
L’armata Brancaleone dei finiani punta sulla Campania ma stenta a decollare

18 Gennaio 2011
Alla vigilia del Congresso fondativo di Milano che si terrà nel mese di febbraio, Futuro e Libertà serra la file anche in Campania e, all’indomani delle prime uscite pubbliche del movimento finiano, è possibile cominciare a delineare il profilo e la composizione del nascituro partito anche a livello locale.
La Campania rappresenta una delle Regioni su cui il presidente della Camera punta con forza per radicare il proprio progetto politico. Rispondono, infatti, ai nomi di due parlamentari campani le guide rispettivamente del gruppo sia alla Camera che al Senato, ossia il casertano Italo Bocchino e il beneventano Pasquale Viespoli. L’organizzazione territoriale del partito è stata, invece, demandata all’europarlamentare Enzo Rivellini, salito alla ribalta delle cronache per aver pronunciato il suo primo discorso a Bruxelles in napoletano.
Nonostante le parole di autoincensamento celebrate nelle recenti manifestazioni pubbliche, il movimento stenta a decollare ed appare delinearsi come un’armata Brancaleone pronta ad accogliere tutto e il suo contrario. Un rifugio peccatorum per delusi e transfughi, provenienti dalle più disparate esperienze politiche, in cerca di un nuovo lido dove rilanciare la propria attività politica. A parte alcune figure storiche della destra campana, come i consiglieri provinciali Giovanni Bellerè ed Enrico Flauto, finora il movimento ha incontrato forti diffidenze nell’ambito dell’alveo naturale del centrodestra.
Sconcerto ha provocato nei giovani che si sono avvicinati al movimento, al grido di legalità e trasparenza, la presenza di figure quali quella di "Mr. Centomila Preferenze", al secolo Alfredo Vito, e dell’ex senatore dell’Udeur, Tommaso Barbato, noto a tutti per lo sputo al collega Cusumano in occasione del voto di sfiducia al governo Prodi. Sarebbe gioco facile puntare su queste due figure per smobilitare sul nascere la retorica che ha animato il movimento sin dalla sua nascita, ma facendo un’analisi più approfondita emergono ulteriori e significative peculiarità che inducono ad una riflessione seria sull’operazione messa in campo dai finiani campani.
Partiamo dai livelli istituzionali. Unico consigliere regionale di Fli è l’onorevole Bianca D’Angelo. In barba alla retorica anti-familistica, si tratta della compagna dello stesso Rivellini. Eletta tra le file del Pdl, la sua candidatura fu imposta dall’eurodeputato, nonostante le forti opposizioni interne al partito sull’opportunità di mettere in lista parenti di ogni grado. Allo stato attuale, sebbene partecipi a tutte le iniziative del partito, fa ancora formalmente parte del gruppo del Pdl in Consiglio Regionale, per conto del quale è stata eletta nell’Ufficio di Presidenza. Tutto ciò mentre, il 31 dicembre scorso, Fli organizzava un sit-in all’esterno di Santa Lucia per contestare il presidente Caldoro per le scelte compiute in ambito sanitario. Insomma, un partito al tempo stesso di lotta e di governo.
Veniamo alla Sanità, un cruccio costante per Rivellini. I ben informati ritengono che la sua scelta di abbandonare il Pdl sia stata determinata proprio dalla delusione per la mancata designazione quale assessore alla Sanità nella giunta Caldoro, carica per la quale avrebbe lasciato lo scranno di Bruxelles. Nel corso dell’ultimo quinquennio bassoliniano, in qualità di componente della Commissione Sanità della Regione Campania, ha caratterizzato la sua iniziativa politica principalmente per censurare e monitorare l’operato dell’assessore Angelo Montemarano, del quale ha denunciato con costanza la politica clientelare e di sprechi realizzata nel corso del suo mandato.
