Largo ai tecnici… purché siano di sinistra
24 Novembre 2011
di redazione
All’atto dell’insediamento, i ministri tecnici del governo tecnico guidato dal premier tecnico Mario Monti sono stati salutati dalla calorosa e benaugurante accoglienza di Italianieuropei: la fondazione di Massimo D’Alema ha rivendicato infatti come punto d’orgoglio la collaborazione alla propria attività prestata da tre membri dell’attuale esecutivo. Nessuno se n’è scandalizzato, e vivaddio: da che mondo è mondo, la partecipazione al lavoro culturale di un "pensatoio" non costituisce un marchio d’infamia.
Nelle stesse ore, i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani – notoriamente collocati su opposti fronti politici e dunque rigorosamente "bipartisan" prima che l’avvento del gabinetto d’emergenza rendesse labili ed evanescenti i concetti di maggioranza e opposizione – nominavano in base alle prerogative loro attribuite dalla legge il nuovo presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, meglio nota come Antitrust, individuando la persona giusta in Giovanni Pitruzzella, avvocato esperto in materie economico-amministrative e autorevole studioso e docente di diritto costituzionale.
Dov’è la notizia? La notizia è che mentre i tecnici di governo (antropologicamente tali in quanto culturalmente affini alla gauche) venivano accolti come salvatori della patria, il nuovo Garante della concorrenza – del quale non conosciamo le preferenze elettorali, ma che non può vantare al suo attivo outing a favore della sinistra – è stato sottoposto a una raffica di piombo a mezzo stampa e addirittura attraverso il piccolo schermo. Le sue colpe? Numerosissime, a leggere i quotidiani dei giorni scorsi.
Qualche esempio. Essere l’avvocato di fiducia del presidente del Senato (non è vero, ha solo firmato un atto, ma anche se fosse vero non si capisce dove sarebbe il reato). Essere socio dello studio legale del figlio del presidente del Senato (non è vero, come da smentita dell’ordine degli avvocati di Palermo). Avere un figlio piazzato nello studio legale del figlio del presidente del Senato (il professor Pitruzzella non ha figli). Aver messo le proprie competenze a disposizione delle istituzioni locali e nazionali indipendentemente dal colore politico della maggioranza del momento (si fosse fermato al centrosinistra, sarebbe stato un titolo di merito). Non essere un economista (non lo erano tre su quattro dei suoi predecessori alla guida dell’Antitrust). Soprattutto, condanna senza appello per aver partecipato all’attività culturale di una fondazione ritenuta vicina al centrodestra (a proposito, chi glielo dice alla Fondazione di D’Alema che uno dei "suoi" tre ministri fa parte anche del comitato scientifico di Magna Carta?).
Insomma, la morale della favola è che se un professore è di sinistra può partecipare al concorso per salvatore della patria e automaticamente è un "tecnico" degno della maggior considerazione. Se non è di sinistra, senza che per questo abbia in tasca la tessera del PdL, nel migliore dei casi è un servo, nel peggiore un impresentabile venduto. E poco importa se poche settimane prima la stessa sinistra aveva declamato nelle aule del Parlamento il suo manuale di diritto costituzionale quale fonte dottrinaria di indiscutibile autorevolezza per sostenere che il governo avrebbe dovuto dimettersi all’indomani dell’incidente d’Aula sul rendiconto dello Stato.
Il fuoco di fila contro il neo-presidente dell’Antitrust sembra essersi placato solo dopo che a supporto della sua indipendenza, professionalità e competenza sono scesi in campo storici avversari politici del centrodestra come Vincenzo Visco, pm autoproclamatisi "partigiani" come Antonio Ingroia, o un costituzionalista come Valerio Onida non certo sospettabile di essere affiliato alla vile razza berlusconiana (se non altro per essersi candidato a Milano alle primarie del Pd).
Che il professor Pitruzzella possa finalmente (forse) iniziare il suo impegnativo lavoro senza la pestifera flatulenza di veleni dalla origine più disparata è senz’altro una buona notizia. Resta l’amarezza nel dover constatare che in questo Paese per veder riconosciuta l’autorevolezza di un "tecnico" è necessario che sia la sinistra a certificarlo. Altrimenti il tecnico, per quanto bravo sia, sempre un "venduto" resta.