L’Aquila per Haiti. Ventimila pasti per sfamare i superstiti dell’isola
21 Gennaio 2010
L’Aquila tende la mano ad Haiti. Anche il capoluogo abruzzese, teatro lo scorso 6 aprile di uno dei terremoti più devastanti degli ultimi tempi – il cui bilancio finale è stato di 308 vittime ed oltre 1.500 feriti –, mette in moto la sua personale macchina di aiuti: 20mila pasti preconfezionati sono stati inviati dalla Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza di Coppito (L’Aquila) alle popolazioni terremotate di Haiti con l’ausilio di camion e mezzi aerei messi a disposizione dalla Croce Rossa e dalla Protezione civile, un’azione condivisa dal comando nazionale che ha permesso l’utilizzo di questi pasti di tipo militare per contrastare l’emergenza sull’isola caraibica. I viveri provengono dalla caserma della Guardia di Finanza di Coppito e sono dello stesso tipo di quelli messi a disposizione dei terremotati aquilani nei giorni immediatamente successivi al 6 aprile.
Durante il G8 di Luglio, i "Grandi" coprirono di elogi Silvio Berlusconi per come il governo italiano aveva gestito l’emergenza terremoto in Abruzzo. Un primato che due giorni fa il Cavaliere, tornato per la 25esima volta a L’Aquila, rivendica promettendo uomini dopo il tragico sisma ad Haiti: "Una situazione veramente drammatica. Ci dovrebbe essere un’autorità che coordini tutto, ma finora questo non è accaduto". Berlusconi parla con l’inseparabile Guido Bertolaso al fianco (investito in queste ore da una pioggia di polemiche per la creazione della Protezione civile servizi Spa), dopo aver fatto visita a una famiglia nei nuovi alloggi a Cansatessa. Il premier non era più tornato a L’Aquila dal 13 dicembre, giorno dell’aggressione in piazza Duomo a Milano della quale porta i segni. "Vedete? Sto bene – riallaccia il dialogo con gli sfollati sistemati nelle nuove villette in legno – Ho ancora una cicatrice qui, un’altra qui e ho perso un dentino. Ma per fortuna ne ho altri 35!". Suo malgrado, Berlusconi aveva dovuto rinunciare a trascorrere la notte della vigilia di Natale a Coppito, al cenone allestito dai volontari della Protezione Civile. Con una telefonata, aveva cercato di far sentire calore e vicinanza ai terremotati che ieri lo hanno ringraziato con striscioni appesi alle finestre delle nuove case: "Silvio, fatti clonare per i nostri figli". "Grazie presidente per quello che ha fatto. Abbiamo avuto un terremoto di lusso", è l’ossimoro che conia per lui uno sfollato.
La giornata è a tappe forzate: alle spalle il Cav. si lascia la Capitale e le commemorazioni per la scomparsa di Bettino Craxi. Si comincia inaugurando la nuova scuola elementare Mariele Ventre, 450 alunni messi al riparo nella nuovo edificio provvisorio costruito dalla Protezione Civile. E’ qui che il presidente del Consiglio si intrattiene giocosamente con i bambini, incalzandoli con semplici e generici interrogativi: dalle tabelline alle capitali fino al siparietto semi-comico in cui domanda: "Quante dita hanno dieci mani?" e la giovane scolaresca risponde: "Cento". Il premier controbatte: "Bravissimi, di solito rispondono tutti cinquanta", lasciando negli astanti più adulti il sospetto che anche lui (come gli scolari) abbia fatto confusione. Congedatosi dai presenti, il premier si è quindi diretto a Paganica e a Casantessa, frazione dell’Aquila non lontana da Coppito. E’ qui che ha affrontato discorsi più seri e tirato le fila delle operazioni di soccorso avviate in Abruzzo.
"Abbiamo fatto un record mondiale, un’impresa straordinaria", dice lasciando le nuove palazzine antisismiche all’ingegnere che gli mostra una piantina dei lavori nella zona. Da un terremoto all’altro Berlusconi rivolge un pensiero all’altra parte del globo: "Aiuteremo Haiti anche con l’invio di uomini, forse Carabinieri" ed annuncia l’invio a Port-au Prince di Guido Bertolaso "per verificare con le autorità locali, i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e degli altri Paesi coinvolti nella organizzazione dei soccorsi, tutte le iniziative che il governo italiano potrebbe adottare per fornire ulteriori contributi alla soluzione del dramma". Poi si affretta a ricordare le misure già intraprese dal suo governo per sostenere la popolazione messa in ginocchio ad Haiti: "E’ partita la nostra portaerei, c’è già in attività un ospedale da campo con 20 medici anche per il pronto intervento con chirurgia d’urgenza". E adesso, sembra essere la conclusione del premier, è in partenza Guido Bertolaso, l’uomo che fronteggia le calamità nazionali; l’esperto italiano che tenterà di "esportare" il metodo del pronto emergenza "fatto in casa".