L’Asia inizia a farla da padrone anche nel mercato delle armi
24 Marzo 2012
Mentre la crisi sgonfia i bilanci della difesa europea, in Asia si fa il pieno di armi. L’India si è impegnata ad acquistare dai francesi 126 caccia per un prezzo totale di 7,5 miliardi di euro. La Cina spinge sull’acceleratore per varare la sua prima portaerei entro la fine dell’anno. Il mercato della armi in Asia è diventato particolarmente vivace nell’ultimo quinquennio.
Secondo l’annuale ricerca dello Stockholm international peace research institute (Sipri), la Repubblica indiana è il primo importatore al mondo e assorbe ormai il 10 per cento della produzione globale. Nei prossimi 15 anni, poi, dovrebbe destinare al budget della Difesa almeno altri 75 miliardi di euro.
L’altro gigante del continente, la Cina, il cui import è il quarto al mondo e tocca il 5 per cento globale, punta ad aumentare il bilancio militare fino a 180 miliardi di euro nel 2015, con un tasso di crescita annunciato del 18 per cento annuo. Ma non solo, la Repubblica Popolare ha fatto il salto di qualità. Si è trasformato in un importante produttore e fornitore di armi.
L’ex celeste impero spedisce in Pakistan (dopo il tagli degli aiuti militari a Islamabad deciso dagli Stati Uniti) il 42 per cento delle armi utilizzate del potentissimo esercito guidato dal generale Ashfaq Pervez Kayani. La Cina vuole concorrere sul piano militare, ma anche farsi posto nel remunerativo mercato globale della guerra. A fare il pieno di armamenti non ci sono solo i pesi massimi Cina, India e Pakistan.
Anche altri Paesi dell’area Asia-Pacifico stanno riempiendo i propri arsenali. La Corea del Sud ha incamerato il 6 per cento delle importazioni mondiali, Singapore il 4 per cento. Il Wall Street Journal ha analizzato il caso della città-stato diventata snodo centrale della finanza mondiale ormai pronta a iscriversi al club delle potenze militari. Negli ultimi cinque anni il micro-stato ha acquistato dall’americana Boeing 12 jet da combattimento F15 e ha rafforzato la sua celebre Marina con sei fregate di fabbricazione francese. Secondo gli analisti militari si tratta delle navi da guerra più avanzate del Sud-Est asiatico.
Ma perché Singapore investe così tanto in importazione di armamenti? La sua posizione geografica si trova al crocevia di importanti flussi commerciali e strategici per il passaggio di risorse energetiche fra i due emisferi. Singapore è uno dei principali partner di Washington nell’associazione degli Stati del Sud-Est asiatico (Asean), ma mantiene forti legami anche con la Cina. All’importanza della potenza economica cinese nella regione si affiancano legami culturali e politici di rilievo, tanto da far dipingere Singapore come un utile mediatore tra le potenze dell’area.
Intanto le acque del Pacifico si fanno sempre più agitate. Nel mare cinese del Sud si sta consumando una polemica tra Cina e altri Paesi della regione, dalla quale potrebbe scaturire uno scontro militare. Negli ultimi mesi si sono riaccese dispute su alcune isole contese (sotto alle quali ci sarebbero risorse naturali e petrolio) con Filippine, Vietnam, Corea del Sud e Taiwan. Così si sono innescate una serie di rivalità regionali che stanno facendo da motore al commercio mondiale di armamenti.
Gli Stati asiatici si armano, ma per dissuadere gli altri da un possibile conflitto. Questa corsa agli armamenti si spiega anche con l’importanza che la regione sta assumendo a livello globale. Una centralità testimoniata dall’escalation di dichiarazioni poco amichevoli rimbalzate tra Pechino e Washington proprio adesso che gli Usa si stanno sganciando dal Medio Oriente per tornare ad essere il “pivot” di tutta l’Asia.
I timori di un conflitto in Estremo Oriente mettono una seria ipoteca sul sistema economico mondiale. Il boom dell’Asia ha impedito che la crisi bloccasse completamente la crescita globale. Un conflitto armato in quella che è diventata l’area economicamente più dinamica del mondo sarebbe un colpo devastante per la malmessa economia mondiale.