L’assenza di bipartitismo è la vera causa della sfiducia sul debito italiano

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L’assenza di bipartitismo è la vera causa della sfiducia sul debito italiano

12 Settembre 2011

Per meglio intendere gli sviluppi presenti e futuri della politica italiana, è forse utile riflettere su di un recente episodio che ha suscitato più di una perplessità nei commentatori. Da varie parti, nei giorni scorsi, si è richiamata l’attenzione sul fatto che il differenziale (il cosiddetto spread) tra i titoli pubblici tedeschi e quelli italiani è stato sempre più alto di quello registrato con gli analoghi titoli spagnoli. Un risultato decisamente anomalo se valutato in termini strettamente economici. Il sistema produttivo italiano, infatti, è molto più solido e stratificato di quello iberico, ricco com’è di un tessuto di aziende medie e piccole assai vitali. Ma il fatto è che le valutazioni puramente economiche non sono in grado di render conto del fenomeno se non si prende in considerazione il fattore politico.

In prima approssimazione, per spiegare l’atteggiamento dei mercati, si può dire che la situazione spagnola ispira più fiducia agli investitori di quella italiana, perché il governo spagnolo ha mostrato maggiore capacità di procedere a interventi di risanamento strutturale, volti cioè a ridurre la spesa pubblica nei prossimi anni; in Italia, invece, la correzione dei conti pubblici è stata affidata, nel breve e nel medio periodo, alla leva fiscale, senza aggredire energicamente le partite passive sul fronte delle uscite. Questo diverso atteggiamento, che spiega anche la differente attitudine dei mercati, va riportato perciò a una diversa situazione politica, che converrà analizzare sia pure nei suoi tratti essenziali. In altri termini occorre chiedersi perché in Spagna la manovra sia stata concertata in tempi rapidi e sia stata approvata anche con il consenso dell’opposizione. Diciamo subito che, sotto il profilo istituzionale, i due paesi non si differenziano in maniera sensibile. Si tratta infatti di due democrazie parlamentari; inoltre, in entrambi i casi, molto spazio è dato alle autonomie locali con larghi poteri delegati in periferia. Certo, la costituzione spagnola è più recente di quella italiana e risulta maggiormente orientata nel senso di quella democrazia governante che caratterizza sempre di più i paesi liberi. E sicuramente un aggiornamento costituzionale che in Italia rendesse più incisivi i poteri del governo resta auspicabile. Tuttavia, in questo caso il pur necessario ammodernamento costituzionale non rende conto della differenza tra i due paesi. In Italia, alle ultime elezioni il centro-destra ha conseguito una larga maggioranza in entrambi i rami del parlamento. Un simile risultato avrebbe dovuto consentire al governo una forza sufficiente per vincere le resistenze corporative, infrangendo quel parassitismo economico che impedisce un efficace risanamento dei conti.

Per capire come stanno le cose, anziché al figurino istituzionale conviene riportare l’attenzione su quello che i politologi chiamano il formato partitico. La Spagna, grazie anche a una legge elettorale che pone una soglia di accesso non troppo bassa (10 o 12%), ha un sistema sostanzialmente bipartitico. La stabilità governativa, così come la prospettiva di un ordinato ricambio, sono elementi che favoriscono la convergenza virtuosa nei momenti delicati. In Italia il sistema politico, pur in presenza di alcuni partiti più grandi, ha un formato variabile che rischia sempre di diventare indefinibile. Al di là del risultato elettorale e degli sforzi fatti per diminuire le formazioni politiche, nuovi partiti e sigle elettorali spuntano a ogni piè sospinto. I partiti minori, dotati di potere di ricatto, condizionano le scelte delle formazioni più grandi, tendenzialmente meno propense a prese di posizione demagogiche. Nei momenti di crisi, come precondizione per qualunque convergenza, si invocano governi tecnici o di solidarietà nazionale. Tale situazione si ripercuote negativamente sulle scelte di politica economica. In sostanza, lo spread accusato nei confronti dei titoli tedeschi si può spiegare con una semplice formula: in Italia ci sono troppi partiti. Una verità elementare che sarà bene ribadire. Quando la classe dirigente non politica, i mezzi d’informazione, quel tanto di establishment economico che abbiamo, l’intera opinione pubblica avranno preso coscienza pienamente di questa situazione e tenteranno di porvi seriamente rimedio, allora, e solo allora, anche le politiche economiche miglioreranno.