rilanciare l’occupazione giovanile in Campania

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L’apprendistato tra gli strumenti per rilanciare l’occupazione giovanile in Campania

L’apprendistato tra gli strumenti per rilanciare l’occupazione giovanile in Campania

04 Novembre 2011

di S. F.

Non ha bisogno di troppe interpretazioni il rapporto sull’occupazione giovanile elaborato lo scorso 25 ottobre dall’Ufficio studi di Confartigianato, che pesa come un macigno sulla Campania e sulle altre regioni del Mezzogiorno. I dati parlano da soli: su 1.944.000 giovani disoccupati, in età compresa tra  i 25 e 34 anni, 1.120.000 risiedono al Sud e la Campania è parte integrante di questo trend poco incoraggiante.

Tra le province che vantano il record per nulla edificante in tema di occupazione c’è, a sorpresa, Benevento, prima tra le circoscrizioni campane a fare compagnia ad altre realtà del Mezzogiorno come Vibo Valentia, Messina, Foggia e Reggio Calabria. I numeri sono impietosi, non c’è dubbio, ma non si può esclusivamente denunciare una criticità senza ricercare delle soluzioni alternative.

Ed in questo caso, una delle soluzioni possibili per la Campania potrebbe essere l’apprendistato, la cui riforma voluta dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, è entrata in vigore proprio lo scorso 25 Ottobre, in coincidenza con la diffusione dei dati. Il Testo unico sull’apprendistato (decreto legislativo 167 del 2011) ha ridefinito, infatti, quel particolare contratto lavorativo che permette alle aziende di assumere e ai giovani di crescere professionalmente. Una misura che il Presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini,  ha definito così: “Potrà contribuire a ridurre la distanza tra i giovani e il mercato del lavoro. Da un lato, i ragazzi potranno trovare nuove strade per imparare una professione, dall’altro le imprese potranno formare la manodopera qualificata di cui hanno necessità”.

La ridefinizione del contratto sull’apprendistato acquista un significato importante per la Campania soprattutto perché, già nella penultima indagine-studio condotta sempre da Confartigianato lo scorso agosto, la regione vantava  un triste secondo posto alle spalle della Sicilia per occupazione giovanile, ma soprattutto una decisa mancanza di manodopera. Per intenderci, la maggior parte dei ragazzi tendono a scegliere licei e atenei universitari (magari ad indirizzo umanistico) e pochi, pochissimi la strada di un avviamento professionale. I giovani con un contratto d’apprendistato in  Campania sono 19.704 (il 3,7%), un numero che va a scontrarsi contro gli oltre 89.940 (17%) contratti siglati in Lombardia, prima in Italia davanti alla Campania in quanto al numero di abitanti.

Certo, non si può pretendere che la Campania competa con una forza industriale come la Lombardia,ma il dato allarmante è rappresentato dal fatto che, nella speciale classifica, la Campania finisce dietro anche a realtà del sud come Puglia e Sicilia, che rispettivamente fanno segnare 26.303 e 24.176 apprendisti  già messi sotto contratto.

A completare un quadro non troppo benevolo, poi, la situazione complessiva delle università campane. Pur non differendo molto dalla tendenza fatta registrare dagli altri atenei italiani, le facoltà di Napoli e dintorni presentano un collegamento sempre più scarso con il mondo del lavoro, a causa di un contenitore (quello universitario, appunto) divenuto saturo e pieno di incertezze, in contrasto con altri settori, quello manifatturiero su tutti, in attesa di caselle da riempire.

Insomma,come ribadito dal presidente Guerrini e dallo stesso ministro Sacconi, l’apprendistato potrebbe essere una strada importante nella lotta alla disoccupazione. Non si deve comunque  correre il rischio di credere che con esso possa risolversi in un istante il problema lavoro nel Mezzogiorno bisognoso, è chiaro, di ben altri interventi, capaci di affiancarsi ad uno strumento che rappresenta in ogni caso un buon punto di partenza.