L’attacco a Manchester dopo il discorso di Trump all’Islam
24 Maggio 2017
di Daniela Coli
L’attacco di Manchester alla fine del concerto di Ariana Grande è scioccante per i 22 teenager e bambini uccisi e i 59 feriti, alcuni in gravi condizioni, ma le autorità britanniche si attendono un nuovo attacco. Dall’attacco del 7 luglio 2005, il Regno Unito pur impegnato su vari fronti caldi – adesso in Yemen, a Mosul e Raqqa – non aveva subito attacchi di massa. Qualche attacco sporadico, come la raccapricciante decapitazione in piena Londra ad opera di un britannico di origine nigeriana, in nome di Isis, e molti giornali inglesi ricordano che il fuciliere del Royal Regiment era di Manchester e fu ucciso proprio il giorno prima dell’attacco di Machester.
L’attentato più inquietate però è stato quello del 22 marzo a Westminster, dove si era appena votata la Brexit, ad opera di un 52enne armato di un Suv e un coltello.Theresa May disse allora che l’attentatore era musulmano, ma l’attentato non rientrava completamente nel quadro del terrorismo islamico. Qualsiasi intelligence sa che dietro qualsiasi atto di terrorismo c’è quasi sempre qualche paese straniero ostile. Anche adesso la Bbc parla di un attacco del “so called Islamic State”. Il kamikaze di Manchester è stato di identificato come Salman Abedi, ha 22 anni, britannico di origini libiche. Isis ha rivendicato in nome di Mosul e Raqqa, ma c’è cautela nel Regno Unito. Il kamikaze era noto alla polizia, come accade spesso, ma se dovessero controllare tutti i sospetti, non basterebbe un esercito, dicono gli esperti. Non si sa se era solo, l’attentatore di Westminster scambiò messaggi WhatsApp fino all’ultimo minuto.
Il momento storico è particolare dopo il discorso di Trump a Riad a 52 capi di stato arabi, dove si è aperta la via a nuovi rapporti tra Arabia saudita, paesi del Golfo e Israele, e la possibilità della pace tra palestinesi e israeliani, come si è visto anche nell’incontro con Netanyhau. L’attacco di Manchester potrebbe essere letto come una reazione all’intesa tra Trump e il mondo arabo? A essere colpita è stata la nazione europea alleata storica degli Stati Uniti, la Gran Bretagna, e gli USA dopo l’elezione di Trump non sono tanto amati in Europa: si vedano gli attacchi durissimi contro il presidente americano condotti dai media tedeschi – l’ultimo di Mathieu von Rohr su Der Spiegel del 19 maggio – o di quelli italiani, dove un personaggio solitamente equilibrato come Sergio Romano, ammiratore dichiarato di Putin, si augura continuamente l’impeachment per Trump per i rapporti con i russi.
L’Unione europea è in profonda crisi dopo la Brexit, si rimpiange la guerra fredda, e soprattutto si teme la nuova strategia di Trump che a Riad ha detto chiaramente che spetta agli arabi combattere il terrorismo con l’aiuto americano. Insomma, la Nato non è più indispensabile. Da qui le battute velenose di Repubblica contro Melania che piace agli arabi perché sottomessa, dimenticandosi che il governo Renzi mise il velo alle statue per accogliere Rohani. Mentre Trump arriva in Vaticano a fare visita al papa, l’Italia ospita Obama, come se fosse il presidente spodestato dal tycoon tiranno.
A Riad c’è stata la svolta realista di Trump: non è una lotta tra fedi o civiltà, ma tra bene e male. Gli Stati Uniti, una repubblica sovrana, non vogliono imporre il way of life americano, né ideologie, né esportare la democrazia. Trump ha scelto l’Arabia saudita come alleato principale e non c’è da meravigliarsi, i sunniti sono l’85% del mondo islamico e da buon realista Trump sa che per avere la pace tra arabi, palestinesi e israeliani è necessario che l’Iran non abbia il nucleare, condizione necessaria per la sicurezza di Israele anche per Hillary Clinton, che voleva addirittura distruggere la Siria.
Trump porta un messaggio di realismo e di pace a Roma: ebraismo, cristianesimo, islamismo sono tutte figlie di Abramo e sono religioni di vita, non di morte. Soprattutto, non si combatte per la fede, non sono guerre di religione, ma tra stati e per le solite vecchie ragioni per cui si fanno le guerre. Intanto Manchester brucia.