Ma la vita, si sa, riserva sorprese. Ed oggi, per mettere su una parvenza di movimento, è andato a pescare proprio nelle file dei montemariani. Paradossi dei finiani. A metà novembre, infatti, ha organizzato una conferenza stampa al Gambrinus per presentare i nuovi acquisti della sua squadra, tutti rigorosamente provenienti dalle file del Pd ed ex seguaci dell’ex assessore. Presentati come numeri e non come persone, come testimoniano i comunicati stampa di quella giornata, affianco a tre consiglieri comunali da un potenziale di 700 voti a testa del Comune di Casoria, veniva presentato anche un giovane avvocato, Vincenzo Mormile, candidato alla presidenza della Provincia nel 2004 dopo il rifiuto di Bassolino all’apparentamento del suo movimento col presidente Di Palma. Una corsa a vuoto, poiché non raggiunse nemmeno il quorum per la sua elezione. Già candidatosi alle Regionali con i Verdi nel 2000, ci riprovò con la Margherita nel 2005, senza mai raggiungere l’obiettivo. Le cronache narrano che fosse in pole per diventare assessore della Jervolino in occasione del rimpasto del gennaio 2009, garantito dal consigliere Emilio Montemarano, figlio dell’Assessore, ma gli fu preferito all’ultimo momento il professore D’Aponte. Dopo aver curato la candidatura alle Europee del professore Montemarano nelle file del Pd, aveva puntato tutto sulle Regionali del 2010, dove la sua candidatura era data per sicura. Venuta meno la copertura dell’ex Assessore ha rinunciato, nella notte della chiusura delle liste, al posto assegnato, macinando delusione e rancore. Da qui il naturale approdo in Fli, dove forse proverà a contendere ad Emilio Montemarano un posto da consigliere comunale.
Nella stessa occasione, è stato presentato anche il nuovo capogruppo di Fli in consiglio comunale, ossia il consigliere Roberto De Masi. Già assessore alla Legalità nella giunta Jervolino, l’ex esponente socialista ha stabilito un record, transitando in due anni in ben quattro diversi partiti (Sdi, Pd, Udc, Fli). Eletto consigliere nelle file dello Sdi, nel 2008 aderisce al Pd, diventando il vice di Luigi Nicolais nelle segreteria provinciale dei Democratici. Alla vigilia delle provinciali abbandona il partito di Bersani per approdare all’Udc, con si candida alle elezioni ottenendo, però, un magro risultato. A distanza di un anno, poi, l’ennesimo cambio di casacca, premiato con il ruolo da capogruppo e la responsabilità di organizzare la lista per le prossime comunali.
In chiusura, i rumors danno in avvicinamento, sempre dall’Udc, un altro consigliere comunale, il professore Federico Alvino. Eletto in maggioranza, precisamente con l’Udeur, dopo il ciclone che ha travolto Mastella è sbarcato all’Udc e all’opposizione della Jervolino. Tra le file dello scudocrociato si è candidato alle regionali, risultando il primo dei non eletti. In occasione della formazione della Giunta ha sperato in un assessorato, precisamente quello dell’Università e Ricerca, ma su sul suo nome è pesato il veto di Ciriaco De Mita. Qualche tempo fa fu oggetto di un’indagine giornalistica di Libero, a cura di Francesco Specchia, sulla Parentopoli universitaria in salsa napoletana. Infatti, il professore Alvino ricopre il ruolo di Preside della Facoltà di Economia dell’Università Parthenope ed è sposato con la professoressa Marilù Ferrara, a sua volta figlia del rettore dell’Ateneo, Gennaro Ferrara, attuale vicepresidente della Giunta provinciale di centrodestra guidata dall’onorevole Luigi Cesaro. L’intero gruppo familiare ha partecipato alla tombolata con Fini e sembra sul punto di compiere il grande passo. Con i finiani pronti ad accoglierli a braccia aperte. Pare che, nonostante tutto, il familismo in Fli premi. Se sei un deluso per una mancata candidatura o un assessorato, sembra valga addirittura doppio.
Recentemente è circolata sui social network una lettera indirizzata a Gianfranco Fini, redatta dai giovani di Generazione Italia di tre circoli campani, precisamente Maddaloni, San Carlo all’Arena e Mugnano, nella quale si denunciava come l’iniziale entusiasmo per le parole di Bastia Umbra di tanti giovani rischierebbe di esaurirsi di fronte all’indiscriminata politica di arruolamento che i vertici di Fli stanno operando sui territori. Nella sua prima visita napoletana, il 15 ottobre, il presidente della Camera ebbe a dichiarare: "Faremo solo una tassativa esclusione. Il nostro ponte levatoio non sarà mai calato per due categorie di persone, di dirigenti, di candidati: i parassiti e i delinquenti. Chi spera di avere qualche vantaggio vada via, chi pensa ad una facile carriera vada via. Dobbiamo gettare il cuore oltre l’ostacolo e lo faremo". A vedere i primi passi, però, l’ostacolo pare essere diventato uno steccato insormontabile.